TREZZANO - Nastroflex: a rischio licenziamenti

La Maflow è il caso più eclatante, con i lavoratori saliti sul tetto un anno e mezzo fa e ancora in lotta per scongiurare la chiusura dell’azienda. Poi sono scesi in piazza i dipendenti della Happening, storico grande magazzino, chiuso lo scorso giugno. Ora ci sono gli operai della Nastroflex, anch’essi a rischio di licenziamento dopo due anni di cassa integrazione (ordinaria e straordinaria).

Siamo a Trezzano sul Naviglio, una cittadina dalla vocazione industriale e produttiva fin dagli anni Settanta: tanti sono i capannoni come le piccole e medie aziende che hanno fronteggiato con notevole difficoltà la crisi degli ultimi anni. Riduzione del personale e rischio di chiusura per alcuni, tentativi di diversificare per altri (lo spettro di speculazioni edilizie, insomma, è sempre dietro l’angolo)...

   

Ora, appunto, la Nastroflex, azienda sorta nel 1971 – allora si chiamava Abrasivi Industriali, poi venne acquistata da una ditta di Treviso, proprietaria anche di uno stabilimento in Svezia – rischia una forte riduzione del personale. I dipendenti dal prossimo 14 giugno potrebbero ridursi da 48 a 23. A causa della “crisi pesante del settore”, come ci ha spiegato il direttore Luigi Amato: “Abbiamo cominciato tre anni fa con la cassa integrazione ordinaria, nella speranza che il lavoro riprendesse”, ha continuato, “poi la cassa straordinaria ma la fase di stallo continua a persistere, il lavoro è diminuito del 40-50%”.

Non la pensano così i dipendenti: “C’è tanto lavoro”, secondo Pietro Ingrassia, in passato rappresentante sindacale, “e la proprietà negli ultimi tempi ha anche fatto investimenti, ha ristrutturato l’azienda”.

Amato ha spiegato invece che mancano le commesse e ora non è più possibile continuare con lo stoccaggio dei materiali, tanto che gli impianti di produzione resteranno fermi per tutto il mese di maggio.

“Ma non abbiamo ancora deciso nulla sui licenziamenti, stiamo incontrando le organizzazioni sindacali, dovremmo ridurre il personale di qualche persona ma niente è certo”.  

Nel frattempo i lavoratori e i rappresentanti sindacali, preoccupati di una possibile chiusura dello stabilimento (che Amato ha negato) hanno incontrato anche i politici locali, a partire dal sindaco Giorgio Tomasino che li ha ricevuti lunedì 16 maggio: “Ho evidenziato che la zona dove attualmente si trova l’azienda è a destinazione industriale e non vi sono, al momento, ragioni o richieste per cambiare la destinazione d’uso: il PGT è in fase di elaborazione e nulla depone a favore di ipotesi di delocalizzazione di un'intera zona industriale”.  

“Ho concordato con loro che chiederò alla proprietà un incontro per definire l'istituzione di un tavolo di confronto, nel quale il ruolo dell'Amministrazione sarà soprattutto quello di mediazione nel tentativo di garantire l'occupazione sul nostro territorio, nel pieno rispetto delle prerogative stabilite dai contratti nazionali di lavoro”.