È notizia di questi giorni l'avvio della procedura di licenziamento per 3700 lavoratori Telecom già dall’anno prossimo (saranno oltre 6800 entro il 2012). Una decisione che l’azienda ha comunicato alle organizzazioni sindacali venerdì scorso (nel giorno stesso in cui i dipendenti Telecom scioperavano e c’era anche sciopero dell’informazione): la trattativa durerà 75 giorni.
E questo segue all’esternalizzazione di duemila lavoratori del settore informatica, mentre mille lavoratori sono già stati penalizzati dai contratti di solidarietà.
Le agenzie stampa riportano che, sollecitato dai sindacati, il viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, in accordo col ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha deciso di convocare i vertici dell'azienda entro la prossima settimana, per verificare le reali strategie industriali dell'azienda telefonica...
Romani e Sacconi, insomma, intendono verificare prima di tutto il piano del gruppo telefonico a monte, senza affrontare immediatamente il nodo dei licenziamenti, soprattutto alla luce delle nuove sfide che si profilano nel campo delle telecomunicazioni: “Mai come in questa fase - osserva infatti il ministero - è necessario procedere con la massima cautela rispetto agli snodi che riguardano l'industria italiana delle telecomunicazioni; settore strategico sul quale il Governo italiano ha deciso di focalizzare la propria attenzione ritenendolo elemento di fondamentale importanza per lo sviluppo del Paese''.
''Tutto ciò che permette di discutere del futuro industriale di Telecom e quindi della capacità di un'azienda strategica per il Paese è utile non solo per i lavoratori interessati, ma per l'intera comunità", commenta il segretario nazionale di Slc-Cgil, Alessandro Genovesi, che però aggiunge: ''Ovviamente, a seguito della richiesta che tanto le tre categorie, Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, quanto le tre confederazioni congiuntamente avevano avanzato per un incontro a Palazzo Chigi, ci auguriamo che il governo voglia coinvolgere anche i sindacati''.
Intanto arriva la proposta FLMUniti-CUB: riduzione dei dividendi degli azionisti, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, nuovi investimenti e ripubblicizzazione delle telecomunicazioni.
“Il gruppo Telecom non si può certo dire che sia un gruppo in crisi, dato che nel 2009 ha conseguito un utile netto di ben 1.581 milioni di euro e così ha distribuito un dividendo di circa 1 miliardo di euro agli azionisti, ed è veramente scandaloso che i vertici chiedano ancora sacrifici quando Bernabè si è visto aumentare il compenso a 3,43 milioni di euro nel 2009, con un +76% sul 2008”, denuncia la Cub.
“Le alternative sono la riduzione dei dividendi degli azionisti, dato che basterebbe la riduzione dei dividendi di 2/3 per salvare tutti i 6.822 posti di lavoro, delle consulenze e degli stipendi del top management, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, investimenti sulla larga banda e sui posti telefonici e internet pubblici, ma soprattutto la ripubblicizzazione delle telecomunicazioni”.
“La Confederazione Unitaria di Base continuerà con altre iniziative di lotta per la salvaguardia dell’occupazione, dopo lo sciopero in Telecom del 23 marzo e lo sciopero generale del 25 giugno, invitando il governo a bloccare i licenziamenti e a convocare l’azienda e tutti i sindacati di categoria”.
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