venerdì 18 giugno 2010

AIDS in India - Una mano tesa per la dignità della persona

Se penso alla parola AIDS la prima immagine che il mio cervello elabora è quella delle persone della pubblicità avvolti da un alone rosso che sempre più rapidamente vanno ad intaccare gli altri con l'alone azzurro trasformandoli in "ammalati". Anni '90, piena emergenza e diffusione della malattia. Ai tempi si credeva che questa pandemia potesse diffondersi in maniera esponenziale. Se penso invece a qualcosa di più recente (in fondo sono finiti da un bel po' gli anni '90) la mente diventa quasi "tabula rasa", se non per qualche comunicazione sociale trasmessa in tarda serata. Si percepisce questa malattia come una realtà ormai lontana da noi, quasi sconfitta, almeno nei Paesi ricchi.

Ma è davvero così?...

Alcuni dati della sola "nostra" Italia, forniti dalla dott.sa Patrizia Politi, medico e volontaria di Mani Tese: 160.000 i sieropositivi, di cui 22.000 presentano AIDS conclamato, con un 'età media intorno ai 36 anni. In aggiunta un dato preoccupante: il 25% dei sieropositivi non sa di essere ammalato...



Ma se i "numeri" dell'Italia sono allarmanti, e risulta chiaro quanto questa malattia sia tutto tranne che sconfitta, il vero problema è nei Paesi in cui i farmaci anti-retrovirali non arrivano con la stessa facilità agli ammalati e i sieropositivi diventano ben presto malati di AIDS.

San Giuliano Milanese, provincia di Milano. Una serata temporalesca di metà giugno (saranno le testimonianze, però, a tuonare in maniera più fragorosa) organizzata da Mani Tese, ONG presente da 45 anni nel "Sud del Mondo", per portare all'attenzione un problema tutt'altro che risolto: l'AIDS. In particolare l'occasione per conoscere un loro partner indiano, Father Jayabalan, che lavora in prima linea per aiutare le popolazioni dell'India, dove questa malattia è stata definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità "fuori controllo". Non è cosa semplice, del resto, in un Paese dove risiede 1/6 della popolazione mondiale occupando solo il 3% del territorio mondiale.

Una breve introduzione medica, a cura del dott. Roberto Grignani, medico e volontario del gruppo locale di Mani Tese, utile a capire quanto il virus HIV agisca in maniera subdola e le modalità di trasmissione con cui si propaga. Seguita dai numeri, davvero preoccupanti, a livello mondiale: 33,4 milioni di persone contagiate dal virus HIV (dati riferiti a dicembre 2008), di cui 2,2 milioni sono bambini sotto i 15 anni. 2,7 milioni di nuovi casi nel 2008 e di questi 430.000 sono bambini. E i dati dell'India, nello specifico: 2,31 milioni di malati (stima per difetto) di cui il 39% donne e il 3,5% bambini. Per quanto riguarda gli adulti le categorie maggiormente a rischio sono i tossicodipendenti, le prostitute, gli autotrasportatori (l'India ha una rete stradale sconfinata e i trasporti avvengono prevalentemente su strada) e infine i migranti: interi villaggi che vedono le proprie colture distrutte a causa dei monsoni e si spostano di regione in regione alla ricerca di lavoro e sostentamento. L'India ha il più alto numero di orfani causati dall'AIDS. E la discriminazione nei confronti delle persone sieropositive è una piaga sociale che aggrava ulteriormente il problema.

Padre Jayabalan fa parte del progetto NALAM - Network of Agency Liasoning on HIV Migrants - che riunisce 7 organizzazioni, 6 locali oltre a Mani Tese, impegnate nella promozione e qualità della vita delle persone sieropositive, malate di AIDS o colpite indirettamente dalla malattia e di immigrati a rischio nei 6 distretti dello Stato del Tamil Nadu. Progetto nato nel 2009, ma che ha avuto genesi già nel 2005 proprio da Mani Tese, che grazie ad un intervento sul luogo evidenziava tra i maggiori problemi del territorio proprio la piaga dell'AIDS.
I migranti sono appunto le persone maggiormente coinvolte nel progetto. Oltre alle ragioni economiche, di sostentamento primario, evidenziate precedentemente, si affiancano ragioni sociali per spiegare questi continui spostamenti: il dover trovare soldi per "la dote" da parte delle donne, la loro posizione estremamente debole all'interno della Società, che tra l'altro le scoraggia a spingere i partners ad utilizzare il preservativo e, per i malati, una forte discriminazione su diversi aspetti.
Le strategie d'azione del NALAM agiscono su 3 fronti: in primis il miglioramento delle condizioni di vita degli infetti, grazie ad un'attività di formazione all'interno delle comunità, alla creazione di gruppi di mutuo aiuto, un sostegno psicologico e medico, la formazione professionale e l'organizzazione di eventi per scardinare l'emarginazione nei confronti dei malati. Un rafforzamento delle "reti di sicurezza" per i migranti, attraverso gruppi di monitoraggio sugli spostamenti sia dei paesi di origine che di destinazione e un grande lavoro di relazione con i datori di lavoro che spesso e volentieri, come si è potuto vedere nello splendido reportage fotografico di Alessandro Brasile che ha chiuso la serata, vengono trattati alla stregua di schiavi sottopagati. Infine un'intensa attività per promuovere un clima positivo nei confronti dei malati grazie ad un rafforzamento delle reti sociali.
Padre Jayabalan ha raccontato la fatica nel creare un forte approccio comunitario per far arrivare "alla base" i benefici che il sistema sanitario nazionale non sarebbe mai in grado di realizzare e le difficoltà nel coordinare le organizzazioni sul territorio.

Le sfide per il futuro non sono poche e di facile risoluzione: la presenza costante del network sul territorio, convincere i migranti a frequentare i luoghi in cui migrano, combattere costantemente i sospetti da parte dei datori di lavoro nei confronti delle organizzazioni, creare un legame solido tra i paesi di provenienza e quelli di destinazione e soprattutto il costante pericolo della mancanza di fondi. In questo, bisogna fare un plauso al Comune di San Giuliano milanese e alla Provincia autonoma di Trento, che hanno creduto in questo progetto, sicuramente meno "altisonante" rispetto al costruire una scuola, un pozzo, una casa, ma altrettanto importante.

Del resto, cosa c'è di più prezioso che lavorare per costruire la dignità delle persone?...

1 commento:

  1. Un plauso anche a chi dedica dello spazio a queste notizie! Bravi e grazie.

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