PIEVE EMANUELE
Il giardino dell’asilo è un campo minato
L'iniziativa è originale e non manca la vena ironica, ma l’argomento è di quelli seri. Alla scuola d’infanzia "Collodi" di Pieve Emanuele le insegnanti hanno organizzato una protesta contro la scarsa manutenzione delle aree e delle strutture della scuola...
Dopo una lettera di reclami inviata al sindaco, all’assessore alla Pubblica istruzione e ai responsabili tecnici dei settori ecologia, servizi culturali e infrastrutture, le maestre hanno realizzato un vero e proprio libro, corredato da foto con spiritose didascalie, che denuncia i pericoli cui i bambini sono soggetti durante il gioco e il disagio per una struttura per certi versi fatiscente. "All’approssimarsi della fine di quest’anno scolastico - spiegano le insegnanti - non solo non sono state prese in alcuna considerazione le richieste e le segnalazioni inviate in tutti questi mesi, ma per giunta i responsabili dei settori competenti sostengono di non essere mai venuti a conoscenza prima d’ora di tali richieste e di essere del tutto all’oscuro persino della reale situazione della scuola".
Le condizioni in cui versa l’asilo hanno determinato l’anno scorso il divieto ai bambini di uscire a giocare in cortile, durante il periodo estivo. Non sono infatti mancati, nel recente passato, piccoli infortuni, dalle schegge nelle manine dovute alle vecchie strutture in legno alle cadute per via dei numerosi ostacoli presenti come tombini e radici sporgenti e buche nel terreno. E solo per fortuna ancora nessun bambino ha "saggiato" i pezzi di vetro probabilmente gettati in serata durante i bivacchi nella zona confinante col giardino scolastico. Per la disperazione, e nel tentativo di tutelare i piccoli, le maestre hanno provveduto personalmente a rimuovere, laddove possibile, i pericoli.
Ma i problemi non finiscono qui: attrezzature datate, dal mobilio agli stessi giochi, evidenti macchie di muffa nelle aule e mini - discariche nelle aree esterne retrostanti la scuola. "Siamo preoccupate - affermano le maestre - per i costanti disagi e pericoli cui sono esposti i bambini sotto la nostra responsabilità; siamo inoltre stanche e umiliate di dover essere sempre noi, invece dei reali responsabili, a ricevere le giuste lamentele delle famiglie". Già diverse settimane fa i rappresentanti dei genitori avevano inviato una segnalazione alla dirigente scolastica, senza però ottenere alcuna risposta. "È una situazione drammatica - spiega Rosa, mamma di una bambina al primo anno - credo che tutti noi genitori dovremmo unirci in una protesta massiccia, perché ne va della salute dei nostri figli e le insegnanti non possono essere lasciate sole in questa battaglia".
Magda Di Palma DA Il Giorno del 30 aprile 2011
ROZZANO
Sgomberati i rom di Pontesesto ma paura e tensione restano
Se ne sono andati. I rom hanno lasciato Pontesesto attorno alle 11.30 di ieri mattina. Il parcheggio di via Buozzi è ormai vuoto; sporco e avvolto dall’atmosfera grigia di una festa a cui non si ha partecipato. Ma di festeggiamenti neanche l’ombra a Pontesesto, frazione di Rozzano. Una piccola folla circonda quella che per sole 48 ore è stata la casa della comunità zingara. Osservare voyeuristicamente i resti di un ex accampamento di venti roulotte, sembra essere rassicurante. Ma una frase rimbalza di bocca in bocca: «Se ne devono andare. Definitivamente».
Non è la prima volta che la mano del sindaco Massimo D’Avolio firma ordinanze di sgombero. «Solo quindici giorni fa le stesse roulotte si sono fermate in questo parcheggio», racconta Davide Traina dietro il bancone del bar che si affaccia sull’area «incriminata». In un mese, la stessa comunità rom ha stazionato due volte a Pontesesto.
In entrambe, la permanenza è durata 48 ore, tempo necessario a D’Avolio per siglare le ordinanze di sgombero. Due tappe di un nomadismo che li vede girare come trottole tra Lacchiarella, Rozzano, Fizzonasco e Pieve Emanuele. E l’assedio tra Fizzonasco e Pontesesto s’è concluso proprio con l’allontanamento di ieri mattina. Facce sconcertate, tra i residenti. Le carovane sono sempre più frequenti. E la rabbia si mischia alla paura.
Rosi Iacovo è incinta. Il suo bambino dovrebbe nascere domani. «Il parcheggio in questi giorni era occupato dall’accampamento rom, così per me è stato un problema dover metter l’auto lontano da dove lavoro. Non c’è organizzazione. Servirebbero aree attrezzate per i nomadi: l’arrivo dei rom non deve togliere servizi a noi cittadini». L’accampamento è rimasto due giorni: legalmente, è questo il tempo in cui una roulotte (rom o italiana che sia) può sostare indisturbata in un’area pubblica.
