“Diciotto giorni così intensi parlano di un paese ricco di una grande vivacità culturale e di cui tutto si può dire ma certo non che sia un paese morto”, commenta così don Luigi Caldera, parroco di San Giovanni Battista, la trentesima edizione della Festa patronale. Una festa che, sottolinea, non si esaurisce solo nel breve tempo del suo svolgimento ma che richiede mesi di preparazione, di impegno, di passione anche. “Si parla troppo poco delle persone che sono “dietro” la festa e non mi riferisco solo a chi ha un ruolo direttivo, parlo dei tanti ragazzi, dei giovani, degli adulti che vi dedicano il loro tempo e le loro energie. A volte sembra quasi che si tratti di un dato scontato, ma non lo è, non è un fatto normale dato per acquisito, è un fenomeno straordinario che si rinnova da trent’anni, che cresce da trent’anni, perché ogni volta si cerca di dare di più e soprattutto di dare profondità ai contenuti della Festa”...
Non sfugge a don Luigi come l’edizione di quest’anno sia stata però particolare. “Si è trattato di una Festa che ha avuto momenti davvero alti. In questa occasione la Madonna del Rosario è divenuta la patrona della città. E’ indimenticabile la processione tra le strade cittadine, la consegna delle chiavi della città da parte del sindaco, il percorso fatto per raggiungere il Tessera e S.Ireneo circondati da una devozione popolare che ha coinvolto anche scettici e non credenti. L’espressione di una comunità che non è divisa e che ha riconosciuto in questo una verità di fede. D’altra parte la devozione popolare non ha certo aspettato la proclamazione del dogma del 1950 per manifestarsi nei confronti della Madonna, in Lei tutti riconoscono la Madre di cui abbiamo bisogno (il dogma sull’Assunzione di Maria in cielo venne proclamato da Pio XII solo nel 1950, ma sanzionò una credenza che era diffusa già nel primo millennio, ndr). E questo è stato anche un modo per coinvolgere l’intera città e le sue parrocchie nella Festa”.
Cosa altro ricorda di questa Festa?
“Sicuramente il progetto multiculturale che ha messo fianco a fianco Israele e Palestina, un’operazione di alto profilo. Per qualche giorno siamo usciti dal cortile di casa che ci offre solo le beghe di Berlusconi e Fini e abbiamo respirato l’aria che si respira quando si vola alto, affrontando una questione grande e spesso dolorosa. E ricordo anche la presenza dell’Abruzzo che ha permesso ai cesanesi di dare la prova della propria generosità in una circostanza tragica”. Inevitabilmente il discorso scivola sul futuro della Festa patronale: “Sono in tanti a criticare questa Festa ma tutti vogliono infilarcisi e avere un ruolo. Il nuovo modo di gestirla prospettato dà garanzie migliori rispetto al passato sotto certi aspetti ma si porta dietro anche dei rischi da non trascurare, si istituzionalizza un fatto spontaneo con il rischio di ingabbiarlo, su questo bisognerà fare attenzione. Anche sotto il profilo dell’offerta culturale dobbiamo evitare che diventi un contenitore generalista dove tutti si limitano a mettere in vetrina la propria merce. Questa Festa si è sempre data un tema proprio per sfuggire a una prospettiva del genere, il progetto deve essere un progetto finalizzato, altrimenti il rischio di fare solo una semplice “esposizione” è dietro l’angolo, insomma c’è una bella differenza tra questa Festa e una fiera”.
Ma c’è un altro trentennio che don Luigi Caldera vuole ricordare, quello dell’associazione “Città Viva” che appunto da 30 anni gestisce il Cinema Teatro Cristallo e soprattutto la sua offerta culturale. “E’ davvero bello vedere entrare e uscire da quel teatro persone di ogni genere, di ogni origine e di ogni formazione. Un vero luogo di incontro, lo definirei un luogo di pre-evangelizzazione. Qui la cultura diventa un valore reale perché vi si riconoscono i valori della persona”. La “Divina Commedia”, il grande musical diretto da Maurizio Colombi è il prossimo grande appuntamento del Cristallo (il 27 e 28 ottobre): “Sì davvero un bel regalo di compleanno per tutti questo di Città Viva e del Cristallo. Ho già visto quest’opera e sono legato da amicizia con l’autore delle musiche Marco Frisina che ricordo di avere ospitato in occasione delle prime rappresentazioni milanesi. Uno spettacolo da non perdere con scenografie di grande fascino e un percorso musicale davvero unico e che abbraccia tutti i generi: dal rock dell’Inferno dantesco al sinfonico del Paradiso. Veramente un grosso regalo per tutta la città”.
Nessun commento:
Posta un commento