lunedì 19 luglio 2010

Grande Città/Lacchiarella – Lettera – La piscina negata

Sono la mamma di un bambino autistico di 5 anni e Vi scrivo per raccontare quanto mi è successo lo scorso 14.07.2010 presso la Piscina Comunale di Lacchiarella.



La disabilità di cui soffre mio figlio è particolare e purtroppo molto penalizzante. E’ una disabilità che, tra le altre cose, lo rende schiavo di mille “fissazioni” e che in questo momento gli impedisce di accettare e di sopportare indumenti bagnati sul suo corpicino.
Proprio per questa ragione mi sono premurata di contattare preventivamente la Piscina di Lacchiarella per chiedere se fosse stato possibile permettere al bambino di non indossare il costume almeno per alcuni momenti.
Mi è stato risposto telefonicamente che non ci sarebbero stati problemi, anche in considerazione della giovanissima età del bambino. Per essere ancora più certa di non incontrare difficoltà, ho nuovamente contattato la Piscina allorquando una ragazza mi riferiva che si sarebbe informata e che mi avrebbe richiamata per darmi una risposta. Nessuno però mi ha poi richiamato...
Non solo: mia sorella si è recata nella suddetta piscina con tutta la sua famiglia e in quell’occasione si è nuovamente premurata di chiedere al personale se fosse stato possibile portare un bambino che, a causa della sua disabilità, non tollera il costumino bagnato addosso. Una persona, qualificatasi come il “responsabile del sabato e della domenica”, confermava a mia sorella che non ci sarebbero stati problemi trattandosi di un bambino di soli 5 anni.
Il giorno 14.07.2010, pertanto, convinta di trovare disponibilità e comprensione, ho finalmente potuto dire a mio figlio che saremmo andati a divertirci e rinfrescarci e, per fargli meglio comprendere quello che gli sarebbe successo, ho messo nella sua agenda la foto della piscina (il bambino ha bisogno di un'agenda fotografica per comprendere meglio gli eventi della giornata).
Sono arrivata alle 16 circa ed ho aspettato di proposito che andassero via i bambini dei centri estivi per evitare che mio figlio si ritrovasse nel caos.

Il bambino è rimasto molto tempo in acqua con il suo salvagente, ma come temevo non c'è stato verso di convincerlo ad indossare il costume. Quando è uscito dall'acqua è rimasto per un po' a bordo vasca per bagnare i piedini quando una bagnina è venuta da me dicendomi che il bambino doveva assolutamente mettere il costume. Ho risposto che avevamo già provato a far indossare il costume al bambino, ma che essendo un bambino autistico non ce la faceva proprio ad accettarlo in quel momento.

Ho riferito inoltre di aver parlato con gli addetti alla Piscina e che questi mi avevano autorizzato a lasciarlo senza il costume. La bagnina è così andata a chiamare la responsabile (una certa sig.ra Elena) la quale, in maniera molto scortese, mi ha precisato di non aver mai dato il suo consenso e che non era assolutamente possibile lasciare il bambino senza costume.
Le ho chiesto allora, visto l'orario, se potevo ormai far finire la giornata al bambino che si stava divertendo molto.
La risposta è stata assolutamente negativa e sono stata quindi invitata ad andarmene immediatamente e, pur di allontanare mio figlio dalla piscina, si è detta addirittura disposta a rimborsarmi il biglietto d'ingresso.
Ho di nuovo fatto presente che il bambino è autistico e che non essendo iscritto a centri estivi era per lui molto importante poter frequentare almeno una volta alla settimana una piscina.
La risposta è stata: “Lo porti pure al mare quanto vuole!!” e, fattole presente che per ovvi motivi non mi è possibile portarlo al mare quanto volevo, la sua replica è stata, se possibile ancora più maleducata: “Questo è un suo problema, il mio problema è quello di far rispettare le regole che valgono per tutti nessuno escluso!”. La discussione si è protratta per quasi mezz'ora fino alla chiusura dell'impianto.
Ora mi chiedo se questa signora arrogante ed insensibile avesse il diritto di sbattere fuori dall'impianto un bambino disabile non in grado di rispettare quelle regole che “valgono per tutti”.
Il bambino era tranquillo non ha dato fastidio a nessuno e si è divertito molto.
Per fortuna non ha assolutamente capito la sofferenza di sua madre quando ha capito che non avrebbe più potuto portare in quella piscina il suo bambino “speciale” e forse, a questo punto, in nessun'altra piscina.
In ogni caso ci sono modi e modi di porsi nei confronti delle persone, soprattutto nei confronti di quelle come me che purtroppo sono costrette a far fronte tutti i giorni ed in ogni momento di ogni singolo giorno alle mille difficoltà che una patologia particolare come quella dell'autismo porta con sé.
Ma la vittima principale di quanto è successo è il mio bambino che non solo deve rinunciare a godere di gioia tanto semplice come quella di giocare in una piscina pubblica, ma nemmeno è in grado di difendersi dall’odiosa discriminazione che ha subito.


Vi ringrazio per l’attenzione e resto con la speranza che i destinatari del mio sfogo, in particolare il Presidente della Piscina del Comune di Lacchiarella, possano in qualche modo aiutare mio figlio.

Un’ultima considerazione mi sorge spontanea: forse per consentire ai disabili di godere delle medesime opportunità di cui godono tutti sarebbe necessario abbattere non solo le “barriere architettoniche”, ma anche e soprattutto i “muri dell’ignoranza”.

Una mamma





2 commenti:

  1. Visita il sito www.acffadir.org e poi nella sezione contatti invia un messaggio al vicepresidente. Sicuramente ti risponderà e ti scriverà come fare per contattarlo.
    Il problema sensoriale di tuo figlio può essere superato con un apposito intervento abilitativo finalizzato anche a tollerare gli indumenti bagnati.
    Il presidente di acffadir onlus
    Carlo Cotticelli

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  2. Sono anche io un gestore di piscina, e posso affermare che il rispetto delle regole in un ambiente del genere, soprattutto d'estate, è fondamentale.
    Non voglio soffermarmi sui toni della discussione, in quanto non ero presente e non posso giudicare, quello che posso affermare con certezza che il problema non è suo figlio che non vuole mettere gli indumenti bagnati, ma sono le persone che stanno intorno i quali, siccome vedono qualcuno non rispetta le regole si sentono autorizzati a fare altrettanto, e nel momento in cui vai a cercare di ristabilire ordine, ti rispondono, indicando la persona che non segue le regole affermando : "perchè lui non porta il costume" A questo punto le strade sono tre, o gli spacchi un badile in testa ( la soluzione che preferisco però non possibile), o stai a spiegare a tutti il perchè ( molto difficile in quanto ci metteresti un mese) , o gli fai mettere il costume al bambino ( purtroppo la soluzione più adatta in quel momento)
    Anche noi, pur sensibili ai bambini diversamente abili, dobbiamo far rispettar le regole a tutti.
    A noi capita di avere tali discussioni per il costume contenitivo, che è obbligatorio per legge, per i bambini sotto ai tre anni. Le madri cercano sempre di giustificare per non metterlo, dicendo che il suo bambino non è incontinente, che ha tolto il pannolino da tempo etc.etc.
    Purtroppo, se ci sono delle regole vanno rispettate da tutti.
    Non è un lavoro facile il nostro !!!!!!!!

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