Si è svolta domenica 13 giugno la cerimonia di intitolazione della caserma dei carabinieri di via Leoncavallo alla memoria del maresciallo capo Stefano Piantadosi, medaglia d’oro al merito civile, a trenta anni da quel 15 giugno del 1980 nel quale il militare perse la vita nell’adempimento del suo dovere.
Piantadosi, nato in Campania nel 1936, fu nominato nel novembre del 1970 comandante della stazione dei carabinieri di Locate Triulzi, con giurisdizione anche su Opera e Pieve, svolgendo il suo compito con passione e brillantezza in territori all’epoca ancora più problematici di oggi. In dieci anni si trovò quotidianamente a combattere contro rapine, furti, occupazioni abusive, affrontò incidenti stradali, sui cantieri e persino un disastro ferroviario ed un disastro aereo...
L’ultima missione, quella che risultò fatale, in confronto, sembrava del tutto banale: si trattava di svolgere servizio di ordine pubblico per una competizione ciclistico ad Opera. Assieme al carabiniere in ferma breve Giovanni Motta, il maresciallo notò tra la folla un individuo sospetto, che esibì ai due carabinieri generalità false. Piantadosi predispose ulteriori accertamenti facendo accomodare l’uomo sulla vettura e dirigendosi verso la stazione di Locate.
Mentre Motta stava svolgendo la perquisizione, improvvisamente l’uomo estrasse una pistola sparando alla nuca del maresciallo, che morì sul colpo, e riuscì a darsi alla fuga. Ferruccio Zanoli, questo il nome dell’assassino, non è mai stato trovato e, come si scoprì solo successivamente, aveva già ucciso un guardiacaccia a Paullo nel 1952. Catturato e condannato a trent’anni, nel 1976 beneficiò di un permesso premio di sette giorni ma non fece mai ritorno nella casa di detenzione. Si persero le sue tracce, fino a quel tragico giugno del 1980.
Le spoglie del Maresciallo riposano accanto alla moglie Enrica, deceduta prematuramemente nel 1995, nel cimitero di Bernareggio.
“Sono circa due anni – ha spiegato il sindaco Rocco Pinto in occasione dell’intitolazione della caserma - che lavoriamo per raggiungere questo obiettivo che considero un gesto dovuto da parte dell’intera comunità pievese nei confronti di un uomo che ha sacrificato la propria vita per il lavoro e per la comunità presso la quale svolgeva il suo servizio d’ordine. Il lavoro, a cui era tanto dedito, lo ha sottratto alla propria famiglia, ai figli che all’epoca erano solo dei bambini e che oggi da adulti sono presenti alla cerimonia d’intitolazione organizzata per rendere omaggio al loro amato padre, esempio di virtù e di valoroso coraggio. La sua devozione al lavoro e il rispetto per i valori ad esso legati devono essere di esempio per tutte le nuove generazioni”. Alla cerimonia, oltre ai familiari del maresciallo, erano presenti i vertici provinciali e regionali dei Carabinieri ed il presidente della Provincia Guido Podestà. La targa commemorativa è opera di Mariano Valentini.
Nessun commento:
Posta un commento