mercoledì 28 luglio 2010

Trezzano - Maflow: istituzioni assenti, proposte inaccettabili


Sarà un’estate amara per tanti lavoratori a rischio, o già licenziati. Lo sarà per i dipendenti della Fiat di Pomigliano e Mirafiori e per tanti del nostro territorio. Ieri è giunta la notizia del definitivo fallimento della Novaceta di Magenta, e oggi, mentre a Torino era in corso l’incontro tra Marchionne, governo e parti sociali, i “soliti” lavoratori della Maflow di Trezzano sul Naviglio (di cui ci occupiamo da più di un anno e in particolare dallo scorso gennaio quando in cinque salirono sul tetto) si sono riuniti in assemblea per l’ennesima volta. Ieri infatti i rappresentanti dei lavoratori, insieme ai sindacati e commissari, hanno avuto un incontro a Roma con la nuova proprietà presso il ministero del Lavoro. Un incontro deludente per la proposta della nuova azienda polacca che ha acquisito il gruppo, la Boryszew, ma anche per l’assenza delle istituzioni...

:“Noi eravamo presenti alle 11”, ci ha spiegato amareggiato Massimo Lettieri della Rsu, “siamo stati ricevuti dai funzionari del ministero (senza ministro, ndr) solo per cinque minuti alle 14. E ci hanno invitato a firmare l’accordo”.
Un accordo che i lavoratori non possono invece accettare: dei 330 (oggi poco meno, qualcuno è riuscito a trovare un impiego altrove) il gruppo polacco intende tenerne solo 79, di cui 58 della Maflow e 21 della Man Servizi (società che lavora per l’azienda trezzanese). “Con numeri del genere non si può parlare di una realtà produttiva”, ha osservato Walter Montagnoli della Cub. Il sospetto, quindi, è che dopo poco tempo anche questi pochi dipendenti saranno mandati a casa, anche perché la Boryszew ieri non ha presentato alcun piano industriale.
Gli interrogativi e le obiezioni del sindacato hanno riguardato la dimensione dell’investimento che i nuovi proprietari vogliono operare in Italia, e sulla base di questo, per quanti lavoratori è previsto il reale impiego, quale piano industriale hanno in mente, e come intendano gestire il rapporto con i clienti.
“Al momento la risposta è che di lavoro, in realtà, ce ne sarebbe solo per 20, e considerando che i dipendenti degli stabilimenti polacchi del gruppo sono circa 1600, a questo punto è inevitabile chiedersi se quello che vogliono realizzare sia un sottoscala, o che cosa accidenti altro”, ha riferito Montagnoli.
E se ieri di fatto è iniziata la procedura per la cessione del ramo di azienda ai polacchi, è stata sottolineata l’urgenza di concludere la “pratica” e tra pochi giorni, il 7 agosto, scadranno i tempi burocatrici, ci ha spiegato Lettieri, per raggiungere un accordo sindacale.
“La nostra posizione è che una reale garanzia è rappresentata dall’assunzione di tutti i lavoratori preesistenti, esclusi naturalmente quelli da accompagnare alla pensione, nell’ordine di circa una quarantina, oltre a quelli che decideranno autonomamente di andarsene, ovviamente dietro la corresponsione di un incentivo”, indica Montagnoli, “per cui quelli che restano rappresentino un numero adeguato per la costruzione di un’attività produttiva reale”.
“Noi non ci fermiamo”, conclude Lettieri, “chiediamo che siano mantenuti tutti i lavoratori in modo che si possano riaprire le trattative anche con la Bmw per il ripristino degli ordinativi”.
E intanto per domani i lavoratori hanno organizzato un presidio davanti al palazzo della Regione Lombardia, per sollecitare ancora una volta le istituzioni da cui, a questo punto, si sentono abbandonati: “A giugno si erano impegnati ad organizzare un nuovo incontro con la Bmw e il prefetto al più presto, ma non si è mosso niente”.

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