Dovrebbe chiarirsi a breve la questione Brenntag. Giovedì 8 marzo infatti si è riunito il Comitato tecnico regionale e ha dichiarato finalmente chiusa la pratica relativa alla multinazionale chimica trezzanese, classificata ad alto rischio di incidente rilevante.
A darne notizia il giorno successivo è stato il sindaco Giorgio Tomasino, nel corso di una conferenza stampa in cui ha ripercorso, documenti alla mano, tutti i passi condotti dalla sua Amministrazione tenendo conto di quattro importanti fattori: la giusta preoccupazione dei residenti, che vivono vicino a un sito a rischio, l’interesse dell’azienda a proseguire il suo lavoro, la tutela dei 92 dipendenti, il ripensamento del territorio, attraverso il Pgt, con l’obiettivo di rilanciare la città sotto l’aspetto economico e della qualità della vita...
“Abbiamo lavorato liberi da preconcetti e scorciatoie ideologiche”, ha affermato il sindaco, “tentando di amministrare più che di far politica”.
Dal primo di agosto dello scorso anno, quindi, è cominciata una corrispondenza tra Comune, Arpa, azienda (visitata più volte da sindaco, Giunta e consiglieri). Fino alla nomina di un componente del Comune nel Comitato di controllo.
Dal 2008, quando il CTR aveva intimato a Brenntag la rimozione dei fusti interrati e l’azienda aveva presentato ricorso, non si sapeva più nulla. Giovedì scorso finalmente la chiusura della pratica. Secondo quanto riportato dal sindaco, i rischi relativi alla Brenntag sono stati ridotti all’incendio e all’inquinamento ambientale e in particolare sono stati espressi dubbi sulla capacità di tenuta nel tempo dei serbatoi interrati. Il CTR inoltre non ha ritenuto sufficienti le certificazioni fornite dall’azienda.
Nel corso dell’incontro, l’organismo ha anche detto che il rischio è legato alla presenza di alcune sostanze, poche rispetto alla totalità stoccata, e che nell’azienda non si svolgono reazioni chimiche.
“Non posso però anticipare l’esito del CTR , perché è in corso la notifica. Quello che si sa già è che non c’è alcun rischio di esplosioni o di esalazioni di sostanze velenose”, ha concluso il sindaco. Non si sa ancora, quindi, se quei serbatoi andranno rimossi oppure no. Nel corso della conferenza, il sindaco ha anche precisato che i Vigili del fuoco non hanno ancora escluso l’origine dolosa dell’incendio avvenuto il 20 gennaio scorso, ritenendo improbabile che la causa sia riconducibile a un “arco elettrico”.
Da parte sua l’azienda, con l’operation manager Mauro Parenti, ha confermato di non aver ricevuto alcuna comunicazione da parte del CTR, né di essere stati contattati per approfondimenti sui “numerosi interventi eseguiti dal 1998 a oggi e per i quali sono state investite notevoli risorse”. “Agli ispettori dei Vigili del fuoco o dell'Arpa o di altri organismi di controllo” prosegue Parenti, “abbiamo sempre fornito le certificazioni chieste e siamo andati ben oltre le prescrizioni di legge. D'altra parte abbiamo rilevato uno stabilimento, di proprietà della società Iempsa, realizzato nel 1968 con le normative di allora. Per questo, ci siamo preoccupati di intervenire facendo investimenti ingenti e concordando un programma di bonifica con l'impiego delle più moderne tecnologie, sempre condivise con gli organismi regionali. E gli ultimi rilievi eseguiti da Arpa sono molto positivi”.
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