venerdì 22 ottobre 2010

Economia - La Caritas contesta l’Istat: siamo più poveri

Non è vero che siamo meno poveri, come gli ultimi dati ufficiali sulla povertà (luglio 2010) farebbero pensare”. Inizia così il decimo rapporto Caritas-Fondazione Zancan sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia. Lo studio contesta “l’illusione ottica” Istat che ha abbassato la soglia della povertà relativa per due persone da 999 a 983 euro quando invece andrebbe alzata a mille euro. Ecco che i poveri diventano 8 milioni e 370 mila nel 2009 (+3,7%) contro i 7 milioni e 810 mila, stabili sul 2008 secondo Istat. La povertà, spiega l’analisi, si conferma un fenomeno che riguarda soprattutto il Mezzogiorno, le famiglie numerose, quelle con tre o più figli (soprattutto se minori), quelle monogenitoriali e coloro che hanno bassi livelli di istruzione... 

Inoltre, sempre più famiglie, in cui uno o più membri lavorano, sono povere. Senza contare, poi, accanto ai poveri “ufficiali”, le persone impoverite che, pur non essendo povere, vivono in una situazione di forte fragilità economica e che hanno dovuto modificare, in modo anche sostanziale, il proprio tenore di vita, privandosi di una serie di beni e di servizi, precedentemente ritenuti necessari. Di seguito i dati di Caritas-Zancan: nel 2009 il credito al consumo è sceso dell’11%, i prestiti personali hanno registrato un -13% e la cessione del quinto a settembre 2009 ha raggiunto il +8%. Facendo una media di questi indicatori, si può calcolare un 10% in più di poveri, da sommare agli oltre 8 milioni stimati. 

“Gli ammortizzatori sociali non bastano, sono costati nel 2009 ben 18 miliardi di euro, una cifra enorme per un argine utile, ma fragile”. Ecco perché gli estensori del rapporto chiedono di spendere meno (soldi) e spendere meglio (più servizi) al Centro Nord mentre “nelle regioni del Sud, c’è il problema opposto: la spesa attuale degli enti locali non è sufficiente a debellare la povertà relativa. In Calabria, ad esempio, sarebbe necessario il quadruplo delle risorse, in Campania e Puglia il triplo”. Lo studio dà poi uno sguardo al nord Europa dove “il basso tasso di povertà dei bambini nei paesi nord-europei deriva da politiche familiari strutturate e da sistemi di welfare che sostengono l’occupazione femminile. E più in generale alla capacità che manca in Italia, punta l'indice la Caritas, “di governare azioni di sistema e non solo trasferimenti monetari”.

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