martedì 16 marzo 2010

Rimborso Tia, il sindaco scrive a Tremonti. Battaglia (Pd): “Informare i cittadini”

Tiene ancora banco la vicenda legata al rimborso del 10 per cento cui hanno diritto tutti i cittadini pievesi per la tassa rifiuti pagata dal 2002 ad oggi. La sentenza della Corte costituzionale dello scorso 24 luglio non sta infatti avendo seguiti operativi da parte del Comune di Pieve, che è in attesa di un apposito decreto legge da parte del Ministero dell’Economia e del Ministero dell’Interno. E per sollecitare Tremonti e Maroni affinché avviino tutte le pratiche necessarie per mettere i cittadini pievesi nelle condizioni di poter ottenere il giusto rimborso, il sindaco Rocco Pinto ha preso in mano carta e penna, facendosi portavoce delle richieste dei cittadini con il Governo. Ma qualcosa potrebbe essere fatto, intanto, anche a livello locale. La coordinatrice del Pd Paola Battaglia ricorda infatti che “chi non fa richiesta di rimborso al Comune, e all’azienda Area, perde il diritto mandandolo in prescrizione. Perché dire di non fare nulla e restare in attesa del fatto che vi sia un nuovo pronunciamento del Governo in materia di Tia quando la Corte costituzionale si è già espressa dichiarando illecita l’applicazione dell’iva? E soprattutto perché applicarla alle bollette emesse in seguito ad una sentenza di illiceità che risale al 2009?”.
La decisione di passare dalla Tarsu alla Tia fu presa nel 2002 dalla Giunta di centrosinistra allora guidata da Francesco Argeri. “Ma l’Iva – è intervenuto il capogruppo del Pd in Consiglio Paolo Festa - non è servita per salvare il Bilancio comunale, come afferma il centrodestra, perché questa viene versata allo Stato e non al Comune”. A determinare la scelta del 2002 di passare alla tariffa sarebbe stata la traumatica imposizione del Patto di stabilità ai Comuni da parte del Ministro Giulio Tremonti: “Comuni sani economicamente, come quello di Pieve che in quegli anni avevano avviato nuovi servizi, si trovarono in grossa difficoltà perché dovevano tagliare la spesa corrente e questo voleva dire o tagliare i servizi rivolti agli anziani, ai ragazzi delle scuole, alle attività delle associazioni sportive e culturali o esternalizzare servizi come quello dei rifiuti, noi abbiamo scelto quest’ultima opzione”. 

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