Lo ha annunciato ai fedeli qualche settimana fa e c’è chi tra i parrocchiani già ne sente la mancanza. Perché don Lucio Galbiati, da nove anni parroco di San Giustino e attualmente anche decano col compito di coordinare ben tredici parrocchie dal punto di vista pastorale, da settembre lascerà il nostro territorio per trasferirsi in Valsassina.
Nelle valli lecchesi, non lontano dal luogo in cui è nato, è chiamato a formare una nuova comunità pastorale, quella di Maria Regina dei Monti, composta da ben cinque parrocchie.
Un cambiamento notevole, dagli affollati quartieri Lavagna e Giardino, tra Corsico e Cesano all’aria buona della montagna: “Dopo 9 anni in una parrocchia è abbastanza normale essere trasferiti”, ci spiega don Lucio, “mi è sempre capitato fin da quando sono sacerdote, dal 1978, perché in questo arco di tempo si ha la possibilità di impostare il lavoro e passare il testimone ad altri”.
Ma c’è un velo di malinconia negli occhi del sacerdote che nella sua parrocchia ha stretto legami, ricevuto stimoli, partecipato alla vita di una comunità che ha contribuito a far crescere...
Qual è il progetto più importante portato avanti in questi anni?
L’impostazione di una comunità pastorale tra le tre parrocchie cesanesi, il lavoro d’insieme che stiamo facendo con gli altri parroci di comune accordo. Un’impostazione che ho trovato già quando sono arrivato, i preti, infatti, si incontrano tutti i mesi, ed è cresciuta cercando di coinvolgere anche i laici.
Nella parrocchia di San Giustino?
Anche qui ho cercato di impostare un lavoro di ampio respiro coinvolgendo i laici adulti soprattutto nella gestione ordinaria della conduzione della parrocchia, anche in vista di una comunità pastorale: l’idea di fondo è che il laico acquisisca più consapevolezza e possa occuparsi di vari ambiti al posto del sacerdote. Un esempio importante è la costituzione del “gruppo festa” per la festa patronale sotto la direzione di laici: ricevute le indicazioni spirituali del parroco possono camminare da soli.
Anche Cesano quindi diventerà una comunità pastorale con un unico parroco?
È possibile, questa è la tendenza delle diocesi: l’orientamento è di avere un unico parroco con più coadiutori responsabili dei vari settori. Quest’anno, per esempio, gli oratori lavorano insieme, condividendo bambini e animatori. Quindi all’oratorio feriale di San Giustino partecipano anche ragazzi di San Giovanni Battista e Sant’Ireneo, perché sono divisi solo per fasce d’età.
Come decano qual è stato il suo impegno?
Ogni città si inserisce nella pastorale del decanato, il mio compito quindi è quello di coordinamento e semplificazione ma anche di sostegno alla singola parrocchia, lavorare insieme è importante. Noi abbiamo avviato un cammino impegnativo per individuare proposte pastorali per diversi ambiti, dalle fragilità alla malattia, alla casa, il lavoro, le nuove povertà, gli stranieri: viviamo nelle parrocchie ma anche sul territorio e dobbiamo fare ogni tentativo di leggere il territorio. Il decanato ha uno sguardo d’insieme e può suggerire attività e proposte pastorali.
È cresciuta la domanda di aiuto da parte delle famiglie?
Moltissimo, ai Centri di ascolto della Caritas le richieste sono raddoppiate in un anno. Cerchiamo di aiutare con gli alimenti e orientandoli verso i servizi sociali o altre strutture e il Fondo famiglia-lavoro. Fortunatamente l’abitudine di una collaborazione con il civile è cresciuta.
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