venerdì 10 settembre 2010

Il Direttore segnala...

PERMETTETEMI

Carissimi/e,
permettetemi di richiamare la vostra attenzione su un punto fondamentale della nostra Associazione. Ricordate quante volte ho indicato la nostra attuale società come civiltà del conflitto? E quante volte ho ripetuto che in sostituzione di una civiltà del conflitto noi proponiamo la civiltà dell'incontro o della pace? Purtroppo questa "rivoluzione" che cerchiamo di portare avanti non è molto capita e piange il cuore al pensiero che non è capita neppure da molti di coloro che sono nati per fare il nostro stesso discorso: i cristiani... 

Siamo talmente impregnati del concetto di civiltà del conflitto che ormai a troppi sembra utopia parlare di una civiltà di pace. Eppure, se non erro, Cristo parlava di questo sia pure con altre parole. Il tema dell'amore che ha sempre caratterizzato il mondo cristiano, è vissuto troppo spesso in senso moralistico e sembra avere difficoltà a calarsi dal mondo dei sogni del "come sarebbe bello!", ad un mondo concreto, cioè nella nostra società.
Sinceramente parlando ogni giorno vivo la sofferenza che è propria di chi non è compreso. Ma questo non influisce negativamente su di me. Mi offre invece un incoraggiamento a non stancarmi mai di parlare di una civiltà di pace.
Ogni giorno più facciamo esperienza di cosa voglia dire civiltà del conflitto. Sembra che la nostra umanità sia incapace di pensare che ogni persona possa essere portatrice di cose buone anche se limitate. Ma noi di Assisi Pax, ricordiamocelo, siamo chiamati a scoprire anche il più piccolo seme di positività. Dove? In chi ha pensieri diversi dai nostri; negli atteggiamenti che non condividiamo; nelle parole che non approviamo. Quando ci comportiamo così, noi siamo il futuro del mondo. La civiltà di pace, infatti, è la meta della umanità. Ma non vedete quanti piccoli (o forse piccolissimi) passi ha già fatto l'umanità? Non vedete che nel mondo c'è un anelito alla pace ed alla giustizia, anche quando in molti si persevera a voler vivere in una civiltà del conflitto? In questi ultimi giorni ho notato che si comincia ad indicare la nostra attuale società come "civiltà del conflitto". Cominciano a capirci? Ricordo quando, or sono trenta anni, per la prima volta scrissi di pace possibile, di pace conveniente, di civiltà di pace. Sembrava un discorso improponibile. Ma, passato un po' di tempo, ho cominciato a sentir parlare di pace possibile, di pace conveniente, di civiltà di pace. Ciò lo avvertii come una pur lentissima penetrazione di discorso nella società. Un discorso che deve continuare ora con il nostro impegno. Ed allora abbiamo fiducia. Anche il nostro mondo si muoverà. 
Io lo vedrò dall'alto, spero. Voi lo realizzerete su questa terra. 
E Dio vi benedica.

fr. GianMaria Polidoro

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