martedì 3 maggio 2011

CESANO - “Oltre il Nido”: servizio essenziale o no?



Tagli. Potrebbe iniziare con questa parola ogni articolo del nostro giornale perché oggi dietro ogni scelta delle Amministrazioni comunali, ma anche delle famiglie che devono fare i conti con meno servizi o aumenti di tariffe o altri cambiamenti, si nascondono sempre problemi di bilancio.
Di quell’Orco Bilancio, cattivo e crudele, protagonista della favola scritta da Roberta, una delle nonne frequentatrici di “Oltre il Nido”, un servizio di eccellenza proposto dal Comune di Cesano Boscone da nove anni, ora ad altissimo rischio di chiusura...
  

Rivolto alle famiglie con bambini da 0 a 36 mesi che non frequentano il nido, è un luogo di incontro e socializzazione pensato per adulti e bambini insieme e offre opportunità di sviluppo e occasioni di crescita sia per i più piccoli sia per gli accompagnatori (mamme e soprattutto nonne). Mentre i bimbi sperimentano forme di autonomia e iniziano il distacco in un contesto protetto, gli adulti, grazie alla presenza di educatrici competenti, intraprendono un percorso di consapevolezza e formazione per affrontare più serenamente i piccoli grandi problemi di ogni giorno, prima (o evitando) che si trasformino in patologie. Un’azione preventiva preziosa rispetto ai disagi dell’età evolutiva.

Un supporto alla genitorialità  che l’Amministrazione non intende abbandonare, ma è costretta a rivedere e razionalizzare, secondo quanto ci ha detto Lilia Di Giuseppe, assessora alla solidarietà sociale. 
Ma ripartiamo dal bilancio: “Quest’anno abbiamo avuto un taglio di 750 mila sulle spese correnti”, ci ha ricordato l’assessora, “e l’anno prossimo saranno 1 milione e 250 mila anche se il Comune ha rispettato il Patto di Stabilità: non possiamo tagliare gli stipendi, né vogliamo aumentare le tariffe, quindi purtroppo è necessario rivisitare servizi che non sono essenziali”.
Tra questi, appunto, Oltre il Nido, un servizio “socio-culturale”, che oggi accoglie 36 bambini – e per come è strutturato non potrebbe averne di più – accompagnati da mamme e nonne già preparate culturalmente per ricevere un sostegno alla crescita più equilibrata e consapevole della coppia bimbo/adulto. Il costo annuale del servizio, secondo i dati pubblicati dal Comune è di 96.241 euro, di cui 15.500 coperti dalle tariffe mensili di chi vi partecipa: chiudendolo però va detto che il risparmio per l’Ente non sarebbe di 80 mila in quanto le educatrici, essendo dipendenti comunali, continuerebbero a prestare servizio per l’Amministrazione (per i nidi esistenti), né si abbatterebbe il costo dei locali usati perché attualmente gli incontri avvengono già nel nido Montessori.  

“Dovendo necessariamente rivedere il progetto”, ha continuato l’assessora, “stiamo lavorando ad una nuova offerta che tenga presente varie esigenze, senza abbandonare il soccorso alla genitorialità”.
Mamme e nonne però hanno paura di perdere la continuità del rapporto con le educatrici, la possibilità di avvalersi della loro competenza di altissima qualità, così come del percorso di crescita avviato per gli stessi adulti. Un’eccellenza che per loro “non è un di più ma un necessario”, soprattutto se si crede all’importanza della crescita psichica e fisica del bambino nei suoi primi tre anni di vita e al sostegno ai nuovi nuclei familiari, alle donne soprattutto. C’è chi torna presto al lavoro per necessità o scelta e non può permettersi il nido e si affida ai nonni; c’è chi sceglie di rimanere a casa ma ha bisogno di un sostegno e ritiene necessaria la socializzazione del bambino; ci sono i nonni che scoprono e riscoprono la genitorialità.
Proprio per questo lo scorso 8 aprile hanno presentato all’Amministrazione una petizione per scongiurarne la chiusura, hanno avuto incontri con l’assessora, si sono rivolti a Giunta e consiglieri di maggioranza e opposizione. È la loro lotta per “volare alto”, per continuare a credere che Cesano sia “un’isola felice”.

Ma anche l’assessora Di Giuseppe “vola alto”: “Io non chiudo nessuna porta, ma devo cercare una soluzione strutturale che non rimandi il problema di uno o due anni: penso a creare gruppi di mutuo aiuto tra mamme e a sostenere la genitorialità con la presenza di personale competente, dallo psicologo allo psicopedagogista, ma anche (e non solo) a creare spazi dove le mamme possano lasciare qualche ora i propri bimbi quando è necessario”.
“E chiederò alle attuali educatrici di Oltre il Nido di occuparsi della formazione iniziale in modo da assicurare una continuità e poi penso che da questa esperienza si potrebbero creare nuovi posti di lavoro: alcune mamme già esperte non potrebbero inventarsi un nuovo progetto imprenditoriale?”.  

Nessun commento:

Posta un commento