CORSICO
Davanti all’oratorio? Si è scatenato l'inferno
Non solo schiamazzi nelle ore serali ma anche insulti e vandalismi nel corso del pomeriggio: questi i problemi che da tempo turbano i residenti di via Dante e le persone che si trovano a percorrere la via per recarsi in oratorio, nel vicino asilo o più semplicemente nel centro storico...
Infatti da diverso tempo alcuni ragazzi, tutti minorenni, usano come punto di ritrovo lo spazio antistante l’oratorio: muniti di motorini, approfittano del marciapiede e degli scalini dei portoni per trascorrere del tempo insieme. Fino a qui nulla di male. I problemi giungono quando giocano a pallone in mezzo alla strada, utilizzando le vetture in sosta come «pali delle porte» o, ancora, incuranti delle numerose mamme che ogni giorno attraversano la strada dopo aver preso i propri figli dall’asilo, confinante con l’oratorio. "Non sappiamo più cosa fare – spiegano le mamme – chi ha provato a sollevare il problema o segnalare proprio ai diretti interessati le conseguenze di simili gesti si è ritrovata l’auto rigata. Ma non solo, spunti e insulti sono stati rivolti ad un anziano che aveva osato lamentarsi dopo che una pallonata aveva raggiunto il nipotino".
Le problematiche proseguono anche nelle ore serali. "Urla, schiamazzi e continui rumori causati da un uso improprio dei motorini – spiegano i cittadini – non sappiamo più cosa fare per porre fine a questo fenomeno senza diventare bersagli di vandalismi e ritorsioni". Il fenomeno di disturbo, che prosegue da diverso tempo, riguarda il primo tratto di via, dove ha sede anche l’oratorio San Luigi. "Non credo che tra i giovani autori di questi episodi ci siano ragazzi che frequentano l’oratorio – replica don Andrea –. All’interno della struttura non abbiamo alcun problema, ci sono delle regole e vengono rispettate.
Anche quando ci accorgiamo che i nostri ragazzi stazionano all’esterno dell’oratorio vigiliamo che non arrechino disturbo e, in caso contrario, quando ce ne accorgiamo, chiediamo loro di avere più rispetto per i residenti". Un ruolo educativo che non ammette deroghe. "In passato, con alcuni ragazzi che frequentavano l’oratorio abbiamo avuto qualche problema – prosegue il sacerdote – ma sono stati allontanati». Intanto, il problema delle gang giovanili non è nuovo: già in passato, nella vicina piazza XXIV maggio si è verificato lo stesso problema, costringendo i cittadini a smettere di frequentare la piazza, specialmente nelle ore serali. «Inoltreremo la segnalazione al vigile di prossimità risolvendo la situazione prima possibile": così replica l’amministrazione comunale.
di Francesca Santolini da Il Giorno
ROZZANO
Stabile in fiamme. La paura dei residenti dopo l'inferno del rogo
Tutti dimessi gli otto inquilini ricoverati la scorsa notte negli ospedali milanesi per l’incendio divampato al terzo piano del civico 192/b di via Curiel a Rozzano. Secondo una delle ipotesi più accreditate, a causare le fiamme sarebbe stato il cortocircuito di una televisione. Dopo una notte all’addiaccio, 55 delle 70 famiglie dello stabile hanno fatto rientro nelle loro case. Inagibili invece fino a ieri sera i 15 appartamenti della scala «B» ma sono solo due le famiglie che hanno dovuto passare anche la seconda notte fuori casa, quella dell’appartamento dove è divampato l’incendio e quella al piano superiore. Una notte terribile per i circa duecento residenti di una corte di recente costruzione. Scene angoscianti con donne e bambini rifugiati sui tetti che urlavano disperati per attirare l’attenzione dei soccorritori.
Improvvisamente le fiamme hanno svegliato l’inquilina, che da poco si era messa a letto e che si è precipitata giù dalle scale in pigiama, urlando e lanciando l’allarme. In pochi minuti, mentre le fiamme divoravano tutto quello che trovavano sulla loro strada e una densa colonna di fumo nero e soffocante invadeva gli appartamenti del pianerottolo e quelli dei due piani superiori, gli inquilini dei piani sottostanti e delle altre scale si davano alla fuga precipitosamente. Sul posto i soccorsi sono arrivati poco dopo l’una con numerosi mezzi dei vigili del fuoco e una decina di ambulanze e automediche. I primi momenti dei soccorsi sono stati molto concitati. Un vigile del fuoco, uno dei primi ad entrare nell’inferno di fuoco in cui si era trasformata la scala «B», è rimasto ferito ad una gamba. Portato fuori con una barella, è stato ricoverato al pronto soccorso del Gaetano Pini dove è stato dimesso qualche ora più tardi.
