lunedì 12 luglio 2010

Pieve Emanuele - Il 2012 è dietro l’angolo – Parte 01: Commissioni e metafisica

Una maggioranza ridotta all’osso ma intenzionata a vendere cara la pelle, una minoranza che tesse la tela per lavare l’onta della sconfitta del 2007, due liberi battitori che hanno scompaginato le carte e intaccato equilibri già delicati. La primavera del 2012 sembra vicinissima, la campagna per le elezioni che si terranno tra due anni pare già iniziata. Ma ventiquattro mesi di volata sono un tempo infinito da gestire. Vedremo chi avrà fiato e gambe per arrivare fino al traguardo. Nel frattempo, a tenere banco è la posizione di Roberto Zappia e Maurizio Obino, i due esponenti di “Pieve che verrà” espulsi dalla maggioranza ma non riconosciuti dall’opposizione e che, dal canto loro, si considerano gli autentici interpreti del programma elettorale che portò alla vittoria di Rocco Pinto...
 
L’anomala situazione contribuisce ad esacerbare gli animi in Consiglio e nelle segreterie, ha portato ad un congelamento delle commissioni e ad un’autentica guerra fredda a mezzo stampa tra l’assessore di Forza Italia Domenico Scordia e lo stesso Zappia, tra rivelazioni, accuse, reciproci sgambetti. Proviamo, in una specie di percorso a puntate, a fare ordine sulle varie questioni, partendo dallo stallo delle commissioni. 

Il dibattito sulla natura dei due consiglieri di “Pieve che verrà” Roberto Zappia e Maurizio Obino – peraltro osservato con un certo distacco dai diretti interessati – sta assumendo sempre più i contorni di una disputa metafisica. Non di sesso degli angeli si parla, certo, ma più prosaicamente della loro appartenenza o meno alla maggioranza. Non ne fanno parte secondo i rappresentanti dei partiti di centrodestra, che hanno pubblicamente disconosciuto i due. Ma le forze di sinistra e centrosinistra non hanno nessuna ragione per accogliere tra le proprie fila Zappia e Obino e sostengono che il semplice ripudio da parte di Pdl e Udc a livello regolamentare vale zero. Quindi per loro, se non sono nella maggioranza, di certo non sono all’opposizione. Nel concreto, i due esponenti di “Pieve che verrà” spesso e volentieri in Consiglio votano in modo diverso dalla maggioranza, che si trova così aggrappata alla mano (alzata) del primo cittadinoRocco Pinto per avere i numeri e continuare a governare. Ma il vero patatrac c’è stato all’interno delle Commissioni consiliari, dove la presenza di Zappia e Obino, anche presidenti di due delle Commissioni, ha cambiato gli equilibri all’interno delle stesse, con la maggioranza… in minoranza.  

Per correre ai ripari, da due mesi a questa parte, il centrodestra le ha provate tutte, ma la soluzione più efficace si è rivelata quella di forzare la mano con dimissioni collettive dalle commissioni di tutti gli esponenti di maggioranza. In questo modo, quattro commissioni su sei sono state congelate consentendo a Pinto ed ai suoi di prendere tempo (ironia della sorte, a non decadere per mancanza di numero legale sono state naturalmente proprio le due commissioni presiedute da Obino e Zappia, che non si sono dimessi così come i rappresentanti di minoranza). Ma è evidente che la situazione presentava qualche anomalia di troppo, sulla quale il centrosinistra sta battendo il ferro. La posizione dei rappresentanti in Consiglio di Pd, Rifondazione, La Sinistra e SeL è stata espressa nella lettera inviata a metà giugno al segretario cittadino – e per conoscenza anche al Prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi - : sulla scia del Regolamento del Consiglio (art. 89, comma 2), le Commissioni vanno ripristinate al più presto e i dimissionari vanno semplicemente sostituiti con esponenti del medesimo schieramento. Cosa che farebbe ritrovare il centrodestra punto e a capo. Infatti quello a cui punta la maggioranza, come evidenziato anche nel Consiglio del 17 giugno, è invece l’azzeramento e la ricostituzione ex-novo di tutte le commissioni. Mettendo però Zappia e Obino nel novero dei consiglieri di opposizione e garantendosi numeri da maggioranza ponendo nel calcolo anche il sindaco (con questa doppia misura, le presidenze e la proporzionalità delle commissioni sarebbero blindate).  Ma il centrosinistra ha contestato questa via, considerandola formalmente illegittima.  

Per uscire dall’impasse, è seguita una riunione dei capigruppo, quella del 22 giugno, nella quale almeno a livello politico sembrava essersi intravista una quadratura del cerchio. C’era sul tavolo un accordo per portare da cinque a sei membri la composizione delle Commissioni, con tre rappresentanti della maggioranza, tre della minoranza allargata a “Pieve che verrà”, presidenza alla maggioranza, vice-presidenza alle minoranze. Il tutto passando però necessariamente attraverso una modifica al regolamento del Consiglio e, soprattutto, attraverso le dimissioni di Obino e Zappia dalle due vecchie Commissioni tenute ancora in piedi dalla loro presidenza. Ma alla riunione, così come al successivo Consiglio comunale del 24 giugno che doveva ratificare con una maggioranza di due terzi questa opzione, i due esponenti di “Pieve che verrà” non c’erano e così non se ne è fatto ancora nulla. Una situazione logorante a centrodestra ma che secondo esponenti della stessa maggioranza starebbe iniziando a creare qualche crepa anche a centrosinistra, se è vero che l’accordo politico presentato il 22 giugno aveva l’avvallo della segreteria cittadina del Pd ma non ha avrebbe poi trovato altrettanto convinti i democratici seduti in Consiglio. Insomma, un gran bel rompicapo. Quasi più complicato della Metafisica aristotelica.

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