Cesano Boscone 2009, oratorio estivo. Per la prima volta in città, la parrocchia di san Giustino decide di fare l’oratorio estivo insieme alla parrocchia di Sant’Ireneo. Don Marco a San Giustino, insieme ai ragazzi di scuola media e suor Pier Marcella a Sant’Ireneo con i bambini della scuola elementare. L’unione avviene grazie al fatto che don Marco da quattro anni è coadiutore sia nell’una che nell’altra parrocchia; il suo è stato un lavoro paziente e anche duro; le due parrocchie si trovano in un contesto che potremmo definire da “banlieue”, ovvero periferia dura e pura, con tutti i problemi che essa comporta.
Tuttavia, il lavoro del giovane coadiutore ha dato i suoi frutti: chi scrive, insegna da diversi anni nell’Omnicomprensivo (un insieme di scuole superiori) non lontano dalla chiesa di san Giustino. Per la prima volta in tanti anni, ha notato con grande stupore che i ragazzi hanno il coraggio di scrivere nei temi e di parlare ai compagni dell’esperienza decisiva che stanno facendo all’oratorio. Attraverso la loro testimonianza, genuina e coraggiosa, si intuisce che sta accadendo loro qualcosa di importante...
Così importante che non hanno problemi a dividersi tra le due parrocchie durante l’oratorio estivo. Fatto ancor più strano perché, come si sa, i ragazzi a questa età raramente accettano che il branco sia diviso.
Cesano Boscone 2010, oratorio estivo. Visti i risultati dell’anno precedente, la città accetta l’idea di don Marco di allargare l’esperienza dell’oratorio estivo a tutta la città. Ed è così che la parrocchia di San Giovanni Battista aderisce al progetto già avviato un anno prima. A San Giustino i ragazzi delle medie, a Sant’Ireneo i bambini di prima, seconda e terza elementare e a San Giovanni Battista i bambini di quarta e quinta elementare.
Il paese è piccolo e la gente mormora: la gente si domanda se tale divisione sia conveniente, a causa degli spostamenti che i bambini e i ragazzi devono fare. E’ già cominciato il sottosopra. Don Marco e i suoi collaboratori non demordono e mettono a disposizione una navetta per gli spostamenti. Oltre alle perplessità della gente, ci sono altre battaglie da condurre: per esempio l’unità tra chi fa l’oratorio (coadiutori e animatori). Infatti, spesso l’unità viene ridotta a un progetto pensato a tavolino; e così ci si perde nei dettagli, facendoli diventare assoluti e pertanto mostruosi. Ma non è l’unità che Gesù vuole. “A causa mia” dice nel Vangelo. Don Marco non smette di ricordarlo - a se stesso e agli altri – non sottovalutando i particolari, anzi… Il particolare non dà tregua fino a quando non ha incontrato il tutto. Dai panini ai pasti, dai cartelloni ai giochi, dalle gite alla piscina si cerca una sola cosa: il sorriso di Dio. Che penetra nei giochi, superando il micidiale dualismo tra anima e corpo, e si fa evidente nella celebrazione dell’Eucaristia, che viene fatta una volta alla settimana nei tre oratori. Finanche alla recita dei Vesperi al termine della giornata: tradizione inaugurata dai ragazzi di San Giustino che, lentamente, si sta irradiando anche dove prima non c’era. Un sottosopra di cui c’era bisogno…
Il paese è piccolo e la gente, che prima mormorava, ora è contenta: la divisione in fasce di età permette di organizzare le giornate con ordine, gli animatori che si sono mescolati sono ben affiatati e, osservando dal di fuori, i gesti sono più curati rispetto anche allo scorso anno. Hanno giovato i wee-kend a Capizzone organizzati dalla F.O.M., dai quali i ragazzi di San Giustino sono tornati entusiasti.
Ha giovato la decisione del Decanato e la tenacia di don Marco all’unità: quell’unità che c’è già all’inizio e che va perseguita per riconoscere il centro di tutto: Gesù risorto presente qui ed ora.
Flora Crescini
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