mercoledì 17 marzo 2010

Cesano - Centro Cereda: troppe cose non funzionano (ma il sindaco è in silenzio stampa)

Un pomeriggio qualunque al Centro sportivo Cereda. Noi ci siamo stati un lunedì, il primo quasi primaverile. Tanti bambini sulla pista di atletica che provavano il salto in lungo con il loro istruttore. Corsa a ostacoli per i più grandi. Il presidente della Scuola Sportiva Atletica punto It (la più grande per numero di tesserati in Lombardia) Giuliano Crotti a supervisionare, trasportare gli attrezzi, raccontarci delle gare del giorno prima. Più in là, in un altro campo, c’erano i bambini di diverse squadre della Fc Cesano, la scuola calcio. In serata probabilmente sarebbero arrivati i ragazzi più grandi dell’altra società di calcio, l’Atletico Cesano. Mancavano i ragazzi della Polisportiva San Giustino: una squadra si allena in un campo del Centro il mercoledì, mentre da qualche tempo non viene più usata la palestra tensostruttura. Capiremo poi il perché.
Intanto ecco l’atmosfera. I bambini e lo sport, con mamme e papà che aspettano i figli fuori dal campo facendo due chiacchiere e tanti volontari che si occupano di loro. Una bella immagine che fa riflettere sull’importanza della cultura dello sport e della politica dello sport. Che un Comune debba investire sui giovani e sullo sport come modello educativo è indubbio e chiunque sarebbe d’accordo. Certo, occorre capire il come lo fa, se e perché si fanno determinate scelte. In generale sul territorio, da Milano ad altri comuni dell’hinterland privato sociale e associazionismo lavorano insieme alle istituzioni affinché le strutture sportive funzionino e assicurino un servizio ai cittadini. E la tendenza è quella di affidare la gestione dei centri a chi per lavoro o vocazione si occupa di sport (e giovani)...




La Progetto cesano srl scontenta tutti
A Cesano in un certo senso sta accadendo il contrario: da agosto 2009 la gestione del Centro sportivo è passata alla Progetto Cesano srl, la società patrimoniale di proprietà del Comune (vedi corsivo più avanti). Scontentando tutti. Ora però anche l’Amministrazione insieme alle associazioni sportive sta studiando nuove modalità di gestione per migliorare il servizio, in modo che più associazioni e più discipline (dal calcio all’atletica al rugby fino al tennis e al tiro con l’arco) siano coinvolte e lavorino insieme. Il clima insomma è “costruttivo”, tutti (o quasi) ci hanno detto “stiamo lavorando per”, anziché soffermarsi alle sole lamentele che, pure, non si possono tacere.
E il primo banco di prova per una più fitta collaborazione tra le parti sarà l’organizzazione del campus estivo come ci ha confermato l’assessore allo Sport Francesco Petti: “Vorrei coinvolgere tutte le associazioni e io stesso ho proposto che per la gestione futura siano le stesse associazioni a prendersi carico del Centro”. Almeno fino alla realizzazione di un nuovo progetto che l’Amministrazione intende portare avanti: una “cittadella dello sport” o un “centro federale” di cui però ancora il sindaco non vuol parlare (anche perché, quando lo abbiamo contattato per chiedergli alcune delucidazioni sulla gestione deludente al Cereda ci ha risposto lapidario: “Sono in silenzio stampa”).
Ma intanto cosa è successo al Cereda? E cosa chiederebbero le associazioni per (ri)prendere la gestione del centro sportivo?

Le tariffe? Raddoppiate
Di certo, una riduzione delle tariffe, talmente alte da aver costretto, per esempio, la Polisportiva San Giustino a rinunciare all’uso della palestra tensostruttura: “Gli altri anni pagavamo 30 euro all’ora. Quest’anno, senza preavviso, a fine novembre, ci è arrivata la prima fattura, con prezzo a 63,5 euro l’ora. Più del 50%”, ci ha spiegato il presidente Gabriele Penna, “dagli incontri con Patrimoniale e Comune le cose non sono cambiate. Ecco perché abbiamo speso più del preventivato. E abbiamo smesso l’attività in palestra 3 settimane prima del previsto, per esaurimento dei fondi dedicati”.
Eppure la San Giustino vorrebbe addirittura triplicare l’uso della tensostruttura, portandovi anche le squadre di pallavolo: “Ma ci sono altre problematiche”, confessa Penna, “la carenza di spogliatoi dedicati alla tensostruttura. Andrebbe fatto un progetto e realizzato se non si vuole tenere chiusa una bella struttura ma incompiuta. La S. Giustino ha la possibilità di aumentare il numero di cesanesi che fanno sport, ma a prezzi contenuti. Con queste tariffe dobbiamo rivolgersi alle palestre corsichesi (cosa che facciamo da anni)”.

