venerdì 25 giugno 2010

Grande Città - Contro Tremonti le Regioni minacciano di restituire allo Stato poteri e competenze

Non solo i Comuni (come potete leggere in articoli pubblicati nel nostro blog nei giorni scorsi a proposito delle prese di posizione di alcuni sindaci e amministratori della Grande Città), ma anche, e forse soprattutto data la perentorietà della protesta, le Regioni scendono in campo contro la manovra Tremonti. Dalla Conferenza delle Regioni e Province tenutasi all’indomani dell’incontro con il ministro dell’Economia, emerge addirittura la possibilità che le Regioni si privino per loro stessa decisione dei poteri che sono loro conferiti. Una decisione comune e che vede gli Enti compatti ed unanimi: “Regioni ordinarie, e regioni e provincie autonome assieme” ha fatto sapere Vasco Errani, presidente della Conferenza...

Errani ha anche annunciato che verrà chiesta al più presto la convocazione straordinaria della conferenza Stato-Regioni e che il primo punto all'ordine del giorno sarà proprio l'accordo per la restituzione delle competenze.  
“Chiederemo un incontro al premier Berlusconi e ai presidenti di Camera e Senato per illustrare la nostra posizione e poi informeremo anche il presidente della Repubblica”.

Le competenze assegnate agli enti locali secondo quanto previsto dalla legge 112 Bassanini sono numerose e di notevole rilievo: trasporto pubblico locale, mercato del lavoro, polizia amministrativa, incentivi alle imprese, Protezione civile, servizio maregrafico, demanio idrico, energia e miniere, trasporti, invalidi civili, salute umana, opere pubbliche, agricoltura, viabilità e ambiente. Le regioni in buona sostanza abdicherebbero volontariamente in segno di protesta a tutte quelle competenze che costituiscono il cosiddetto federalismo amministrativo. Si tratta probabilmente del momento di crisi più acuto tra Regioni e Stato centrale fin dalla loro costituzione quando con l'elezione dei Consigli Regionali del 1970 le Regioni entrarono nelle storia istituzionale italiana.

“Noi vogliamo fare la nostra parte - ha chiarito Errani - anche sulla lotta agli sprechi. Vogliamo verificare i reciproci comportamenti, anche quelli virtuosi. Per questo è stato dato mandato alla struttura tecnica della Conferenza di costruire una maglia per verificare le diverse azioni che le singole Regioni portano avanti ed avere così una visione coerente delle politiche del mondo delle autonomie. Di fronte alla crisi ci sono due priorità: il contrasto alla crisi stessa e alla disoccupazione e l'erogazione dei servizi alle persone”.

1 commento:

  1. Non ci stanno le Regioni e forse hanno anche ragione.
    Nell’impostare la manovra con i tagli imposti dall’Europa il Governo ha cercato di scaricare le responsabilità. Una gli è riuscita benissimo: la non riassunzione per tre anni dei dipendenti pubblici (3 o 400.000 dipendenti); nessuno ne parla e nessuno o quasi si lamenta. Uno sfascio di tutta la P.A., se possibile ancor peggiore dell’attuale. A ridosso delle elezioni riassumeranno in cambio di voti, scaricando i costi sul futuro, in una struttura inefficiente e disastrata. La stessa politica della Grecia (you remember ?).

    L’altra pensata sono le Regioni alle quali tolgono il fiume di danaro che copre le spese a piè di lista, a cominciare dal buco più grosso: la sanità (che pudicamente il comunicato cita con il sinonimo “salute umana”).
    Il Governo dovrebbe rivoltare come un calzino la macchina della sanità che costa oltre 100 miliardi cento all’anno. Creare un sistema misto e competitivo, privatizzare gli ospedali e porli in concorrenza fra loro, con le assicurazioni che stipulano convenzioni (come avviene in molti paesi più ricchi e più efficienti di noi).

    Abbiamo politici con il coraggio di un coniglio neonato, che temono solo la perdita di audience. Non lo vogliono fare, lasciano tutto come prima, tagliano i “trasferimenti” e dicono alle Regioni: arrangiatevi!
    Queste sono congreghe formate quasi tutte da personaggi di nomina politica. Cosa ne sanno di amministrazione, di efficienza, di controllo dei costi (con le doverose e dovute eccezioni, che confermano la regola) ? Vogliono i soldi e basta.
    Pestano i piedi e strillano come bambini capricciosi ai quali viene negato il gelato.

    Siamo messi molto male e non si vede una via di uscita; solo una lenta inesorabile discesa verso il dissesto; un calo drammatico degli investimenti e della competitività, una diminuzione costante del tenore di vita medio.
    Come sempre pagheranno i più poveri.

    Catone il censore ?

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