venerdì 23 aprile 2010

Provincia - No all’inceneritore, la sollevazione dei Comuni del Parco Sud / parte1

Contro l’ipotesi della Regione, reazione bipartisan di amministratori e società civile. Le reazioni a Pieve e il particolare dibattito rozzanese, con il ritorno di “scheletri” da armadi chiusi nel 1997




L’eterogeneo fronte del no
Sabato 24 aprile, ore 15, presso l’area circense di via Marcora, Opera. Questo è il nuovo appuntamento che si è dato il fronte del no all’inceneritore nel Parco Sud. Un fronte che si sta allargando ogni giorno di più e che vede l’adesione di numerose associazioni, ambientaliste e non, ma soprattutto di sei Amministrazioni comunali: quelle di Opera, Rozzano, Pieve Emanuele, Basiglio, Locate di Triulzi e Casarile. I Comuni che maggiormente sarebbero coinvolti se i propositi della Regione si concretizzassero portando l’impianto nell’area al confine tra Milano, Opera e Rozzano.

Il caso è esploso ormai due settimane fa, quando è trapelata la notizia che A2A, la ex-Amsa, aveva depositato al Pirellone un progetto che individuava l’area nel Parco sud come sede per la realizzazione dell’impianto, necessario a sostenere le crescenti esigenze di smaltimento rifiuti della Provincia di Milano ed in particolare del suo capoluogo. E a nessuno è sfuggita la tempistica del deposito, a pochi giorni dalla conclusione delle elezioni: un annuncio del genere in campagna elettorale non sarebbe certamente stato una buona pubblicità per Roberto Formigoni ed il centrodestra, almeno nelle aree interessate. Solo la prima di una lunga e controversa serie di vivaci reazioni da parte del mondo della politica. La Lega nord, a livello regionale, provinciale e comunale, si è immediatamente smarcata dalla decisione degli alleati del Pdl ed ha intrapreso una decisa battaglia per tutelare il territorio del Parco sud, che sta ovviamente provocando frizioni e malumori sia al Pirellone che a Palazzo Isimbardi. Ma anche nei Comuni guidati da Giunte di centrodestra ci sono prese di distanza, di intensità diversa a seconda dei casi, rispetto all’orientamento manifestato dalla Regione.
A sinistra il fronte del no è chiaramente compatto, pur con un certo inevitabile imbarazzo quando viene fatto presente che a togliere il vincolo di tutela al Parco sud fu proprio l’allora presidente della Provincia del Pd Filippo Penati (atto compiuto obtorto collo pena la caduta della Giunta sul piano rifiuti, ma tant’è). 

“I nostri cittadini
vogliono vivere, non morire”
Lunedì 12 aprile, a mezzogiorno, Ettore Fusco, sindaco leghista di Opera, Massimo D’Avolio e Severino Preli, sindaci di centrosinistra di Rozzano e Locate Triulzi, e Rocco Pinto, primo cittadino di centrodestra di Pieve Emanuele, si sono trovati nell’area adiacente all’abbazia di Mirasole, non lontano dal sito individuato da A2A, per marciare in fascia tricolore e piantumare un giovane acero come simbolo della protesta contro l’inceneritore.
Con loro anche due leghisti, il deputato Marco Rondini e Davide Boni, assessore regionale al Territorio, ed i consiglieri provinciali del Pd Penati e Matteo Mauri, ma anche il consigliere regionale Pdl Alessandro Colucci.
“Siamo tutti concordi – ha dichiarato D’Avolio – nel dire no alla realizzazione dell’inceneritore in una zona agricola e lo abbiamo ribadito nei rispettivi consigli comunali. Chiediamo al presidente della Provincia di Milano di intervenire affinché possa salvaguardare e tutelare questo territorio trovando una soluzione alternativa insieme ai sindaci dei Comuni dell’area metropolitana. Non siamo contrari a priori alla realizzazione di un inceneritore nella provincia di Milano – ha aggiunto il sindaco rozzanese – ma certamente il luogo più idoneo per un impianto di questo genere non è il Parco Agricolo. Questa ipotesi è il frutto della politica autonoma del Comune di Milano che, attraverso le sue aziende, pretende di realizzare questo intervento senza concertarlo con gli Enti Locali interessati”.
“La viabilità locale – è stato il commento di Fusco – non è sufficiente a supportare un simile impianto e poi nel Parco Agricolo Sud Milano un inceneritore minerebbe gravemente l’economia del nostro territorio. Inoltre le abitazioni sono troppo vicine al possibile impianto e questa è già una buona ragione per affermare che i nostri cittadini vogliono vivere, e non morire”.

