Quattro in uno
In una fase di acceso dibattito a livello nazionale sulla gestione del servizio idrico, ha preso il via lo scorso 20 ottobre l’esperienza di “Casa dell’acqua”, un progetto comune che vede impegnate Cap holding, Ianomi, Tam e Tasm, ossia quattro aziende pubbliche del servizio idrico milanese che opereranno a braccetto con il nuovo logo per perseguire obiettivi comuni. Quali, lo ha spiegato il presidente di Tasm Achille Taverniti durante il meeting presso l’Acquario civico di Milano: “Ognuna delle nostre quattro aziende realizzava le Case dell’Acqua. Abbiamo deciso di avviare una sinergia totale nella diffusione degli impianti e nella promozione di campagne di sensibilizzazione su un tema delicato come quello della gestione delle risorse idriche”...
Tra le prime iniziative, la nascita di un nuovo sito internet,www.casadellacqua.com, sul quale è possibile consultare i numeri relativi al censimento nazionale delle case dell’acqua ma anche valutare i dati del lavoro di ricerca effettuato sulle caratteristiche dell’acqua della rete.
Perché conviene
La nuova campagna dei quattro enti intende infatti costituire una risposta alle iniziative comunicative di alcuni grandi marchi della grande distribuzione e dei produttori di acque, che hanno sollevato qualche dubbio sulla qualità dell’acqua da bere: “E’ ancora troppo diffusa in Italia – ha commentato Alessandro Ramazzotti, presidente di Cap Holding - l’errata convinzione che l’acqua di rete sia di serie B: non è così, teniamo a sottolineare che le analisi sulla qualità dell’acqua potabile sono molto più frequenti di quelle previste sull’acqua in bottiglia”. Ma i vantaggi delle Case dell’acqua sono anche ambientali per Giuseppe Viola, presidente Tam: “Se pensiamo che meno del 20% delle bottiglie d’acqua vendute in Italia viaggia su rotaia, è facile intuire la densità dei Tir in circolazione sulle nostre strade. In questo senso, l’acqua dell’acquedotto è un ecopass naturale, che non costa nulla. Meno plastica in circolazione, e qualche soldo in più nelle nostre tasche”. Il successo delle Case dell’acqua milanesi (una media di 4mila litri al giorno erogati da strutture come quella di Sesto San Giovanni) porta poi a considerare nuovi sviluppi, come quello anticipato da Roberto Colombo, presidente di Ianomi: “Entro dicembre inaugureremo i primi impianti per l’erogazione di acqua di rete, liscia e frizzante, anche nelle scuole. La prima esperienza sarà al liceo scientifico Majorana di Rho”.
E l’ambiente ringrazia
In principio fu Abbiategrasso: risale al 18 aprile 1998 l’inaugurazione di quella che con ogni probabilità è la più longeva Casa dell’Acqua italiana. Ma molti altri Comuni italiani, specie negli ultimi anni, hanno da allora seguito l’esempio abbiatense, tanto che i dati, ancora non definitivi, in possesso di casadellacqua.com parlano di 203 strutture già esistenti ed altri 46 impianti di prossima realizzazione. Assai squilibrata la distribuzione geografica. Anzi, dai dati emerge come quello delle Case dell’acqua sia un fenomeno soprattutto lombardo: ben 158 gli erogatori in questa Regione, ed anche la metà di quelli in arrivo saranno situati in Lombardia. Tra le altre Regioni, cresce il Piemonte (21 che diventeranno 27), quindi alla spicciolata qualche Casa dell’acqua in Emilia Romagna (8), Lazio (4 più 3 in arrivo), Toscana (2 più 7 di prossima apertura) Veneto, Friuli, Umbria, Sardegna. Importanti i numeri della indagine condotta da Cra Nielsen per conto di Aqua Italia: sarebbero sette milioni gli italiani che hanno scelto di tornare a bere acqua del rubinetto, poiché ritenuta più sicura. Tuttavia, secondo dati diffusi invece da Istat-Annuario, ancora un italiano su tre non si fida dell’acqua non in bottiglia. Dopo Emirati Arabi e Messico, è infatti l’Italia il Paese al mondo con i più alti consumi di acqua in bottiglia, con 194 litri a testa ogni anno. Questo nonostante (Eurispes 2008) il costo dell’acqua al rubinetto (0,5 millesimi di euro al litro) sia addirittura più di mille volte inferiore a quello dell’acqua minerale in bottiglia.
Ma Casadellacqua.com punta anche sui vantaggi per l’ambiente dell’acqua del rubinetto: i 12,5 miliardi litri di acqua in bottiglia consumati ogni anno comportano l’uso di circa 365 mila tonnellate di Pet, un consumo di 693 mila tonnellate di petrolio e l’emissione di 950 mila tonnellate di Co2 equivalente in atmosfera. Solo il 35% degli imballaggi in plastica sono raccolti in modo differenziato e avviati al riciclaggio e solo il 18% delle bottiglie di acqua minerale viaggia su ferro, il che comporta un’ulteriore consumo di gasolio e produzione di co2 e polveri sottili.
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