Riceviamo da una lettrice e pubblichiamo - Chiamo i carabinieri, mentre assisto in diretta, da una finestra di casa mia, all’apertura forzata di un’auto parcheggiata sotto casa da parte di un delinquente e della sua ragazza. “Ci pensiamo noi, signora”. Piove, e insieme all’acqua se ne vanno anche l’auto e il suo ignoto proprietario, gabbato dall’ennesimo atto vandalico cui assistiamo impotenti nel nostro quartiere negli ultimi tempi. Dei carabinieri, nemmeno l’ombra. Il ragazzo, oggi, si bacia al parco con la sua ragazza.
Le sei di mattina. Uno strano crepitio attira la mia attenzione di mamma insonne. Mi affaccio e trovo due auto in fiamme che scoppiettano beatamente sotto la mia finestra. Chiamiamo i soccorsi. Un’auto, la riconosco, è della mia vicina di casa. Una coppia appena sposata, di Lecce, con una bimba di un anno a rallegrare la loro unione. Hanno scelto Milano per dare un senso alla loro vita. E cosa trovano? Non solo, non tanto l’auto incendiata da un piromane recidivo, ma l’indifferenza assoluta. Dopo una settimana, il pezzo di strada incendiato non è stato ancora bonificato. Le auto faticano a parcheggiare, i pedoni faticano a respirare e a passare con i passeggini...
Telegiornale delle 20, RAI Uno. Il giornalista che conduce il programma avverte i telespettatori che le immagini violente che andranno in onda “devono servire a far sì che cose del genere non accadano più”. Appena in tempo, allontano mio figlio dalla tv – tra anni di ingenuità e innocenza che si fatica a salvaguardare – e mi appare un’INSEGNANTE impegnata a violentare di botte, calci e pugni degni di un boxeur professionista un suo giovanissimo allievo. Rimango paralizzata davanti a tale gratuita violenza. Ma soprattutto davanti al modo in cui è stata gestita la notizia. Ma perché sono costretta a “subire” queste immagini? Di chi è la responsabilità? Mia? Lo scandalo non è tanto in ciò che è successo, ma in ciò che non è stato fatto perché non accadesse. E che non si farà. Quale tutela abbiamo noi profani e normali cittadini? Abitanti di città violente, in continuo disagio, in continua trasformazione. Dove chi fa il proprio dovere è penalizzato, e non è ascoltato. Mentre chi sbaglia, conduce la sua vita in tranquillità, sotto la pioggia anomala di questi giorni, o sotto un banale sole di maggio. Di chi è la responsabilità? Mia, che mi devo anche curare di proteggere mio figlio dai servizi del telegiornale?
Lorena Lilla
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