martedì 11 maggio 2010

Buccinasco - Gli orti non hanno frontiere per i disabili

Claudio Caporale, il presidente dell’associazione Orti ecologici “Naviglio Grande” ne aveva parlato al nostro settimanale fin dallo scorso settembre, in occasione di un pranzo organizzato per alcuni ragazzi con disabilità e ora il progetto muove i primi passi.
“Orti senza frontiere”, così è stato definito il felice connubio tra orti e disabilità, un’idea – come ci ha confessato Caporale – nata in realtà vent’anni fa grazie ad un disabile che si chiedeva se un giorno sarebbe stato possibile anche per lui occuparsi di piante o comunque di un’attività quotidiana come tutti gli altri cittadini. Ora a Buccinasco sarà possibile: da martedì prossimo alcuni ospiti dell’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone e dell’Istituto Don Gnocchi di Milano, trascorreranno un pomeriggio a settimana in via degli Alpini prendendosi cura, insieme agli ortisti volontari, di alcuni orti dedicati proprio a loro...



Il progetto, sostenuto anche dal Comune, è nato grazie alla collaborazione con la Navigli Lombardi scarl e attende fondi regionali per completare il superamento delle barriere architettoniche: “Verranno inseriti dei bancali che possano servire da vasi su cui inserire la terra in modo che i disabili anche in carrozzina riescano a dedicarsi alla coltivazione delle piante”.
“Abbiamo aperto una strada”, ha detto il sindaco Loris Cereda presente all’inaugurazione del progetto martedì 11 maggio, “a partire dagli orti si può creare una città fruibile per tutti. Noi siamo per la politica del fare ed è giusto che tutti ne abbiano la possibilità”.
L’importanza delle pari opportunità è stata sottolineata anche da Antonio Celsi del Don Gnocchi: “Le strutture devono essere pensate per essere fruite da tutti”. Agli orti anche i disabili avranno la possibilità di coltivare piccoli ortaggi, cimentandosi in un’attività pratica e quotidiana che offrirà loro anche un’altra occasione fondamentale, ossia l’incontro e la socializzazione con gli altri.
“Vogliamo garantire anche alle persone più disagiate il miglior livello possibile di qualità di vita”, ha affermato Manuela Picozzi della Fondazione Istituto Sacra Famiglia, “intervenendo sulla prevenzione del deterioramento e involuzione delle competenze possedute, sul mantenimento e recupero delle competenze residue e sul potenziamento delle abilità di autonomia personale, naturalmente in misura diversa rispetto al singolo paziente”.
“Occorre abbattere non solo le barriere architettoniche ma anche quelle psicologiche”, ha sottolineato Danièle Nicolas Citterio di A.N.I.R.E., partner dell’iniziativa che da anni applica con successo l’ippoterapia, la Sacra Famiglia e l’Istituto Don Gnocchi: “È importante quindi avere la possibilità di aprirsi all’esterno, inoltre un’attività di facile accesso come questa permette anche ai disabili mentali di imparare le regole di vita sociale, fondamentale per un loro inserimento lavorativo”.

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