lunedì 27 giugno 2011

Notte Rosa a CORSICO - A voce alta, donne tra Risorgimento e lotta all’illegalità

“Donne a voce alta”, recitava il sottotitolo della Notte Rosa di Corsico. Donne protagoniste di un pomeriggio e una serata dedicata alle giornaliste ma non solo. C’erano le artiste – con “Sfere”, la mostra collettiva di artiste contemporanee – e c’erano le donne protagoniste del Risorgimento, dimenticate dalla storia ufficiale che, pure, avevano avuto un ruolo fondamentale negli anni in cui si è fatta l’Italia, da Cristina Belgioso a Enrichetta Di Lorenzo, e Clara Maffei, Anita Garibaldi, Sara Nathan e tante altre, erano aristocratiche, popolane, borghesi. Colte, curiose, emancipate. Eroine...


A loro il gruppo DonneInComune con la collaborazione delle donne della Consulta Stranieri ha dedicato, “Mille donne per l’Italia”, un percorso tra immagini e parole, all’interno del bel cortile di via Cavour 82, in un’atmosfera di festa che ha caratterizzato tutta la manifestazione. C’erano le ragazze a ballare, e poi ancora donne a raccontare storie al femminile e a cantare (a cura della Pro Loco).

E ad aprire la kermesse, una “donna a voce alta”, madrina della Notte, la giornalista Nunzia Penelope, autrice del libro “Soldi rubati”, un’inchiesta sull’illegalità economica italiana.
Dall’evasione fiscale (definita come la “madre di tutte le illegalità”), al riciclaggio, alle truffe, la contraffazione, il lavoro nero, l’economia sommersa e i crimini ambientali, ovviamente la criminalità organizzata, la mafia spa così pervasiva anche nel nostro territorio. Soldi rubati all’Italia che invece paga le tasse, che rispetta le regole per l’accesso ai nidi, che avrebbe diritto ad una sanità che funzioni e ad una giustizia efficiente, ma anche a vivere in comuni non costretti a tagli alle risorse sociali. 

E invece: “Ogni anno in Italia abbiamo 120 miliardi di evasione fiscale60 miliardi di corruzione, e 350 miliardi di economia sommersa, pari ormai a quasi il 20 per cento della ricchezza nazionale. Ma varrebbe la pena di aggiungere gli oltre 500 miliardi nascosti da proprietari italiani nei paradisi fiscali e su cui non si pagano tasse”. E ancora, tra 100 e 135 miliardi il fatturato delle mafie (44 la sola ‘ndrangheta), e i costi di 10 anni di dissesto idrogeologico (altri 20 miliardi) e il costo delle emergenze ambientali (900 milioni l’anno scorso). O ancora i costi degli incidenti e delle morti sul lavoro, le cifre non recuperate dalla magistratura.

Al di là di considerazioni etiche, la forza evocativa di questi numeri pone un problema di giustizia sociale: se non ci fossero queste cifre il debito pubblico non sarebbe così alto (anzi si abbatterebbe addirittura), non sarebbero necessarie manovre finanziarie così penalizzanti per le Amministrazioni comunali e i cittadini, si potrebbe investire nella scuola, nella sanità, nelle opere pubbliche. E in tanti non dovrebbe pagare i conti di altri.

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