Regole, legalità, responsabilità, diritti delle persone, giustizia. Parole importanti che hanno costituito il leit motiv della serata organizzata dai giovani di Trezzano in un affollatissimo e attento Centro Socio culturale C. A. Dalla Chiesa ieri sera (martedì 2 marzo). Ospite d’onore Gherardo Colombo, che da qualche anno ha lasciato la magistratura per risalire alla prima causa del malfunzionamento della giustizia, ossia il malsano rapporto tra i cittadini e le regole.
È iniziata così la nuova avventura di Colombo, sempre in giro per l’Italia, soprattutto nelle scuole, per dialogare su regole e giustizia. Autore del saggio “Sulle regole”, pubblicato da Feltrinelli, l’ex giudice ha voluto iniziare il dialogo con i tanti cittadini intervenuto proprio a partire dalla lettura delle prime pagine del suo libro, che raccontano di quanto siano quotidiane e “normali” le violazioni delle regole che molti compiono: dal vigile che entra in salumeria e anziché effettuare i controlli dovuti, esce con una paio di borse della spesa piene, alla signora poco distante che paga senza fattura l’idraulico che le ha appena aggiustato il rubinetto, al palazzo di giustizia a qualche isolato di distanza dove un avvocato consiglia al suo cliente di mandare un regalo al giudice in modo che sia più clemente. “Questo è un paese immaginario”, esordisce Colombo...
Per i trezzanesi questa serata ci voleva proprio, soprattutto in un momento così difficile per la cittadina, dopo gli arresti, le rinunce alle candidature, i problemi interni ai partiti. E la conseguente sfiducia dei cittadini nella politica e nei politici.
Dei fatti trezzanesi Colombo, però, non ha parlato, così come ha evitato la stretta attualità nazionale. Ma non per diplomazia o non voler prendere posizione, al contrario per spostare l’asse dell’attenzione dagli “altri” (i politici, i potenti, i privilegiati, i capi) a ciascuno di noi. Al senso delle regole e della legalità che ognuno deve interiorizzare e soprattutto mettere in pratica, alla fondamentale importanza per tutti i cittadini a non rinunciare al diritto di scegliere la giustizia. Come fece per esempio l’avvocato Giorgio Ambrosoli ucciso nel 1979. Fu proprio il giudice Colombo, da poco entrato nella magistratura, a seguire il caso di Ambrosoli ed è lui a citare questo eroe moderno (quasi dimenticato). Nel 1974 l’avvocato fu nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Oggetto di pressioni, tentativi di corruzione, minacce, Ambrosoli decise di non cedere ma fu ucciso (e nessuna autorità pubblica presenziò ai funerali, ad eccezione della Banca d’Italia).

Nessun commento:
Posta un commento