Identikit
di un termovalorizzatore
Ma che cos’è esattamente un inceneritore, perché è così necessario e perché fa così paura? Si tratta di impianti utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti non riciclabili (principalmente quelli solidi urbani) mediante un processo di combustione ad alta temperatura che produce gas, ceneri e polveri. Il calore sviluppato può essere però recuperato ed utilizzato per produrre vapore, che può a sua volta essere impiegato sia per la produzione di energia elettrica sia come vettore di calore, ad esempio con il teleriscaldamento. In Europa sono oltre trecento gli impianti esistenti, molti dei quali in Francia, Germania e Svizzera, alcuni rea-lizzati in contesti urbani come quelli di Vienna e Parigi. In Italia si trova l’inceneritore più grande di Europa, quello di Brescia. Ma per il nuovo impianto della provincia di Milano il modello di riferimento è Silla 2, nell’area di Rho. Un termovalorizzatore che annualmente brucia 450mila tonnellate di rifiuti, ricavandone 375mila megawatt ora di energia elettrica e 62mila megawatt ora di energia termica. Ampliare le capacità di termovalorizzazione della provincia è da tutti gli osservatori giudicato vitale per riuscire a gestire le crescenti esigenze del territorio e per evitare lo spettro di disastri come quello della Campania. Ma i pareri si dividono tra chi vorrebbe potenziare gli impianti esistenti (quello di Sesto San Giovanni in primis) e chi vorrebbe realizzarne uno completamente nuovo.

Pro e contro a confronto
L’inquinamento del territorio ed i rischi per la salute sono i principali argomenti contro l’inceneritore. Le scorie prodotte dall’impianto possono pregiudicare le falde acquifere, il suolo e l’aria. Le emissioni di diossina e polveri sottili hanno una correlazione piuttosto fondata con alcune patologie tumorali. Per funzionare efficientemente, un inceneritore richiede poi un continuo apporto di grandi masse di rifiuti, che si traducono in un costante traffico di automezzi pesanti diretti verso l’impianto. Anche dal punto di vista economico, la presenza di un termovalorizzatore sul territorio può incidere negativamente, facendo diminuire almeno del 10 per cento il valore degli immobili.
Tenendo a modello l’esperienza di Silla 2, i fautori del sì all’inceneritore possono per contro portare quali argomentazioni favorevoli, il controllo diretto e continuo con analisi periodiche sulle emissioni, le ispezioni e le verifiche di un comitato tecnico scientifico. Ma non solo: l’altezza del camino, 120 metri, dovrebbe essere tale da disperdere molto lontano i fumi residui e ci sarebbero poi tutta una serie di ragioni economiche e, a detta dei progettisti, persino ambientali. Con la produzione di calore ed energia da utilizzare per la rete elettrica o di teleriscaldamento, infatti, diminuirebbe l’utilizzo delle più inquinanti centrali a gas e carbone e si potrebbero mandare in pensione circa 20mila caldaie a gasolio e metano, producendo energia elettrica per 100mila famiglie e riscaldamento per 30mila appartamenti. Si ridurrebbero così anche le emissioni di gas serra (circa 80mila tonnellate all’anno di Co2 in meno) e l’utilizzo di petrolio per altre 87mila tonnellate. Scontata la progettazione di opere di compensazione ambientale e mitigazione paesaggistica.


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1 commento:

  1. Però la domanda principale dovrebbe essere: serve il cancro-valorizzatore ? Si o No?

    Se non è indispensabile perchè costruirlo?

    Non è vero quanto affermate rispetto al suo utilizzo, cioè non brucia "solo" dei rifiuti che non si possono riciclare in alcun modo, altrimenti non avrebbe abbastanza rifiuti da incenerire, al contrario ha bisogno di una raccolta differenziata fatta male come quella di Milano e Rozzano in modo da avere abbastanza rifiuti ricchi di "calorie"!

    Non è nemmeno vero che produce energia e quindi ha un effetto positivo sulla generazione di CO2, questo perchè è più quella che produce che quella che si evita di produrre.

    Non è nemmeno vero che conviene economicamente, infatti, come master plan è sostenibile solo grazie ai contributi pubblici (cip6 + fondi regionali e provinciali).

    Rino Pruiti
    Consigliere comunale
    Uniti per Buccinasco
    Buccinasco MI
    www.rinopruiti.it

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