L’ultima provocatoria protesta è andata in scena nella mattinata di martedì 31 agosto, all’interno del centro commerciale Carrefour di Milanofiori: qui alcuni magazzinieri di una cooperativa facente parte del consorzio Gemal, hanno tentato di farsi pagare la spesa dai responsabili della catena francese. Un gesto simbolico, una manifestazione rimasta pacifica – pur se sotto lo sguardo dello Polizia – e che si è conclusa con un volantinaggio fra i clienti...
Ma l’estate dei 64 lavoratori lasciati lo scorso giugno a casa dalla cooperativa è stata caldissima e la situazione rimane drammatica. La loro vicenda è stata paragonata a quella di Melfi: il consorzio, detentore dell’appalto con Gs-Carrefour, ha annunciato i licenziamenti nella scorsa primavera, per poi creare immediatamente una nuova società, la Rm, con la quale ha offerto ad alcuni dei 64 lavoratori un nuovo contratto con retribuzione minore rispetto al precedente. Ne era seguito uno sciopero con vibranti manifestazioni all’ingresso del polo logistico, situato nell’area industriale di Pieve Emanuele, con i lavoratori, a busta azzerata da giugno, e delegazioni sindacali Filt-Cgil a presidiare i cancelli di entrata ed uscita delle merci. Due distinte sentenze del giudice del lavoro, ai primi di agosto, hanno intimato alla Gemal il reintegro dei lavoratori licenziati ed il ritiro della sospensione per un delegato sindacale. Ma il consorzio ha fatto orecchie da mercante ed il 4 agosto, ai lavoratori presentatisi a Pieve Emanuele, è stata confermata l’impossibilità al reintegro. Da qui è iniziato un presidio permanente, mentre la Prefettura milanese è intervenuta per riaprire il tavolo di confronto tra azienda e sindacati. Due finora gli incontri svoltisi, l’ultimo dei quali lunedì 30 agosto, ma entrambi non hanno portato a risultati concreti, con la Gemal ferma sulle proprie posizioni ed il gruppo Carrefour che monitora la situazione, che coinvolge magazzinieri non direttamente sotto contratto con il gruppo francese. “La nostra proposta è di reintegrare tutti i lavoratori - ha dichiarato Ettore Montagna, della Filt-Cgil - perché prima di tutto bisogna rispettare la sentenza. Poi si potrà discutere di cassa integrazione”. Ma finora, come detto, pochi sembrano essere stati i progressi. Tanto che, all’uscita del centro commerciale Carrefour martedì scorso, qualche lavoratore, che come molti altri da giugno non percepisce lo stipendio ed ha famiglia da mantenere, ha lasciato intendere che altre e più eclatanti forme di protesta rischiano di essere all’orizzonte se non si arriverà ad una soluzione di questa situazione potenzialmente esplosiva. Il passo successivo alla protesta presso Carrefour, è stata ad ogni modo una lettera ufficiale della Cgil inviata al cardinale Dionigi Tettamanzi ed alla Curia milanese “da sempre attenta a queste situazioni davvero difficili”, per chiederne un autorevole intervento a difesa dei lavoratori.
Ma l’estate dei 64 lavoratori lasciati lo scorso giugno a casa dalla cooperativa è stata caldissima e la situazione rimane drammatica. La loro vicenda è stata paragonata a quella di Melfi: il consorzio, detentore dell’appalto con Gs-Carrefour, ha annunciato i licenziamenti nella scorsa primavera, per poi creare immediatamente una nuova società, la Rm, con la quale ha offerto ad alcuni dei 64 lavoratori un nuovo contratto con retribuzione minore rispetto al precedente. Ne era seguito uno sciopero con vibranti manifestazioni all’ingresso del polo logistico, situato nell’area industriale di Pieve Emanuele, con i lavoratori, a busta azzerata da giugno, e delegazioni sindacali Filt-Cgil a presidiare i cancelli di entrata ed uscita delle merci. Due distinte sentenze del giudice del lavoro, ai primi di agosto, hanno intimato alla Gemal il reintegro dei lavoratori licenziati ed il ritiro della sospensione per un delegato sindacale. Ma il consorzio ha fatto orecchie da mercante ed il 4 agosto, ai lavoratori presentatisi a Pieve Emanuele, è stata confermata l’impossibilità al reintegro. Da qui è iniziato un presidio permanente, mentre la Prefettura milanese è intervenuta per riaprire il tavolo di confronto tra azienda e sindacati. Due finora gli incontri svoltisi, l’ultimo dei quali lunedì 30 agosto, ma entrambi non hanno portato a risultati concreti, con la Gemal ferma sulle proprie posizioni ed il gruppo Carrefour che monitora la situazione, che coinvolge magazzinieri non direttamente sotto contratto con il gruppo francese. “La nostra proposta è di reintegrare tutti i lavoratori - ha dichiarato Ettore Montagna, della Filt-Cgil - perché prima di tutto bisogna rispettare la sentenza. Poi si potrà discutere di cassa integrazione”. Ma finora, come detto, pochi sembrano essere stati i progressi. Tanto che, all’uscita del centro commerciale Carrefour martedì scorso, qualche lavoratore, che come molti altri da giugno non percepisce lo stipendio ed ha famiglia da mantenere, ha lasciato intendere che altre e più eclatanti forme di protesta rischiano di essere all’orizzonte se non si arriverà ad una soluzione di questa situazione potenzialmente esplosiva. Il passo successivo alla protesta presso Carrefour, è stata ad ogni modo una lettera ufficiale della Cgil inviata al cardinale Dionigi Tettamanzi ed alla Curia milanese “da sempre attenta a queste situazioni davvero difficili”, per chiederne un autorevole intervento a difesa dei lavoratori.
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