venerdì 23 aprile 2010

Provincia - No all’inceneritore, la sollevazione dei Comuni del Parco Sud / parte2


Il dibattito rozzanese

Vecchi scheletri nell’armadio sono tornati di attualità nel dibattito rozzanese sull’inceneritore, che ha assunto connotazioni particolari rispetto agli altri Comuni. A dare fuoco alle polveri, la raccolta firme avviata dall’Italia dei Valori contro l’impianto. E fin qui niente di strano. La polemica è stata innescata da alcune dichiarazioni del coordinatore cittadino Emilio Mastropaolo: “Il rischio che la Regione voglia fare nel Parco sud l’inceneritore è in parte anche responsabilità del sindaco di Rozzano, che, con la messa in opera del teleriscaldamento e con un atteggiamento non fortemente contrario, ha creato le premesse perché ciò si concretizzasse”.
Il teleriscaldamento, applicazione verde sulla quale Rozzano ha recentemente deciso di puntare forte, è infatti uno degli ambiti di utilizzo più comuni per il calore prodotto dagli inceneritori. Ed il sospetto che le due cose siano collegate è stato avanzato in Consiglio comunale anche da Marco Parma, Aria pulita: “Nessuno mi toglie dalla testa – questa la sua accusa – che, dietro le quinte e senza distinzione di orientamenti politici, si sia lavorato a lungo per realizzare questo intreccio politico-affaristico, che per i soliti  noti costituirà una durevole fonte di guadagno, alle spalle degli ignari cittadini, sulle cui spalle ricadranno soltanto i danni di  queste scelte: l’inquinamento atmosferico, i danni alla salute, l’incessante andirivieni dei camion della spazzatura”.

A rispondere ad entrambi è stato l’assessore Stefano Apuzzo che, anche in qualità di presidente dell’associazione Amici della Terra Lombardia ha chiarito di non essere contrario di per sé agli impianti di termovalorizzazione, ma che non può essere il Parco sud ad ospitare tale intervento. In merito ai dubbi di Parma, Apuzzo ha ribadito che l’estensione della rete di teleriscaldamento non significa affatto che l’Amministrazione rozzanese ha voluto porre le basi per l’arrivo di un inceneritore.
La risposta a Mastropaolo ha quindi portato alla comparsa di quegli scheletri nell’armadio di cui sopra.

1997: scheletri nell’armadio
La consigliera Mariarosa Malinverno, aderente di recente all’Italia dei Valori – recita un documento ufficiale firmato da Apuzzo assieme all’assessore Ciro Piscelli ed al consigliere Marco Masini –, oggi si proclama acerrima nemica del termovalorizzatore nel Sud Milano. Purtroppo per lei e per la rara dote della coerenza, quando rivestiva la carica di sindaco, diede incarico formale per uno studio di fattibilità per un termovalorizzatore a Rozzano, studio del costo di 400 milioni di lire. Troviamo surreale e curioso che l’ex-sindaco che voleva costruire l’inceneritore a Rozzano, oggi si schieri contro l’impianto in territorio di Milano solo perché si trova all’opposizione”.
I fatti citati da Apuzzo risalgono agli anni dal 1996 al 1998: decisiva fu l’opposizione di Rifondazione comunista, allora come oggi in maggioranza, nel far desistere l’Amministrazione allora guidata dalla Malinverno a proseguire su tale strada. La diretta interessata si è difesa anche in Consiglio comunale lunedì 12 aprile, ricordando che si tratta di vicende di oltre dieci anni fa e che nel corso del tempo ha potuto maturare posizioni diverse, anche grazie alle maggiori informazioni oggi disponibili in merito: “Insomma – ha concluso –, sbagliare è umano, ma perseverare nell’errore sarebbe diabolico”.
Nella seduta successiva, quella del 19 aprile, la Malinverno è poi passata al contrattacco con ulteriori dettagli: la scelta di tastare il terreno per un inceneritore in territorio rozzanese nel 1997 sarebbe stata accompagnata da diverse perplessità, che lo studio di fattibilità rafforzò convincendo la Malinverno a desistere. 
“Per evitare equivoci – ha ricordato l’ex sindaco – avocai a me la valutazione complessiva, e questa cosa fu a tal punto mal digerita che entrai in rotta di collisione sia con il Pds provinciale sia con l’allora assessore alla partita del Comune di Rozzano, l’attuale sindaco Massimo D’Avolio. Questi, allora, ritenne una mancanza di fiducia nei suoi confronti l’aver avocato a me lo studio di fattibilità, tant’è vero che non vi fu nessuna firma di nessun documento nonostante si fosse in piena emergenza rifiuti a Milano”.

