CORSICO
Lap dance galeotta, carabiniere a giudizio
Inizierà il quattro luglio, davanti al giudice della terza sezione penale, il processo che vede come imputato un carabiniere della compagnia di Corsico...
L’appuntato, attualmente in servizio in un altro comparto, dovrà rispondere delle accuse di truffa, falso documentale e violata consegna. Mentre il carabiniere si dichiara innocente, il collega in servizio con lui quella sera ha chiesto il patteggiamento della pena. Tutto è iniziato nel mese di giugno: secondo l’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Stefano Civardi, i due militari della compagnia di Corsico andavano per locali mentre erano di servizio notturno. Infatti, i due sarebbero stati sorpresi in un locale di lap dance da due colleghi appostati all’esterno del locale e impegnati in un servizio parallelo. L’appuntato ora rinviato a giudizio dal gup Luigi Gargiulo però respinge tutte le accuse. Nel locale ci sarebbe andato, ma solo per svolgere un controllo di routine come da ordini di servizio. Dentro ci sarebbe stato solo un quarto d’ora per fare un giro di perlustrazione. "Il sopralluogo del mio assistito - spiega l’avvocato della difesa Cristiana Totis - rientrava tra i punti dell’ordine di servizio.
In una indicazione sintetica, infatti, ci sarebbe la voce di controllo e verifica degli esercizi commerciali. Non si può ravvisare, quindi, il reato di violata consegna che, invece, presuppone che in concreto sia stata pregiudicata l’integrità del servizio". A sorprenderlo all’uscita del locale insieme al secondo carabiniere sono stati i colleghi che stavano svolgendo un’indagine per favoreggiamento della prostituzione sullo stesso locale. Infatti, qualche giorno dopo, il locale, nella zona industriale di Opera, è stato chiuso.
Nel blitz, messo in atto dai carabinieri della compagnia di Corsico unitamente ad alcuni ispettori dell’Inps, erano stati arrestati il responsabile dell’esercizio, C.M. di Dresano, e i due soci gestori dell’attività, V.F.C., classe 1979, di Carate Brianza e D.M.M., classe 1971, residente a Rozzano. Nel corso della serata era stata controllata anche una quindicina di spogliarelliste intente ad attirare l’attenzione dei clienti che venivano poi portati in alcune "stanzette segrete".
Da Il Giorno di redazione Sud Milano
BUCCINASCO
Operazione Nottolino: Spiderman deruba Gotham City
Milano come Gotham City. Nella città della bat-casa si aggira uno strano Spiderman. E' questo il supereroe immortalato sul raccoglitore che contiene il diario di 78 furti messi a segno soprattutto nella zona Greco-Turro, in poco meno di 7 mesi da due topi d'appartamento sopraffini. Le mogli dei due ladri d'antan, che ricordano un po' quelli della vecchia Ligera meneghina, annotavano con precisione ogni colpo, con tanto di refurtiva e valore della stessa.
Edoardo Del Gaizo, milanese di 51 anni, incensurato e Nicola Broglio, 63enne bergamasco, pluripregiudicato per furto, detenzione di armi e attrezzi atti allo scasso e ricettazione, entrambi disoccupati ed entrambi residenti a Buccinasco, a poche vie l'uno dall'altro, recitavano sempre lo stesso copione, che sembra uscito da una pellicola di Monicelli. Tipo I soliti ignoti, tanto per intenderci.
Con occhio clinico individuavano gli appartamenti di famiglie benestanti, soprattutto nella zona Greco-Turro, ma non disdegnavano anche altri quartieri, telefonavano fingendosi operatori di un call center e proponevano il cambio di gestore telefonico. Con grande maestria carpivano ai loro interlocutori quando l'appartamento era libero per un tempo sufficiente a svaligiarlo. Dopo di che, travestiti da ascensoristi si intrufolavano nel palazzo designato. Per entrare in casa del malcapitato di turno usavano un aggeggio in vendita da qualsiasi ferramenta, una specie di passpartout che apre anche le porte blindate: con poche manovre toglievano il nottolino interno alla serratura e con una leggera pressione la facevano scattare, senza scassinarla.
Con questo sistema i due hanno ripulito 78 appartamenti in meno di 7 mesi ma gli inquirenti ipotizzano che siano molti di più.
L'indagine è partita da una serie di denunce concentrate al commissariato Greco-Turro. Mettendole insieme gli investigatori si rendono conto che i tutti i furti hanno un'unica mano. Raccolgono verbali simili in altre zone. Seguendo questa pista arrivano in un palazzo in via Cà Granda: la telecamera ha registrato due volti. Mostrano le foto in ambienti conosciuti e arrivano a identificare Del Gaizo e Broglio.
Si mettono sulle loro tracce: i due usano un'auto a noleggio, diversa ogni volta, presa con i documenti delle rispettive mogli, per recarsi sul luogo di lavoro.
Il 21 aprile scorso, gli agenti del commissariato si appostano in via Venini, civico 28. Dopo 2 ore, Del Gaizo e Broglio escono, con addosso700 grammi d'oro e 7.000 euro in contanti. Scattano le manette.
I colpi sono dettagliatamente documentati in un libro mastro con l'effige di Spiderman, a cura della compagna di Del Gaizo, che è separato, e della moglie di Broglio. Le due signore, indagate per ricettazione, annotavano scrupolosamente la refurtiva consegnatali dai mariti con il relativo valore, giorno per giorno, settimana per settimana, mese per mese. Un vero e proprio registro delle entrate: quantità, tipologia, guadagno.
Orologi, macchine fotografiche, anche d'epoca, videocamere, dollari e sterline d'oro, contanti, penne e gioielli che spesso rivendevano agli ignari Compro oro sparsi per la città.
Le due signore pare fossero le menti di questo sodalizio criminale e i loro uomini gli abili esecutori. Forse troppo sicuri e parecchio distratti tanto da farsi riprendere da una telecamera a circuito chiuso senza accorgersene.
Gli inquirenti hanno recuperato solo parte della refurtiva. In 78 colpi accertati, stanno vagliando altre denunce, il bottino si aggira oltre i 100.000 euro.
da Notitiacriminis.blogsfere.it
BUCCINASCO
Azzerata la condanna a Papalia jr: le parentele non costituiscono prova
Annullata dai giudici della Cassazione la condanna a sei anni per Pasquale Papalia, figlio del boss della 'ndrangheta Antonio ed arrestato nell'ambito dell'operazione Cerberus dell'estate 2008. «Non possono di per sé essere utilizzati come prove indirette o logiche dell'appartenenza a sodalizi criminali le mere frequentazioni e contatti per motivi di parentela», recita il dispositivo.
Insomma, essere figlio di un boss ed essere amico o parente di altri esponenti dei clan non avrebbe automaticamente reso Papalia jr. un criminale.
Gli atti saranno ora rinviati alla Corte d'appello.
Articolo pubblicato il 20/05/11 Settegiorni settimanale
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