martedì 15 giugno 2010

Ennesima puntata sulle tariffe postali per il non profit - Tariffe ridotte? Sì, ma per finta

C'è la legge, ma i prezzi non scendono: il perchè in un cavillo. Anticipazione dal magazine in edicola

Come il petrolio, così le tariffe postali. A salire fanno presto. Quanto poi a scendere, è un'altra faccenda. Così, dopo il blitz del primo aprile e dopo aver segnato un vero primato (meno di 24 ore per aumentare del 500%), ora le tariffe impiegano settimane e settimane a scendere. Poste spa (il 65% delle cui azioni è in mano al ministero dell'Economia) come gli speculatori dell'oro nero?...

Dalla prospettiva degli enti che anche in questi giorni vorrebbero spedire le loro comunicazioni sociali a tariffe contenute (0,14 al posto di 0,28 euro), verrebbe da dire di sì. Non sarebbe però corretto. Perché viene proprio dal governo l'appiglio al quale si è (prontamente) aggrappata l'azienda guidata da Massimo Sarni, ora in odor di ministero (si dice che sarà lui a sostituire Claudio Scajola). E l'appiglio è in una formula che più ambigua non si potrebbe.
Le tariffe postali agli enti non profit, si legge nel testo legislativo, «possono essere ridotte con decreto del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il ministro dell'Economia, sentita la Presidenza del Consiglio dei ministri». Quel «possono» introduce non un obbligo, ma - appunto - una possibilità. Che forse avrebbe trovato concretezza tramite un decreto che però è di là da venire. 

Lo Sviluppo economico è attualmente affidato a Silvio Berlusconi, che non ci metterebbe molto a «sentire» la presidenza del Consiglio o a consultarsi, visto anche il sempre forte feeling, con Giulio Tremonti. Difficile pensare però che lo farà in tempi brevi. Le prossime settimane saranno probabilmente impiegate a gestire gli effetti della manovra. Non resta che aspettare la nomina del successore di Scajola? Probabilmente sì. A meno che il premier prenda a cuore la faccenda, inviti gli uffici del ministero a procedere nella stesura del decreto attuativo (magari non dimenticando il "dettaglio" dei rimborsi promessi, ovvero la differenza tra il costo pieno e quello agevolato).

Da parte di Poste italiane c'è la rassegnazione di chi attende: «Non possiamo fare nulla senza decreto», fa sapere l'ufficio stampa. Certo, verrebbe da dire, visto che comunque prima o poi un titolare dello Sviluppo economico ci sarà (e dunque uscirà il decreto e sarà fatto il monitoraggio previsto dalla legge già approvata), si potrebbe avere un po' più di coraggio: sfidare la sorte e informare gli uffici periferici (quelli aperti al pubblico) che intanto si possono applicare tariffe ridotte.

da www.vita.it

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