martedì 30 novembre 2010

Wikileaks: prossimo obiettivo banche e finanza

Mettere a nudo i segreti della finanza, sembra questo il prossimo obiettivo di Julian Assange il fondatore del sito Wikileaks che annuncia nuovi documenti relativi a banche e società finanziarie, in particolare a un grande istituto finanziario statunitense. Assange ha anche coniato un neologismo “Megaleaks”, che sta ad indicare la diffusione di una nuova ondata di documenti più o meno segreti.
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Ma non è tutto, potrebbero esserci anche documenti relativi alla Russia, una sorta di risposta alla vantata inviolabilità che i russi hanno rivendicato in questi giorni. Assange ha infatti affermato di essere in possesso di documenti relativi al paese di Putin, anche se non è certo che sarà attuato un “focus” in proposito...
 

Continuano intanto il dibattito e le polemiche sulle recenti rivelazioni, anche se a dire il vero la loro portata dirompente sembra essere stata sopravvalutata. Non è parsa infatti una grande novità la serie di giudizi espressi sui capi di Stato stranieri: che gli americani considerassero un tipetto arrogante il presidente francese Sarkozy è cosa risaputa, come è risaputo che oltre Atlantico nessun presidente francese è mai stato molto amato, lo stesso dicasi per la poco brillante Merkel, come per pericolose stranezze di Gheddafi e sul fatto che il premier italiano Berlusconi, oltre ad avere una discutibile vita sessuale, sia anche un uomo vanesio e pieno di sé.
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Tutti dati di fatto che erano da tempo già senso comune e che i documenti più che svelare si limitano a confermare. Non è neppure una novità che i rapporti tra il leader sovietico Putin e Silvio Berlusconi fossero malvisti da Washington, così come i rapporti con il leader libico Gheddafi. Ben più intrigante sembra invece l’ipotesi (che pare farsi largo in molti ambienti politici e che il tono ostile a Berlusconi messo in luce dai documenti avvalorerebbe) che la rottura di Gianfranco Fini con il premier sia in un certo senso molto ben gradita, se non qualcosa di più, dai responsabili della politica estera statunitense, che vedrebbero nell’attuale presidente della Camera un’alternativa politica molto più presentabile dell’attuale capo di governo, ormai sfiduciato sia per l’intreccio tra le sue poco encomiabili vicende private e quelle istituzionali, sia soprattutto per la sua politica estera poco ortodossa e troppo vicina agli interessi russi. 

In buona sostanza più che dalle escort gli americani sarebbero preoccupati dalle scelte berlusconiane in particolare in materia di oleodotti e di politica energetica. Così come sul piano della politica estera sembrano di gran lunga più clamorose le prove concrete emerse grazie a Wikileaks a proposito della preparazione di un attacco militare all’Iran e le posizioni di Usa, Israele e Arabia Saudita.
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Molto dura intanto la reazione di Hilary Clinton, che ha pronunciato parole che fanno presagire una reazione decisa da parte degli Usa: “ Attenti, questo non è un attacco di piccola gente coraggiosa contro un’entità che abusa del suo potere per fare del male. Questa è un’attività criminale basata su informazioni segrete rubate che si configura non come un semplice attacco alla diplomazia degli Stati Uniti, ma come un’offensiva irresponsabile per destabilizzare il complesso dei rapporti fra Stati. E’, insomma, un attacco alla comunità internazionale”. 

Ma c’è anche chi chiede le dimissioni della Clinton: “le rivelazioni di Wikileaks sui cablogrammi delle ambasciate Usa a Washington hanno lasciato nudo “l'imperio” , ovvero gli Usa. È quanto dichiarato dal presidente del Venezuela, Hugo Chavez, sottolineando che “qualcuno negli Stati Uniti dovrebbe rinunciare. Non dico che dovrebbe essere Obama, ma dovrebbero farlo per la vergogna. L'imperio e' nudo, dovrebbe dimettersi, signora Clinton, è il minimo”.

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