“Sulla protezione dei beni culturali, l’Italia è tornata indietro di tre secoli”. Così la sindaca di Corsico Maria Ferucci ha commentato il crollo della Domus dei gladiatori di Pompei - patrimonio non solo dell’Italia, ma di tutto il mondo - avvenuta negli scorsi giorni. Infatti, come illustrerà domani, alle ore 15 nel teatro di via Verdi, la docente di Metodologia dello scavo archeologico dell’Università del Molise Luciana Jacobelli in “Pompei nell’unità d’Italia: luci e ombre”, lezione dell’Università del tempo libero, “fu Carlo III di Borbone che decise di sostenere le ricerche, facendo di Ercolano e Pompei i primi e unici cantieri archeologici d’Europa finanziati da un sovrano...
Il re intraprese le esplorazioni come un progetto personale il cui successo avrebbe attirato sul suo regno l’ammirazione del mondo. Gli scavi furono dunque concepiti come una fonte inesauribile di tesori, di oggetti preziosi e di opere d’arte, che potevano conferire lustro e prestigio alla corona”.
“Oggi invece – spiega la sindaca Ferrucci – il nostro patrimonio culturale non solo non viene valorizzato come risorsa economica per il Paese, ma è addirittura messo a rischio da tagli sconsiderati operati con la sola logica del risparmio”.
Come stigmatizza anche Makhar Vaziev, direttore del corpo di ballo del teatro La Scala: “Il Paese che forse ha il più grande patrimonio al mondo è anche quello che fa meno per proteggerlo, almeno in Europa. In Italia, in un momento di difficoltà economica, non solo non si protegge, ma quasi si rifiuta questo bene che si chiama storia, musica, pittura, letteratura”.
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