Hanno cominciato con scioperi e assemblee, poi sono saliti clamorosamente sul tetto e lì sono rimasti per mesi, mentre organizzavano presidi davanti al Pirellone, partecipavano ad incontri al Ministero, manifestavano anche in Germania. Tutto per salvare il proprio posto di lavoro e la propria dignità. Sono i lavoratori della Maflow, azienda trezzanese che dalla scorsa estate è di proprietà del gruppo polacco Boryszew Sa.
A metà aprile hanno bloccato nuovamente il traffico della Nuova Vigevanese, ottenendo un nuovo interesse delle istituzioni: grazie all’interessamento del sindaco di Trezzano sul Naviglio e del prefetto, nei giorni scorsi il ministero dello Sviluppo Economico ha firmato il decreto per il rinnovo della cassa integrazione (da maggio 2011 a febbraio 2012)...
ed è stato organizzato un nuovo incontro al Pirellone con gli assessori Andrea Gibelli e Gianni Rossoni, i quali si sono impegnati con i lavoratori a convocare un nuovo tavolo (entro un mese) che dovrebbe riunire sia la Bmw e altre aziende che potrebbero commissionare lavoro alla Maflow, sia il magnate polacco.
Nel frattempo venerdì 29 aprile i lavoratori si sono riuniti nuovamente in assemblea al Centro socio-culturale di via Manzoni (l’Amministrazione comunale, come le parrocchie, concedono loro periodicamente uno spazio per riunirsi perché all’interno dell’azienda non è possibile organizzare assemblee a cui possano partecipare sia i cassaintegrati sia i (pochi) fortunati che hanno ripreso il lavoro).
Un’occasione per “ripartire con la lotta”, come ha spiegato Massimo Lettieri della Cub e incontrarsi per il Primo Maggio. Se a Settimo Milanese i dipendenti cassaintegrati della Italtel domenica hanno “festeggiato” con una grigliata, alla Maflow hanno anticipato la Festa del Lavoro con un buffet per poi partecipare alla manifestazione del May Day domenica pomeriggio.
Prima della cena hanno però fatto il punto della situazione: “Siamo coscienti che il polacco non ha interesse a mantenere la fabbrica di Trezzano”, ha continuato Lettieri, “lo dimostra che le commesse sono diminuite, alcuni operai si dedicano alla manutenzione, altri fanno scorte”. Secondo gli accordi dello scorso ottobre, entro il 30 giugno dovrebbero rientrare in azienda trenta lavoratori, ma nessuno ci crede.
“Per questo dobbiamo continuare la nostra lotta, è una questione di dignità: è necessario che ci battiamo per il lavoro”. In breve tempo hanno ottenuto la cassa integrazione, mentre altri lavoratori hanno atteso mesi e mesi, non hanno intenzione di mollare ora, credono ancora nelle commesse, come ha sottolineato Pietro Monticelli della Rsu “Il lavoro c’è, la qualità che offriamo è alta: se si riesce a riaprire il tavolo con Bmw qualcosa succederà.
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