A colloquio con la sindaca di Corsico. Se la logica è quella della corsa a chi va più a sinistra, la domanda è "è più di sinistra tenere in piedi sedi spesso fatiscenti e poco funzionali o garantire i servizi alla cittadinanza?"
Non ha certo scelto il momento più favorevole Maria Ferrucci, e con lei tanti altri e altre, per sedersi sulla poltrona di sindaca. Tra tagli governativi, crisi finanziaria globale, declassamenti delle agenzie di rating, per gli enti locali è senza dubbio la stagione più tormentata che si ricordi dal dopoguerra. Di fronte alla scelta di cavalcare uno dei due cavalli, quello della protesta e della mobilitazione o quello della sfida alla ricerca di nuove soluzioni, la sindaca di Corsico ha deciso di cavalcarli entrambi...
In prima fila nelle manifestazioni di protesta dei sindaci italiani, ma anche sul pezzo nella ricerca alternativa di risorse e di nuove strade. A partire dalla vicenda del Municipio e della centralizzazione delle sedi comunali. “La realizzazione del nuovo Municipio per noi è una scelta strategica e non una risposta all’emergenza. Non vogliamo rischiare di dismettere il patrimonio comunale per far fronte occasionalmente ad una situazione emergenziale, vogliamo avviare un percorso che dia frutti a lungo termine, che lasci un’eredità positiva a chi verrà dopo di noi, chiunque sia. Questo è il senso del progetto”.
Per dovere di precisione questa frase Maria Ferrucci la pronuncia quasi al termine del nostro incontro, ma la anticipiamo perché è la miglior chiave di lettura per comprendere quel che segue.
Il progetto sul nuovo Municipio sta però incontrando parecchie resistenze, un Comitato costituitosi ad hoc per avversarlo e addirittura una raccolta di firme tra la popolazione e in più l’accusa di non aver coinvolto la cittadinanza. Quale la sua replica?
“Intanto sgomberiamo il campo dall’accusa di non aver coinvolto la cittadinanza. Stiamo spiegando il progetto sul Municipio, insieme al PGT, tutti i sabati dall’inizio di settembre e abbiamo organizzato incontri pubblici in diverse sedi e altri ancora ne faremo. A discutere e ascoltare siamo pronti, non siamo disponibili a fare da bersaglio in sedi appositamente allestite allo scopo”.
Va bene, ma il resto?
“Il resto è questo: dobbiamo avviare un’operazione di razionalizzazione delle sedi comunali oppure mantenere tutto come è e tagliare i servizi. Se la logica è quella della corsa a chi va più a sinistra, la domanda è < è più di sinistra tenere in piedi sedi spesso fatiscenti e poco funzionali o garantire i servizi alla cittadinanza?>. Perché il nodo è questo, perché i tagli compromettono la nostra capacità di spesa.
Oggi le sedi decentrate hanno costi di manutenzione elevati, sono spesso vetusti e quindi costosi dal punto di vista del costo energetico , spesso non sono funzionali, obbligano il personale a frequenti spostamenti, non consentono un lavoro coordinato in tempo reale da parte dei diversi settori e solo in manutenzione prevediamo di risparmiare 100mila euro all’anno più 70 mila euro in spese di gestione e altri 135mila euro in meno dai servizi di custodia che sarebbero ovviamente unificati. Ulteriori interventi funzionali portano il risparmio a 600mila euro annui complessivamente.
E’ un’operazione di razionalizzazione che nasce da una riflessione fatta sullo stato del bilancio e delle risorse future: risparmieremo grazie alla nuova sede e in più incasseremo grazie all’alienazione delle sedi dismesse. Questo significa poter salvaguardare i servizi e la loro qualità anche in futuro”.
Ma pare che anche nella maggioranza, anzi nello stesso PD, ci siano stati dissensi.
“I dissensi nel PD riguardavano la localizzazione, noi avevamo individuato l’area Burgo e la riteniamo ancora la scelta migliore, ma siamo disponibili a discutere anche di una collocazione alternativa come l’area Stella, su questo confronto si è trovato il consenso”.
Tra le obiezioni c’è anche quella relativa ai disagi che i cittadini, anziani soprattutto, potrebbero incontrare negli spostamenti.
“Stiamo pensando ad uno sportello polifunzionale da collocare in centro e se sarà necessario siamo disposti anche a organizzare una sorta di servizio a domicilio per i casi più complessi”.
Questa operazione quindi dovrebbe garantire continuità nell’erogazione dei servizi.
“Questo è il nostro obiettivo, naturalmente metteremo in campo anche altri provvedimenti, per esempio attraverso un lavoro coordinato con gli altri comuni limitrofi. Intanto stiamo monitorando la situazione complessiva allo stato attuale”.
In che senso?
“Stiamo facendo un’analisi dei bisogni e un’analisi delle condizioni dell’utenza e sui diritti reali ai servizi, c’è chi dichiara ISEE zero con un reddito da 40mila euro tanto per dire. Ma quel che occorre è soprattutto una presa d’atto che la situazione sociale è cambiata e con questa anche le priorità. In questo momento le fasce più colpite dalla crisi sono le famiglie giovani, con figli, mutuo da pagare e spesso con impiego precario e instabile. La priorità va a loro e ai bisogni essenziali delle altre aree generazionali. Quel che è certo è che lo spazio al superfluo si è ristretto e che il livello dei servizi va rivisto”.
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