mercoledì 22 giugno 2011

FaTTi e MisfaTTi nella Grande Città - ep. 18 - Furti d'auto, incendi, violenze su minori...

TREZZANO SUL NAVIGLIO
Furti d'auto con «scambio» di documenti, fermata la banda dei carrozzieri 

Grazie a una collaudata rete di autofficine e demolitori compiacenti, clonavano le identità di auto incidentate per trasferirle su veicoli rubati da rimettere sul mercato: con questa accusa 13 persone sono finite nei giorni scorsi agli arresti e 80 denunciate dopo una lunga indagine portata avanti dalla polizia locale di Milano... 

La banda era capeggiata da Antonio D'Argenio e Ludovico Stella, due carrozzieri del Milanese già noti alle forze dell'ordine. Facevano affari soprattutto in Lombardia, ma potevano contare su ramificazioni anche in Toscana, in Puglia e persino nel Maghreb e nell'Est Europa. L'indagine, iniziata due anni fa, è scaturita dalla segnalazione di un banale furto d'auto che ha portato gli uomini del nucleo Radiomobile dei vigili urbani, coordinati dal pm di Milano Luigi Luzi, a scoprire in un'autofficina di Trezzano sul Naviglio la «centrale» dell'associazione criminale.

OPERAZIONE ILLUSIONISTA - Grazie a intercettazioni e pedinamenti, gli investigatori si sono trovati davanti a un sofisticato sistema di clonazione di veicoli incidentati, in particolare di auto di grossa cilindrata, che è valso all'intera operazione il nome di «Illusionista». Per immettere nel mercato auto «pulite» la banda non esitava infatti a rubare due veicoli uguali: faceva poi ritrovare la carcassa di uno solo, debitamente clonato con la matricola dell'altro. In questo modo la seconda vettura non risultava più nella banca dati delle auto rubate e poteva finire così nei circuiti di vendita on-line delle auto di seconda mano e persino nei saloni di concessionarie ignare. Contemporaneamente l'organizzazione denunciava il furto del primo veicolo, per farsi risarcire dalle assicurazioni. La banda, a cui è stato attribuito il riciclaggio di 109 auto sequestrate per un valore complessivo di 1,5 milioni di euro, deve ora rispondere a vario titolo di associazione a delinquere, furto, riciclaggio, ricettazione e truffa ai danni delle compagnie assicurative. 
fonte: Ansa

ASSAGO
Incendio causato da un corto o una lampada 

Il giorno dopo l’inferno di fuoco che nella notte ha distrutto una parte dello stabilimento della Cip 4 una delle più importanti realtà produttive del sud Milano che si occupa della produzione di carta e cotone, tutto è ancora in subbuglio. Le fiamme divampate dopo le 23 e che hanno illuminato a giorno la via Idiomi hanno smesso di ardere, la coltre di fumo si è dissolta con la notte mentre l’acre odore di fumo impregna l’aria di quella che avrebbe dovuto essere una tranquilla mattinata di tarda primavera. Invece con il passare delle ore il bilancio dell’episodio appare in tutta la sua drammaticità. Mentre i vigili del fuoco proseguono il loro intervento, si tenta di salvare il salvabile e si inizia a quantificare i danni. Del resto le materie prime stoccate (carta e celluolosa) sono state distrutte dalle fiamme che, dalle testimonianze dei lavoratori in servizio al momento dello scoppio dell’incendio, si sarebbero propagate proprio dal magazzino.

Secondo le prime ricostruzioni, all’origine delle fiamme ci sarebbe stato un corto circuito o forse una lampada che surriscaldandosi ha originato un’esplosione. Complici i materiali presenti, le scintille si sono presto trasformate in lingue di fuoco alte anche venti metri dando appena il tempo ai lavoratori di abbandonare lo stabilimento e lanciare l’allarme. La mattina dopo mentre gli idranti stanno spegnendo gli ultimi focolai, una parte dello stabilimento devastato dal rogo è abbattuto per ragioni di sicuirezza. Dopo i cedimenti della notte sono le macchine a dare il colpo di grazia radendo al suolo quel che resta del magazzino dello stabilimento, quello in cui si producono salviettine e fogli acchiappacolori da utilizzare per il bucato in lavatrice. Ad osservare le operazioni lunghe diverse ore, il titolare dell’azienda, i tecnici e i lavoratori. Sebbene la giornata di sabato sia dedicata al riposo, gli operai che solitamente lavorano su due turni per cinque giorni a settimana sono lì. Si parlano. Si confortano a vicenda.

«Stiamo vivendo questi momenti con apprensione – spiegano i lavoratori – contenti che nessuno sia rimasto ferito o intossicato, ma preoccupati per il nostro futuro. Fino ad ora non sappiamo nulla di concreto; i danni sono notevoli e non crediamo che la produzione di questo plesso possa riprendere a breve». 
«Ci presenteremo regolarmente al lavoro nelle altre sedi – proseguono – ci diranno qualcosa». La paura della notte lascia spazio all’amarezza, alla desolazione. Milioni di euro andati in fumo e un pezzo di storia cancellati in poche ore: questo quello che appare davanti agli occhi di tutti. I titolari dell’azienda, che sono giunti sul posto dopo pochi minuti dall’incidente, hanno seguito il destino della struttura minuto per minuto. Le espressioni del volto parlavano per loro lasciando trasparire amarezza, quasi dolore. Un’espressione notata anche dai numerosi curiosi che nella notte, attirati dalle fiamme e dal fumo visibile anche a distanza, hanno raggiunto la via, nel cuore della zona industriale assaghese.
Da Il Giorno

ABBIATEGRASSO
Violenza sessuale su minori, arrestato allenatore di calcio 

Atti sessuali con minorenni di fronte allo schermo del computer. «Mi raccomando, una cosa tra me e te», ammoniva via chat. Poi convinceva i giovani ad accendere la web-cam e a «giocare insieme». Livio Volpi, 41enne nato e residente ad Abbiategrasso, è stato arrestato in conseguenza in una condanna a quattro anni di carcere per aver assoggettato, corrotto e convinto almeno cinque 13-14enni a compiere gesti erotici a distanza tramite internet. 

L’uomo, allenatore dei portieri nella squadra amatoriale U. S. Viscontini, in zona San Siro, sfruttava la sua posizione e la giovane età delle sue vittime per dare sfogo alle proprie perversioni. Volpi è stato portato in carcere anche se la sentenza è solo in primo grado: una circostanza, questa, che lascia intendere che l'uomo, finora indagato a piede libero, sia coinvolto in altre inchieste riguardanti vicende più gravi rispetto a quelle per cui è stato condannato.
Da Redazione on line, Corriere.it 

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