giovedì 24 giugno 2010

Trezzano - La Maflow diventa polacca. Tensione tra carabinieri e lavoratori che bloccano la Vigevanese per non perdere la cassa integrazione.

Non smettono di lottare. In inverno hanno sfidato il gelo, ora che è arrivata l’estate non si lasciano scoraggiare dal caldo e dal sole. Sono i “soliti” lavoratori della Maflow, azienda metalmeccanica trezzanese che produce componenti per auto. Oggi pomeriggio hanno bloccato la nuova Vigevanese (nei pressi della sede della fabbrica) per poco meno di due ore per protestare contro il blocco della cassa integrazione e per ribadire e non far dimenticare la propria situazione disagiata.
 La loro, fin da gennaio, è stata una battaglia difficile e faticosa. Come i mesi passati sul tetto dell’azienda, o il viaggio a Monaco per incontrare i dirigenti della Bmw, e i tanti presidi davanti alle sedi milanesi della casa automobilistica tedesca, gli incontri con la Regione, la protesta perfino alla Stazione centrale di Milano.
Oggi pomeriggio l’ultima sfida, seduti sull’asfalto cocente della Nuova Vigevanese nonostante i tentativi di impedire l’occupazione della strada da parte dei carabinieri, con cui si sono verificati alcuni momenti di tensione, con qualche spinta...


Alla fine però i lavoratori hanno avuto la meglio e la strada è rimasta bloccata fino alle 15.45.
E durante il blocco è arrivato anche il sindaco Giorgio Tomasino che ha voluto essere informato sugli ultimi sviluppi della situazione: “La cassa integrazione è scaduta a maggio, aspettavamo dal ministero la firma del decreto per il proseguimento, come ci avevano promesso, ma non è stato fatto ed ora siamo senza lavoro e senza una lira”, hanno spiegato i lavoratori, preoccupati anche per l’incertezza sui due possibili acquirenti della multinazionale.
E qualcuno si è anche lamentato per la discriminazione nei turni di lavoro. Da quando è iniziata la cassa integrazione e la protesta dei lavoratori, la produzione non si è fermata completamente e, a turno, c’è chi lavora e c’è chi resta fermo. “Un nostro collega, categoria protetta, non è mai stato chiamato”, denunciano, “questo non è giusto”. “Lo chiameremo quando sarà in grado di lavorare”, la risposta del direttore del personale.

Il pomeriggio poi ha avuto una svolta positiva. Mentre gli azzurri del calcio deludevano in campo, la protesta dei lavoratori della Maflow dava i suoi frutti: “Alle 16.30 ci ha chiamato il prefetto di Milano”, ci ha spiegato pochi minuti fa Massimo Lettieri della Rsu, “assicurandoci che al ministero hanno firmato la cassa integrazione e abbiamo qui il decreto”. Insomma, è andata bene.
È arrivata inoltre un’altra notizia. La Maflow ha finalmente una nuova proprietà: “Ci è arrivato un comunicato da parte del commissario: l’azienda è stata acquistata da un gruppo polacco, la società Boryszew”.
Inizia ora un nuovo capitolo, tutt’altro che semplice e scontato: "Ora si tratta di verificare i contenuti del piano industriale e le ripercussioni sociali di alcune scelte”, ha dichiarato il sindaco, “per questo intendo avviare una serie di consultazioni istituzionali, affinché si possa verificare insieme un percorso per mettere in campo misure di protezione sociale che limitino il più possibile i riflessi negativi sui lavoratori e sulle loro famiglie”.
 Secondo quanto riferito da Lettieri il piano industriale del gruppo, prevede il mantenimento di soli cinquanta operai circa (su 330 dipendenti): “Vuol dire che cominceremo altre battaglie”, conclude Lettieri.
Un caso più unico che raro, decisamente in controtendenza con le aziende che scelgono di andare all’estero. E mentre la Fiat punta sulla Polonia, la Polonia investe a Trezzano sul Naviglio. 

1 commento:

  1. intanto a un international courier sono stati pagati milioni di euro......

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