Complice la bella serata – finalmente un mercoledì senza pioggia – e l’eclissi di luna totale, la più lunga degli ultimi dieci anni, tanti cesanesi mercoledì della scorsa settimana si sono ritrovati all’Oasi dei Nuovi Nati per “Guarda come luccico”. Una serata movimenta anche da un inseguimento della Polizia conclusosi proprio nei pressi dell’Oasi, all’incrocio tra via Vespucci e via Magellano chiuso parzialmente al traffico per i lavori del teleriscaldamento (la corsa era iniziata a Muggiano).
Per il secondo anno nel mese di giugno il Circolo di Legambiente “Abete Rosso” invita cittadini ad uscire di casa il mercoledì sera (appuntamento quindi anche stasera), allontanarsi dalle luci artificiali di lampioni e macchine e addentrarsi nel buio della piccola oasi gestita da Legambiente: per guardare le lucciole. Ricomparse dopo anni e anni di assenza, come già scriveva Pier Paolo Pasolini in un celebre articolo sul "Corriere della Sera" nel 1975...
L’estinzione della lucciola è dovuta principalmente all’uomo, per la distruzione degli ambienti naturali, per l'inquinamento luminoso delle nostre città ma in particolare perché dagli anni Sessanta in agricoltura sono stati usati veleni per debellare le lumache e le chiocciole che sono nemici numero uno per chi deve coltivare ortaggi, verdure. Ma proprio di questi animali si nutre la lucciola italica, tra le più piccole al mondo (in natura esistono circa due mila specie diverse).
Ora anche nella urbanizzata Cesano Boscone – ma solo all’Oasi dei Nuovi Nati – la natura fa di nuovo capolino, con il ritorno di specie che da anni erano scomparse, tra cui, appunto, la lucciola italica.
Ma non solo. C’è anche la mini lepre, il riccio, diverse specie di volatili comuni tra cui il merlo, la gazza ladra, il gheppio, ma anche molteplici varietà di farfalle, bombi, api, diverse specie di libellule. Nel periodo primaverile l’asta del fontanile si popola di rane verdi, mentre nel piccolo stagno sono state introdotte le gambusia, piccoli pesci che divorano le zanzare e sono stati introdotti di recente il tritone crestato e il rospo smeraldino.
Tra le piante, oltre ai numerosi alberi tipici del nostro territorio, ci sono due specie protette da legge regionale, la anemone morosa (anemone di bosco) e l’anemone ranuncoloide ed entrambe fioriscono all’inizio della primavera.
Ma torniamo alle lucciole. È Carlo Sacchini, presidente del circolo “Abete Rosso” a farci da guida e spiegarci perché questi piccolissimi animaletti siano presenti all’Oasi e non altrove e come mai si illuminino in queste notti.
Generalmente da metà maggio a tutto giugno, le larve di lucciola diventano adulte e riescono a produrre nel loro ventre il fenomeno della luminescenza, in più al maschio spuntano delle piccole ali così che possano volare ad una altezza di circa un metro da terra, la femmina invece rimane anche da adulta una larva ma in grado di generare luce.
Generalmente la femmina rimane spenta e per riuscire a farsi notare dal maschio si arrampica su rami o fili d'erba, il maschio invece vola in cerca della femmina lampeggiando: quando la femmina viene attratta dal lampeggiare del maschio, se è un maschio interessante, emette anch’essa luce, rispondendo ai segnali del maschio e se c'è feeling, si accoppiano. Il maschio muore subito dopo, mentre la femmina nei giorni a seguire depone le uova in un luogo umido (muschio o nelle crepe del terreno vicino all'acqua) e poi muore. Le uova si schiuderanno a settembre e per circa 2 anni le larve di lucciola saranno famelici predatori di lumache e chiocciole, poi a maggio del secondo anno di vita diventeranno adulte e pronte alla riproduzione.
“La luce quindi è un richiamo d’amore (allo scopo di riprodursi) e la danza delle lucciole è un meraviglioso spettacolo che la natura ci regala all'inizio di ogni estate”, afferma Carlo: “Se vogliamo continuare a vedere questo spettacolo dobbiamo preservare gli habitat naturali, salvaguardando le zone umide come stagni e fontanili, e smettere di utilizzare veleni per la distruzione delle lumache, che sono il cibo dei nostri simpatici coleotteri”.
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