Voci fuori dal coro a centrodestra
Non hanno preso parte alle votazioni di due appositi ordini del giorno in Consiglio comunale (uno, respinto, era firmato da Igino Gabriele, Sinistra unita, l’altro, approvato dalla maggioranza, era espressione della Giunta) perché ritenuti entrambi puramente demagogici. Gli esponenti del Pdl rozzanese hanno una linea a sé per quanto riguarda l’inceneritore, come spiega Pietro Moro: “Almeno, la mozione di Gabriele presentava delle indicazioni, seppure non condivisibili, quella della maggioranza nemmeno quelle. Non abbiamo partecipato al voto anche perché nelle sue dichiarazioni il sindaco non è che si dimostri contrario all’inceneritore, semplicemente lo vuole costruito da un’altra parte. L’utilizzo degli inceneritori come pratica di smaltimento può essere criticata soprattutto per l’idea sbagliata che trasmette, e cioè che sia più semplice sbarazzarsi dei rifiuti bruciandoli anziché valorizzarli. In realtà, agendo sulla prevenzione, la riduzione dei consumi e dei rifiuti e la raccolta differenziata, è facile dimostrare non solo che l’intero processo di riciclo è assolutamente più rispettoso dell’ambiente e della salute, ma anche economicamente più conveniente.
A Rozzano tutto questo tuttavia  non accade ed anzi si chiede al cittadino di pagarsi gli strumenti per differenziare. Nessuno ha spiegato, per concludere, cosa dobbiamo o possiamo farne dei rifiuti che la nostra collettività  produce, se non scaricarli sulle altre comunità. Si tratta  di un no a prescindere”.
Trasparenza e concertazione nelle scelte con i cittadini sono state le richieste del centrodestra, congiuntamente con la proposta di promuovere un convegno informativo con esperti tecnici e scientifici (è stato fatto anche il nome di Umberto Veronesi), ma l’indicazione degli esponenti del Pdl non sembra aver fatto breccia nella maggioranza.
“Evidentemente – ha commentato Moro – è più facile contare sull’ignoranza, nel senso di non conoscenza, e indirizzare le masse con motivazioni terroristiche. È evidente che se gli esperti dovessero dare indicazioni per cui la nocività di un impianto simile può produrre dovremmo mettere  in atto tutte le misure legittimamente possibili per contrastarne il suo insediamento”.