Dopo si deve cambiare aria. Ma i presenti lamentano che in zone «più in» di Rozzano e Pieve (come vicino ai campi da golf di Tolcinasco o nelle curate vie di Basiglio), la polizia abbia dato il bel servito ai nomadi dopo pochi minuti. «Qui siamo lasciati a noi stessi — si sfoga Jacopo Lapò —. È già la seconda volta che si fermano: cosa ne evitarà una terza?». E la tensione cresce. «Abbiamo dormito nel nostro bar per timore che entrino a rubare — confessa Davide Traina del bar in via Buozzi —, senza considerare che questa via sta diventando sempre meno frequentata proprio per la loro presenza». Si propone di chiedere in Comune di bloccare l’ingresso al parcheggio ai veicoli di una certa altezza. Ma l’area è adibita a tir. E così il cane torna a mordersi la coda.
Tra i più preoccupati, alcuni genitori. Dietro il parcheggio infatti sorge il campo sportivo della frazione. «Ieri sera i miei figli di 10 e 13 anni hanno dovuto attraversare l’accampamento rom per entrare nel campetto e fare gli allentamenti— racconta Cristiano Ducoli —. In questa zona i nomadi non devono tornare». Paura genera paura. Come quella del gestore del campo sportivo, che ha chiuso l’acqua della struttura per evitare che i nomadi entrassero per farsi una doccia o riempire borracce. Lo sgombero è passato da ore. Ma l’aria resta spessa. E irrespirabile.
Elisa Murgese Da Il Giorno del 30 aprile
MILANO
Milano come Amsterdam, Navigli isola pedonale tutto l'anno
La zona del Nyhavn l’antico porto di Copenhagen, i canali di Amsterdam chiusi al traffico e animati da bar e negozi, o Canary Wharf a Londra. Guarda a questi modelli il progetto per la pedonalizzazione permanente dei Navigli illustrato dall’ex assessore comunale all’ambiente Edoardo Croci, in corsa alle prossime elezioni comunali con la lista «Progetto Milano Migliore» a sostegno di Letizia Moratti. Un progetto che - come ricordato da Croci in un incontro al quale erano presenti anche il vicepresidente vicario dell’associazione degli esercenti Epam Alfredo Zini, il titolare del locale «Le Scimmie» Sergio Israel e Bruno Corbari, anche lui proprietario di un locale di via Sforza - si basa su uno studio effettuato dal Comune agli inizi del 2009 e per il quale allora vennero stanziati 6 milioni di euro, mai spesi.
«La pedonalizzazione dell’area - ha spiegato l’ex assessore, oltre a vantaggi in termini di vivibilità garantirebbe anche maggiori affari, con un incremento del 20 per cento del valore immobiliare e del 30 per cento per il commercio». «Uno dei referendum su cui i milanesi voteranno il 12 e 13 giugno riguarda il ripristino della Darsena e la riapertura del sistema dei Navigli», ricorda Croci.
I PARCHEGGI - Secondo Croci, solo per «mancanza di coraggio» verso il cambiamento e «timidezza» nel portare avanti il confronto con i residenti non si è mai arrivati alla realizzazione del progetto, che vede tra gli interventi principali la riqualificazione delle sponde dei navigli e del manto stradale, il potenziamento del verde e dell’illuminazione e lo sviluppo delle piste ciclabili. Per la perfetta riuscita dell’intervento sarebbe inoltre necessario potenziare il trasporto pubblico nella zona, per evitare problemi di parcheggio soprattutto per chi viene da fuori. Per i residenti invece, secondo Croci, il problema del posto auto non si porrebbe. «Dallo studio - ha detto - emerge che l’area ha la capacità per soddisfare l’esigenza di sosta dei residenti, e per i non residenti ci sono già comunque parcheggi nelle vicinanze poco utilizzati, come quello di Porta Genova». …..
«Non sono d'accordo con l'ex assessore Croci: se interamente pedonalizzati, i Navigli di Milano rischiano di diventare un pezzo artificiale di città, un parco a tema per il divertimento serale e notturno senza più vita quotidiana», è la critica del capolista del Pd al Comune di Milano Stefano Boeri. «La soluzione per i Navigli non sono la totale pedonalizzazione e il divertimentificio selvaggio, ma incentivi e microcredito per il rilancio del piccolo artigianato e delle imprese giovanili ai piani terra - sottolinea Boeri -. I Navigli sono un pezzo di Milano, non un luna park».
Da Il Corriere della Sera.it
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