Poco dopo un uomo, uno dei primi che si è adoperato per chiedere aiuto, ha dovuto portare all’ospedale la moglie, all’ottavo mese di gravidanza, per lo stato di choc. Le squadre dei vigili del fuoco giunte da tutte le caserme di Milano e Pieve Emanuele, come primo intervento hanno dovuto individuare le persone rimaste imprigionate ai piani alti o scappate sui tetti per sfuggire alla nube di fumo. I pompieri hanno posizionato sulla facciata anteriore dello stabile le scale manuali, perché all’interno del cortile non era possibile accedere con i mezzi che invece hanno potuto agire sul retro dell’edificio. In questo modo hanno raggiunto tutti gli inquilini e sono rimasti con loro fino a quando non è stato possibile portarli a terra.
Solo verso le 4, domate le fiamme e, con l’ausilio dell’acqua, abbassata notevolmente la temperatura nelle scale dell’edificio dove si era creato l’effetto camino, i vigili del fuoco hanno portato uno alla volta in salvo gli inquilini. Primo ad essere portato all’esterno e poi nell’area di soccorso allestita dal 118 di Milano un anziano uomo, poco dopo due fratellini con i genitori e infine un disabile. Tutti sono stati trasportati negli ospedali della zona per controlli. La situazione è tornata alla calma verso le 6, quando parte degli inquilini ha fatto rientro in casa mentre le quindici famiglie sfollate sono state ospitate da amici e parenti.
di Massimiliano Saggese
PROVINCIA
«Stasi alè, alè», allo stadio cori choc sull'omicidio di Garlasco
Una partita di calcio, girone provinciale del campionato Allievi. In campo due squadre di ragazzi di età tra i 16 e 17 anni: il Garlasco - padrone di casa - contro il Motta Visconti, che si contendono il titolo della classifica del girone A, nell'ultimo e decisivo incontro. Sana tensione in campo e sugli spalti, finché dalle fila dei tifosi della squadra ospite si leva un coro che raggela molti dei presenti: «Alberto salta il cancellino, uccidi Chiara con il coltellino. Stasi alè alè». Ovvio il riferimento all’omicidio della studentessa Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nell'agosto 2007, e ad Alberto Stasi, il principale indiziato. A riportare quello che molta parte del pubblico ha sentito, nel finale di partita, durante i festeggiamenti per la vittoria del Motta Visconti - la partita è finita 2-1 - è Anna Mangiarotti su La Provincia Pavese. Allenatori e dirigenti della squadra hanno minimizzato, negando che ci siano stati cori offensivi o imputandoli a «tifosi isolati».
Ma quello che voleva essere un banale sfottò per il sorpasso, si è trasformato in una vicenda odiosa, che rischia di finire davanti alla magistratura. Il Garlasco è ora in attesa del referto arbitrale: «Valuteremo segnalazioni agli organi disciplinari sportivi e alla magistratura - dice Francesco Santagostino, consigliere comunale d'opposizione e e dirigente regionale della Lega dilettanti, oltrechè dirigente della squadra -. Non puntiamo ad ottenere qualcosa sotto il profilo sportivo. Siamo abituati a ottenere sul campo le nostre vittorie.
Quello che è intollerabile è l'offesa alla memoria di Chiara, alla famiglia e al nome della nostra città». Anche il sindaco uscente della giunta di centrosinistra (si vota anche qui il 15 e il 16 maggio), Enzo Spialtini, ha espresso «la rabbia di un’intera città per la deprecabile imbecillità di chi ha avuto il coraggio di pronunciare in pubblico certe frasi». E intanto valuta l'ipotesi di presentare denuncia a nome dell'intera comunità contro i responsabili dei cori. D'accordo ad appoggiare un'azione per difendere il nome della cittadina pavese anche Santagostino: «E' inaccettabile sentire sul campo riferimenti ingiurioso alla morte violenta di Chiara Poggi, assassinata nella sua casa di Garlasco. Ed è inaccettabile anche il richiamo al presunto ruolo che avrebbe avuto nel delitto il fidanzato di Chiara, già assolto nel processo di primo grado».
A. D. G. da il Corriere della Sera
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