giovedì 28 ottobre 2010

Pieve Emanuele - Ape, chiudere o non chiudere?

La chiusura data per imminente di Ape, la società interamente partecipata dal Comune e che gestisce la piscina ed il Centro Sportivo Magnolie, l’Ex Centrale termica, le farmacie, il trasporto disabili e l’affissione, tiene banco nella vita politica cittadina. In attesa di un Consiglio comunale di metà novembre che potrebbe dare già indicazioni decisive sulle base delle intenzioni dell’Amministrazione, si è svolta presso la cooperativa La Famigliare lo scorso 22 ottobre un’assemblea pubblica in cui il pubblico ha potuto ascoltare diverse posizioni a riguardo. All’incontro non hanno infatti solo preso parte rappresentanti delle forze di centrosinistra che hanno organizzato la manifestazione (Pd, Rifondazione, IdV, SeL, La Sinistra), poiché all’invito hanno risposto anche il sindaco Rocco Pinto ed altri esponenti dell’attuale maggioranza...


Nel suo breve intervento prima di abbandonare la cooperativa a seguito di un battibecco con il capogruppo del Pd Paolo Festa, il primo cittadino ha sostanzialmente mostrato di aver mantenuto l’idea già espresso nel Consiglio comunale del 27 settembre: la società partecipata, dai conti cronicamente in rosso, chiuderà perché queste sarebbero le indicazioni che giungono a livello ministeriale da Roma, ma la Giunta ha già espresso in un proprio documento la chiara volontà di dare continuità al servizio della piscina ed all’attività lavorativa di tutto il personale impiegato. Su tutto, sarà comunque il Consiglio comunale ad avere l’ultima parola.  

Argomentazioni accolte tuttavia con una certa dose di scetticismo dai democratici, che nel prosieguo della serata hanno posto sul tavolo tutte le loro perplessità  sull’operazione. A partire dall’interpretazione delle indicazioni ministeriali, apparentemente tutt’altro che univoche: l’originale decreto legislativo emanato da Giulio Tremonti parlava dell’abolizione delle aziende partecipate nei Comuni con meno di 30mila abitanti ma a partire dal gennaio 2012 (mentre Ape potrebbe scomparire già a gennaio 2011), e soprattutto nel suo iter di conversione in legge ha subito modifiche tali per cui le modalità delle abolizioni sono demandate a normative ancora tutte da scrivere. E ci sarebbe poi anche un parere della Corte dei conti secondo il quale sarebbero ad ogni modo esenti da questa normativa le municipalizzate che erogano servizi, proprio come Ape.  

Dal punto di vista normativo la questione appare dunque ancora del tutto fumosa ed in alto mare, una situazione che contrasta con la risoluzione con cui Pinto intende archiviare l’esperienza della partecipata. “ Ci domandiamo – ha commentato Festa - per quale ragione la Giunta Pinto non abbia provveduto con la stessa solerzia a deliberare lo scioglimento dell’altra azienda partecipata del nostro Comune, Pieve Energia, che non ha dipendenti e non eroga servizi, ma ha un Consiglio di amministrazione profumatamente pagato dai cittadini nonostante sia inoperativo da oltre due anni”.  

“Che ne sarà della piscina? Verrà privatizzata? Verrà chiusa? E quale sarà il destino dei dipendenti che vi lavorano e che lavorano nel centro sportivo o nelle farmacie? Quale sarà inoltre la destinazione d’uso dell’Ex centrale termica, già oggi sottratta ai cittadini, affittata ad un privato ed utilizzata da pochi?” – queste le domande ancora senza risposta  secondo Marica Andreotti, Pd, che teme, con un’eventuale privatizzazione del servizio, anche un aumento dei costi per la cittadinanza. “Abbiamo preso l’impegno – ha chiosato la coordinatrice Paola Battaglia - di presentare in Consiglio comunale un’interrogazione al Sindaco ed una mozione che vincoli l’amministrazione a non chiudere il centro sportivo, a garantire il posto di lavoro ai dipendenti di Ape”.
La salvaguardia dei sette lavoratori delle farmacie e dei sette lavoratori della piscina è al centro anche delle riflessioni di Alessandro Diano, IdV, il quale teme che la privatizzazione dei servizi possa essere sinonimo di un peggioramento del rapporto tra prezzo e prestazioni, “finalizzato al profitto di pochi”. Diano non escluderebbe infatti a priori un piano di rilancio per il centro sportivo, con l’ausilio del cosiddetto “prestito sportivo” che consentirebbe anche ai Comuni indebitati di prendere comunque in considerazione la realizzazione di importanti progetti d’ampliamento.

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