venerdì 16 aprile 2010

La protesta dei sindaci contro il Patto di stabilità

Una manifestazione bipartisan


Nell’imponente corteo di fasce tricolori tra le vie del centro di Milano dello scorso 8 aprile, in prima fila era ben riconoscibile il sindaco di Basiglio Marco Flavio Cirillo. Ed il perché lo si intuisce: quella contro i vincoli del patto di stabilità è una battaglia che il primo cittadino di Milano 3 conduce con veemenza e da tempi non sospetti. Come lui hanno dimostrato di pensarla anche i quattrocento amministratori che hanno sfilato tra San Babila ed il palazzo della Prefettura rispondendo alla chiamata del presidente di Anci Lombardia, il sindaco leghista di Varese Attilio Fontana. Un manifestazione trasversale, che ha visto fianco a fianco sindaci del Pd, del Pdl e del Carroccio (ma non la “padrona di casa” Letizia Moratti, al centro per questo di qualche polemica). Consegnando simbolicamente la fascia tricolore al Prefetto Gianvalerio Lombardi, i primi cittadini hanno voluto porre l’attenzione sulle difficoltà a gestire i bilanci dei Comuni, tra i tagli del Governo centrale e i vincoli posti dalle normative europee, pensate per arginare le spese dissennate di certi amministratori con i soldi pubblici, ma che si trasformano in un boomerang per quei Comuni virtuosi con saldi in attivo che non possono essere concretizzati in servizi per la cittadinanza. Ed il Ministero dell’Economia ha aperto ad un tavolo.


Le proposte di Cirillo

“Anticipiamo il federalismo fiscale per i Comuni virtuosi, sinora penalizzati – ha proposto Cirillo –. E’ maturo il tempo perché una percentuale delle tasse pagate sui redditi (Irpef) dai cittadini e dalle imprese rimanga nelle casse del Comune per opere e servizi alla cittadinanza. Non stiamo parlando di una tassa aggiuntiva come l’addizionale Irpef (che Basiglio non ha mai applicato), ma di una ripartizione fra Stato e Comuni delle tasse che già il cittadino paga. La seconda proposta è di ritornare ai saldi di bilancio positivi come parametro per verificare la virtuosità dei Comuni, piuttosto che applicare le perverse regole comunitarie del Patto di stabilità. Una terza è lo sblocco delle somme accantonate dai Comuni, per poter pagare fornitori e imprese, allo scopo di dare ossigeno al sistema delle imprese, soprattutto piccole e medie, ormai in apnea”.

I casi di Bareggio e Cornaredo

Tra i protagonisti della manifestazione anche Monica Gibillini e Luciano Bassani, sindaci rispettivamente di Bareggio e Cornaredo, intervistati anche dal blog www.beppegrillo.it. Bassani ha sottolineato l’adesione bipartisan all’iniziativa, lanciando anche una precisa stoccata: “Qui non c’è destra o sinistra, ma solo le richieste del territorio. Chiediamo solo di poter fare gli investimenti e avere le stesse opportunità di spesa che hanno altri sindaci di altri Comuni. Sicuramente non del Nord…”. Particolare la posizione della Gibillini, recentemente autrice con la sua Giunta di uno sforamento piuttosto macroscopico del Patto, per una cifra vicina ai tre milioni di euro: “Questo sistema toglie il 60 per cento delle risorse ai Comuni, perché lo Stato deve dirottarle a ripianare i debiti con la Comunità europea. E così a noi è successo di sforare il patto, perché c’era la scuola dell’infanzia da ultimare e la sua consegna era possibile solo violando i vincoli. Questo ci costa un 30 per cento di riduzione dello stipendio per gli amministratori - ora percepisco 1.225 euro come un ex sesto livello del Comune -, meno trasferimenti statali ed il diniego per gli accessi ai mutui. Ci siamo organizzati per pagare doverosamente le sanzioni senza ridurre i servizi ai cittadini. Ma è un patto da rivedere”.


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