lunedì 19 aprile 2010

Cesano - Scacchi: grande passione ma non le scuole del territorio ai campionati studenteschi

Cinque province lombarde, 270 studenti, altri 50 iscritti per i tornei open, 4 arbitri internazionali. E questi sono “solo” i numeri della fase regionale dei giochi studenteschi di scacchi svolta a Cesano Boscone mercoledì 14 aprile, presso la tensostruttura del centro sportivo Cereda.
Sono numeri che già di per sé rivelano sia la grande importanza della manifestazione cesanese, da record, sia la rilevanza di uno sport esclusivo, perché impegnativo, misterioso per i profani, fatto di intelligenza e strategia. A Cesano, con il contributo dell’Amministrazione e grazie all’associazione dei Giovani Scacchisti Cesanesi – una creazione del professore Francesco Carvelli – si sono incontrate le scuole, quelle in cui si crede che gli scacchi aiutino i ragazzi a costruirsi un modo di ragionare. Peccato che nessuno degli istituti – provenivano da Milano, Mantova, Monza, Como e Bergamo – fosse del nostro territorio. Che, pure, di appassionati di scacchi è ricco, come dimostra l’attivissima associazione cesanese di cui fa parte, per esempio, Marco Massironi, 23 anni, campione di scacchi oltre che istruttore (e studioso, guarda caso, di matematica all’università): “Ho cominciato a giocare alle medie con il professore Carvelli (oggi in pensione, ndr) che mi ha trasmesso la passione per questo gioco ed io più vincevo, più mi appassionavo”, ci ha raccontato...



Oggi i ragazzi cominciano prima, come ci ha confermato Paolo Collaro delle Federazione regionale: “A Cesano in questa edizione abbiamo raggiunto il record assoluto di presenza di bambini delle elementari e questo dimostra che il movimento è in crescita e negli ultimi tempi cresce soprattutto la presenza femminile”.
A questo proposito, notiamo una separazione tra maschi e femmine: “Non in tutti i tornei, anche qui ci sono partite miste”, ci spiega Collaro, “ma soprattutto da piccoli tendiamo a non far scontrare le bambine con i bambini perché nei maschi prevale più l’aggressività e la competitività, nelle femmine la sensibilità e quindi potrebbero essere intimorite dagli avversari”.
D’altra parte, secondo noi, si tratta soprattutto di una questione culturale, perché, come in tante altre discipline, le donne negli scacchi sono più giovani, storicamente erano escluse dai tornei ufficiali, così come dai caffè e dai circoli quando gli scacchi divennero ufficiali. Le scacchiste, insomma, sono una piccola minoranza nel mondo degli scacchi. Tuttavia, la partecipazione di giovani talentuose sta diventando consuetudine.



La leggenda degli scacchi
Scopriamo consultando Wikipedia che l’origine degli scacchi, giusto per mantenere quell’aura di mistero che ci pare peculiare di questo sport e dei suoi giocatori, è legata ad una leggenda lontana che ci parla di re indù, bramini e numeri a venti cifre.
Si narra che un re indù, di nome Iadava, vinse una grande battaglia per difendere il suo regno, ma per vincere dovette compiere un'azione strategica in cui suo figlio perse la vita. Da quel giorno il re non si era più dato pace, perché si sentiva colpevole per la sua morte, e ragionava continuamente sul modo in cui avrebbe potuto vincere senza sacrificare la vita del figlio: tutti i giorni rivedeva lo schema della battaglia, ma senza trovare una soluzione. Tutti cercavano di rallegrare il re, ma nessuno vi riusciva. Un giorno si presentò al palazzo un bramino, Lahur Sessa, che gli propose un gioco che aveva inventato: il gioco degli scacchi. Il re si appassionò a questo gioco e, a forza di giocare, capì che non esisteva un modo di vincere quella battaglia senza sacrificare un pezzo, ovverosia suo figlio. Il re fu finalmente felice, e chiese a Lahur Sessa quale ricompensa egli volesse: ricchezze, un palazzo, una provincia o qualunque altra cosa. Il monaco rifiutò, ma il re insistette per giorni, finché alla fine Lahur Sessa, guardando la scacchiera, gli disse: «Tu mi darai un chicco di grano per la prima casella, due per la seconda, quattro per la terza, otto per la quarta e così via». Il re rise di questa richiesta, invece facendo i calcoli risulto che il brahmino chiese in effetti 18.446.744.073.709.551.615 (18trilioni 446biliardi 744bilioni 73miliardi 709milioni 551mila 615) chicchi di grano. 


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