Il fronte pievese
Anche il sindaco di Pieve Emanuele Rocco Pinto ha dichiarato ufficialmente la sua posizione contraria all’inceneritore, ricordando come già da oltre un anno avesse reso manifeste le sue idee in proposito: “In generale non siamo contrari all’inceneritore come risoluzione del problema rifiuti, ma quello che non condividiamo è il sito, la localizzazione che sarebbe stata individuata in un’area che è già penalizzata per la mancanza di infrastrutture. Dobbiamo fare presente che la viabilità locale non è adatta a supportare un simile impianto. Vogliamo che questo problema venga discusso a tavolino e non accettiamo assolutamente nessuna imposizione esterna. Circa un anno e mezzo fa avevo chiesto ai sindaci oggi presenti alla manifestazione di firmare un protocollo d’intesa contro l’inceneritore nei nostri Comuni, perché già ravvisavo l’importanza di essere tutti concordi nella scelta al solo fine di preservare l’area verde del parco sud e la vivibilità del nostro territorio che soffre a livello di viabilità e di infrastrutture”.
Dalla coordinatrice del circolo cittadino del Partito democratico Paola Battaglia giungono quindi chiare indicazioni su possibili nuove mobilitazioni: “Il Pd pievese ricorda come sia stata forte la mobilitazione dei comitati e di tanti cittadini preoccupati già da dicembre 2008 per un progetto che il governo regionale riteneva indispensabile e funzionale alla soluzione dello smaltimento dei rifiuti, nella periferia a sud di Milano e praticamente ai confini del Parco Sud. Non è possibile costruire nel parco Sud Milano ciò che la città non desidera, come il depuratore, il carcere o l’inceneritore. In attesa degli sviluppi politici dei prossimi giorni, il coordinamento del circolo Pd di Pieve è pronto a mobilitare le coscienze civiche e politiche del nostro territorio su un argomento, quello dello smaltimento dei rifiuti, destinato a incidere negativamente sulla qualità della nostra vita con la soluzione prospettata di un inceneritore tra Opera e Rozzano. Sarà necessaria la massima attenzione su ogni notizia che riguarda la costruzione dell’inceneritore, essere pronti a partecipare ad ogni iniziativa che possa far pesare la nostra contrarietà a tale progetto, prendere coscienza e agire di conseguenza perché il problema è grave e interessa tutti coloro che vivono in zona”.
“Se sarà necessario – ha concluso la coordinatrice – il Partito democratico pievese è pronto a manifestare apertamente il proprio dissenso alla presenza di un impianto inquinante che per la popolazione produce esclusivamente disagi, con il coinvolgimento attivo dei cittadini, che potrebbe essere quella forza in grado di ribaltare la realizzazione del progetto”.  

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2 commenti:

  1. Sarebbe ora di smetterla di fare disinformazione ed alimentare il "catastrofismo" di maniera, tipico ed abituale delle lobby ambientaliste che non hanno neppure il buonsenso ed il buobngusto di guardare a cosa fanno i Paesi più avanzati di noi in Europa sull'argomento.
    Es. Germania, Svizzera, Francia, Danimarca, Austria, ecc. ecc. .... Ma è così difficile informarsi ed una volta tanto copiare da loro anzichè farsi condizionare e confondere le idee da questi personaggi (grillo docet ?).

    Al punto in cui è giunta la tecnologia di questi impianti è tale che le emissioni residue al camino di questi impianti sono inferiori (in termini di presenza di inquinanti) a quella che è la comune aria in prossimità degli impianti stessi !!!

    Vi è un interessante Studio promosso lo scorso anno da Federambiente ed elaborato dalle maggiori Università italiane (Politecnico di Milano, Bologna, ecc.) che hanno esaminato nel dettaglio il funzionmento dei modernissimi impianti di Brescia, Bologna e Milano e sarebbe utile che questi POLITICI locali si informassero e promuovessero conoscenza e cultura in merito, anzichè cavalcare demagogicamente il tema, per apparire attenti alle esigenze del cittadino.

    Nei moderni ed avanzati Paesi d'Europa, i rifiuti vengono si raccolti con la "differenziata" fino al 50% mentre l'altro 50% viene opportunamento termo-combusto, ottenendo spesso anche ulteriori benefici, come ad esempio il TELERISCALDAMENTO, eliminando così il notevole impatto inquinante degli impianti domestici (caldaiette varie) con un sicuro beneficio sia ambientale che economico.

    Certo che fare questo vuol dire cambiare metodo ed approfondire i temi, anzichè cavalcarli strumenalmente. Ti.Zi.

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  2. La lega nord è ambientalista?

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