mercoledì 10 novembre 2010

Editoriale del 12/11 - Se le catene ci dicono che siamo ancora in democrazia

La vicenda dell’obbligo a montare catene o gomme da neve che la Provincia di Milano voleva imporre ai suoi cittadini, ha in sé qualcosa di emblematico che vale la pena sottolineare. Non tanto per l’incauta improvvisazione con cui è stato annunciato il provvedimento e non solo per l’odiosa interferenza in decisioni che dovrebbero essere la sciate alla libertà di ognuno (in una zona climatica dove la neve fa una comparsa sostanzialmente sporadica un automobilista potrebbe anche decidere autonomamente di non circolare per nulla in occasioni di disagio, l’unico dovere della pubblica amministrazione è quello di pulire le strade e non quello di spiegarci come dobbiamo vivere, cosa dobbiamo magiare, bere, fumare, leggere, guardare e via dicendo, perché di Stato etico ne abbiamo già conosciuto uno e ci è bastato) per non parlare dell’altrettanto odiosa impressione di aver interferito anche sul mercato dando la stura a prevedibilissime speculazioni...
 

Ciò che più salta agli occhi è soprattutto la leggerezza con cui è stato annunciato un provvedimento che sarebbe costato alcune centinaia di euro alle tasche dei cittadini e questo nel giro di pochissime settimane; la prova lampante, se mai ce ne fosse stato bisogno, del distacco esistente tra certe istituzioni e la realtà concreta della difficile vita quotidiana. Per fortuna la ferma presa di posizione di cittadini e associazioni ha indotto “le autorità” a una rapida marcia indietro. Diceva Thomas Jefferson , uno dei padri fondatori della nazione americana, che in una vera democrazia: “Non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, ma i governi che devono aver paura dei propri popoli”. La piccola ma significativa vicenda delle catene da neve ci rassicura sul fatto che, almeno al momento, siamo ancora in democrazia.


Fulvio Scova

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