Dei costi si lamenta anche l’Atletica punto It, così come la Fc Cesano e soprattutto l’Atletico Cesano: “Se le tariffe non saranno ridotte del 50% noi chiuderemo: abbiamo inviato alla Patrimoniale cinque lettere con il nostro quadro economico, ma non ci hanno mai risposto”.
Non solo, come raccontano sia i dirigenti della Fc Cesano sia Giuliano Crotti dell’Atletica che Penna di San Giustino da quando la gestione è passata alla Progetto Cesano srl è stata abbandonata la manutenzione: “Ad agosto, all’insediamento della Patrimoniale, ho chiesto il diserbo del campo e non è stato fatto; a settembre ho chiesto di riparare il riscaldamento e lo scaldabagno degli spogliatoi, ancora nulla, bambini e ragazzi si lavano con l’acqua fredda e con due dei quattro caloriferi spenti”. “Non si fa mai vedere nessuno della Progetto Cesano”, ci dicono, “nessuno controlla lo spegnimento di luci e caldaie, e quindi c’è spreco di risorse”.
“Sì ci sono state disfunzioni”, ammette l’assessore Petti, “ma perché siamo ancora nella fase di rodaggio”. Eppure il tempo è passato.

Ma ora è giusto guardare avanti. Tutti d’accordo su una maggiore e fattiva collaborazione. All’appello manca l’Atletico Cesano che insiste solo sulla riduzione dei costi a cui aggiunge la necessità di avere una sola società di calcio a Cesano. Ma dovrebbe rassegnarsi perché gli altri di fusioni non vogliono parlare.

D’accordo l’Amministrazione, d’accordo le associazioni nel costruire una sorta di ATI allargata (prima era formata da due sole società sportive) e guidata dall’ente comunale. Le associazioni però non possono sostenere oneri economici pesanti, anche se in futuro dovranno entrare nell’ottica che l’Ente non può distribuire fondi a volontà (a parte i contributi per i minori di 18 anni che si avvicinano allo sport) perché di fondi non ce ne sono più. Le assunzioni di responsabilità occorrono da entrambe le parti. A cominciare, però, da chi ha la responsabilità di governo e sceglie come e dove destinare i (pochi) soldi che ha a disposizione. Sullo sport l’investimento non “paga” perché sulle associazioni sportive e di volontariato non si può guadagnare in termini economici ma il ritorno (potenzialmente enorme) è di altro tipo, educativo, a favore delle famiglie, contro il disagio.

Dall’ATI alla Patrimoniale e (forse) ritorno
Nel 2007 l’ATI, associazione temporanea di impresa costituita da FC Cesano e Atletica punto It ha partecipato al bando per la gestione del Centro sportivo presentando un progetto risultato vincente. E stipulando con l’Ente una convenzione di tre anni, fino al 2010: “Abbiamo ereditato una situazione pietosa e avevamo fatto un piano che prevedeva di recuperare le spese quest’anno”, ci raccontano.
A fine marzo 2009 però la Progetto Cesano srl invia una raccomandata all’ATI comunicando di recedere anticipatamente il contratto a partire del 5 agosto successivo. Motivo: l’eccessiva onerosità del contratto.
Alle associazioni nessun risarcimento o scomputo. Ma le fatture con tariffe aumentate. E una cattiva gestione. “Probabilmente qui avrebbero voluto inserire i dipendenti della manutenzione per risparmiare. Ma in un centro sportivo c’è bisogno di tanti volontari anche perché gli interventi sono numerosi”.
Ora (forse) si torna indietro, anzi si dovrebbe fare un passo avanti: alle associazioni la gestione quotidiana del Centro, all’Ente la parte economica. Bene, che si faccia!

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