sabato 26 giugno 2010

Rozzano - Di Pietro a Valleambrosia: “Cosa farà da grande l’IdV”

E se il vero avversario dell’Italia dei Valori fosse Bersani e non Berlusconi? Antonio Di Pietro, leader del partito ed ospite del Red Point cafè di Valleambrosia lunedì 14 giugno, non dà una risposta univoca alla provocazione del suo intervistatore, il giornalista Stefano Zurlo. Sposta l’attenzione cercando un’equazione con Ponzio Pilato ed Erode e ricorda quanto sia un male il fatto che l’attuale premier sia sceso in politica per trovare rifugio dai suoi guai giudiziari. Ma poi, in diversi altri passaggi della chiacchierata, delineando le strategie per l’Italia dei Valori di domani, il suo sguardo è tutto a centrosinistra ed ai consensi che lì intende guadagnare. A tutto svantaggio, si capisce, del Pd e del suo leader. “Noi dell’Italia dei Valori – e lo dice, per inciso, proprio come il suo imitatore Corrado Guzzanti – siamo per il bipolarismo e per il riformismo, quindi ci posizioneremmo a centrosinistra anche senza Berlusconi...
 
Ma ci vuole una coalizione forte, con una leadership che oggi manca, perché il Pd si divide sempre sui temi importanti”.  Con un rischio paradossale: “La parabola berlusconiana è in fase discendente, ma non è affatto detto che coincida con il declino del centrodestra, che ha personalità come Tremonti, Fini, Formigoni”.  

Per questo l’obiettivo di Di Pietro è costruire un’alternativa di programma, partendo da una precisa analisi: “Siamo arrivati al massimo spicchio di elettorato che ci vota per la nostra contrapposizione a Berlusconi, non possiamo cristallizzarci su questo”. E quale il leader per questo progetto politico? “Se ci saranno delle primarie, io vi prenderò parte. Se mi fosse invece chiesto un nome per una candidatura condivisa, saprei chi dire. Ma non lo dico adesso, sennò lo brucio…”. A livello di alleanze, il quadro è abbastanza chiaro: “Con Casini di sicuro non ci vado. Non mi da più nemmeno fastidio il fatto che il Pd vada un giorno con loro ed un giorno con noi, perché ho smesso di interessarmi a cosa fa Bersani e vado per la mia strada. Guardando alla Rete, alle liste civiche. Non so se esiste ancora una sinistra radicale, ma so che ci sono tante persone per bene di quell’area che potrebbero condividere il nostro progetto”.

Dopo un breve passaggio in cui Di Pietro si è detto disposto a votare senza preconcetti a favore se Berlusconi proponesse l’abolizione delle Province (“La logica delle sovvenzioni a vita non serve a niente. E se questo significa mandare in bancarotta qualche ente pubblico, beh… andrà in bancarotta”) e prima di una risposta al duro attacco di Floris D’Arcais al suo partito definito da rifondare perché pieno di trasformisti e di commissariamenti (“Su 100mila iscritti al partito – ha commentato l’ex magistrato – 22 si sono rivelati una scelta sbagliata”), il leader dell’IdV ha affrontato l’insidioso argomento della “cricca”, anche alla luce delle dichiarazioni di Angelo Zampolini (che ha affermato che due appartamenti romani sono stati donati per la sede dell’IdV ed una abitazione privata dei Di Pietro). “Questa è una casta burocratica che esiste da tempo. C’era anche quando ero ministro alle Infrastrutture ed io non ci volli avere nulla a che fare. Dopo cinque minuti dal mio insediamento, erano fuori dal mio Ministero. Per farci ritorno cinque minuti dopo la caduta del Governo. Diversamente, Prodi, Rutelli e compagnia bella diedero il via libera per l’affido alla cricca degli appalti per i 150 anni dell’Unità d’Italia, con il mio parere contrario. Contestavo l’uso improprio della Protezione civile per cose che non avevano caratteristica d’emergenza”.

Per quanto riguarda Zampolini e la credibilità delle sue affermazioni, spiega: “E’ un testimone che va valorizzato, ma ogni sua dichiarazione va riscontrata, dando piena fiducia ai magistrati. Su di noi ha detto cose rivelatesi sbagliate, o per depistare o forse perché ingannato. Resta il fatto che la sede del partito non è mai stata in via della Vite e che la casa per mia figlia non l’abbiamo più presa, andò a La Mura. Ad ogni modo, collaboro da tempo con i magistrati per ricostruire questo ed altri fatti. E sarò chiamato in plurime sedi come testimone dell’accusa, non della difesa”.
Una lunga fase sulla difensiva per rispondere alle domande incalzanti di Zurlo: quando tutto sembrava preludere ad un contropiede per dedicare qualche battuta a parlare di legge-bavaglio ed intercettazioni (e il confronto sul tema con l’esperto di cronaca giudiziaria del Giornale della famiglia Berlusconi avrebbe potuto regalare qualche scintilla), il sipario è calato sull’incontro. Meno di un’ora e la partita d’esordio dell’Italia ai Mondiali avrebbe calamitato l’attenzione di tutto il Paese. Di Pietro compreso.

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