Chiuderà o sarà ceduta la Bramante srl, pasticceria industriale di Cesano Boscone fondata nel 1986 che attualmente dà lavoro a 23 dipendenti. Per salvare il proprio posto e chiedere gli stipendi arretrati i lavoratori venerdì 11 novembre hanno scioperato per otto ore e organizzato un presidio davanti ai cancelli dell’azienda...
Con loro c’era Alessandro Marchesetti, segretario della Fai Cisl di Milano, impegnato in questo periodo anche con altre aziende del settore dolciario. In crisi. Dalla Bindi di San Giuliano Milanese alla Eraclea di Segrate fino alla Sammontana di Cornaredo (oggi, 16 novembre i sindacati hanno un incontro in Assolombarda per scongiurare 62 esuberi).
Alla crisi, nel caso della pasticceria cesanese, si sono aggiunti anche gli insoluti di alcuni grandi clienti che hanno portato i proprietari della Bramante alla decisione di chiudere i battenti o vendere, come ci ha detto uno dei soci che ha incontrato anche i dipendenti: “Siamo in crisi”, ha ammesso, “da tre mesi paghiamo i salari in ritardo”. Venerdì scorso, però, i lavoratori non avevano ancora ricevuto il saldo del mese di settembre: è arrivato ieri (lunedì 14), dopo lo sciopero.
Al contrario di altri casi, per la Bramante c’è la possibilità di sopravvivere: “L’azienda cerca un potenziale partner o un acquirente e abbiamo ricevuto una proposta concreta da parte di un operatore italiano che rileverebbe il marchio, parte dei macchinari e una decina di dipendenti”, fa sapere la proprietà.
La metà dei lavoratori, quindi, si salverebbe (tre di loro sono già dimissionari). Per gli altri si chiederà la cassa integrazione straordinaria: “L'azienda ha manifestato una sostanziale apertura ad attivare gli ammortizzatori sociali”, ha confermato Marchesetti, che dopo lo sciopero ha concordato con gli avvocati dell’azienda di fissare un incontro con il potenziale acquirente a cui parteciperà anche il sindacato per formalizzare il mantenimento di dieci lavoratori ed eventualmente proporre di riassorbire gli altri con contratti stagionali.
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