lunedì 26 luglio 2010

Lettera - A settembre non si va a scuola

“Quando l'anima è stanca e troppo sola e il cuor non basta a farle compagnia, si tornerebbe discoli per via, si tornerebbe scolaretti a scuola”: consentitemi di aprire questa mia lettera con i versi di Moretti. E consentitemi di parlarvi ancora delle scuole civiche. A settembre la sottoscritta avrebbe dovuto cominciare la terza liceo. Invece la Giunta di centrodestra mi ha concesso gentilmente un unico anno, il primo (promossa a settembre, maledetta sia la matematica). Secondo il Comune di Milano le scuole civiche erano diventate uno spreco di denaro pubblico. Mi chiedo: l’uso massiccio di poliziotti, se ricordo bene erano quattro camionette piene, per sgomberare la scuola da, tipo, una dozzina di studenti disarmati, sarà costato qualcosa al Comune? Comunque, torniamo alle cose serie. Paolo Andrea Gradnik, presidente del gruppo Lista Moratti al Comune di Milano ha affermato che quella di chiudere le scuole civiche è stata una decisione difficile presa per il bene della comunità...
Ora, per cortesia, soffermiamoci su alcuni dati, presi dal sito dell’Istat: “Tra gli interventi sociali l’istruzione rappresenta ambiti di particolare importanza. La Strategia di Lisbona, adottata dai capi di Stato e di Governo per rendere l’Unione Europea in grado di realizzare una crescita economica sostenibile e una maggiore coesione sociale pone tra i suoi obiettivi prioritari la formazione estesa all’intero arco della vita. L’abbandono prematuro degli studi è uno dei risultati del cattivo funzionamento del sistema scolastico e formativo. Quanto conviene l’istruzione? Da un articolo di Domenico Montanari, (Epolis del 20 novembre 2009): “Se lo Stato spende per l'istruzione ha maggiori entrate fiscali e minori uscite per sussidi vari e spese sanitarie”. Basta? La sottoscritta ha avuto modo di intervistare il vice sindaco De Corato, il quale nell’intervista prometteva che le scuole serali sarebbero state “efficentate”. Non è stato così, probabilmente perché il termine non esiste. A settembre ricomincia la scuola ma non per me. A dicembre, suppongo, sarà ancora Natale. Come regalo qualcuno risponda a questa domanda: la chiusura delle scuole civiche è solo una scusa per incrementare l’attività delle scuole private? Alcuni personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura hanno difeso la causa del liceo serale: il critico d’arte Philippe Daverio, l’avvocato Umberto Ambrosoli, il ballerino Roberto Bolle e il comico Beppe Grillo. La chiusura delle civiche serali, poi, non piaceva neppure alla Lega. Io sono stata tra quegli studenti che hanno fatto ricorso al Tar, spendendo denaro guadagnato con fatica. Ma lo rifarei, perché è più importante far valere un proprio diritto che andare dal parrucchiere. Chiudo con un indovinello: Nell’ambito della raccolta differenziata, dove si smaltiscono gli allievi delle scuole civiche? Nel sacco nero o nell’umido? 


Valentina Bufano,
32 anni, ex allieva del Ghandi, giornalista e poetessa, Trezzano sul Naviglio, Milano

1 commento:

  1. Una bella, calda difesa della scuola civica serale; complimenti.
    Sono motivato a scrivere perché mi sembra che la foto illustri la scuola di Piazza Ascoli; scuola civica serale che ho avuto la ventura di frequentare e mi ricorda quegli anni.
    L'impegno ad imparare, la voglia di crescere, letture infinite e voraci, le notti a studiare. Scuola che finiva con la maturità “sezione privati”, che “segava” senza sconti: nel mio caso 21 partecipanti e 3 diplomati...
    Ricordo solo bravi ragazzi impegnati, delusi ma per niente domi; pronti a ricominciare.

    Quanti di costoro sono poi usciti e cresciuti, si sono laureati, sono diventati dirigenti, professionisti, ecc. e quanti meno affermati si portano la cultura conquistata con l’impegno e la fatica, vivono una vita più completa e più degna: “quanto sa vale l’omo”: l’uomo vale quanto è colto ci dice Leonardo.

    Già: perché in quei ragazzi che la scuola superiore non avevano potuto frequentare dovendo impegnarsi nel lavoro per esigenze famigliari, avevano volontà e impegno da vendere: di crescere, capire e sapere.

    Ora saranno meno forse, perché la scuola d’obbligo finisce più tardi. Ce ne saranno comunque e questi ora dove andranno ?
    In una scuola privata ? Magari dovendo pagare perché la commissione d'esame chiuda un occhio ?

    Stupido, idiota chiudere questa istituzione; magari riversando danari pubblici verso scuole private (una sussidiarietà della quale non c’è da andar fieri).

    Questo non è liberalismo applicato alla scuola: è riandare alla società divisa per censo. La cultura ritorna ad essere valore riservato a chi può.
    Nel terzo millennio è questo che si vuole ? a questo si tende ?
    Incapaci di risparmiare gli amministratori di oggi, la politica, tagliano senza criterio dove pensano di perdere meno in consenso. Vergogna!
    Il Paese che non investe nell’istruzione e nella ricerca non ha futuro.

    RispondiElimina