martedì 28 settembre 2010

Un geniale inventore di forme a Milano: Dalì a Palazzo Reale

Egoista, eccentrico, presuntuoso, egotista, paranoico, surrealista, grande inventore di forme, simbolista, geniale, sadista. Ecco alcuni epiteti per definire  Salvador Dalì (1904-1989), Salvador come Salvatore, il Salvatore dell’arte contro i crimini della modernità; le opere di questo protagonista dell’arte del XX secolo sono in mostra a Palazzo Reale a Milano dopo oltre 50 anni fino al 30 gennaio 2011.
Grande inventore di forme, appunto, perché ha inventato e scoperto forme di tutti i tipi (orologi molli, giraffe in fiamme, telefoni-aragosta, improbabili maschere e uomini con cassetti) mediante il suo metodo paranoico-critico grazie al quale scandagliava le profondità della sua eccentrica mente per trovare temi che appartengono genuinamente all’uomo (era lettore di Freud) cui dar forma oltremondana...
 

Simbolista giacché in ogni suo quadro sono riscontrabili simboli più o meno evidenti, ad esempio le formiche sono simbolo di morte, decadenza e sfrenato desiderio sessuale, l’uovo è simbolo di speranza e amore. Surrealista per via dei suoi paesaggi e soggetti: onirici, inconsci e putrescenti; sadista per i continui riferimenti all’eros del Marchese de Sade, di cui ironicamente si può dire fosse il profeta, nei suoi dipinti. Dalì, che rifiutò l’allegoria, tipica di un’arte in crisi, per il simbolo, sostenne che l’arte moderna è stata cornificata da: bruttezza, tecnica-meccanismo, modernità-progresso, astrazione. Ad esse contrapponeva: la bellezza (somma della coscienza delle nostre previsioni), il genio e il sogno, la perennità, la non dissoluzione e la non astrazione della forma da mantenersi plastica e concreta.


La mostra a Palazzo Reale raggruppa per tematiche (e non in ordine cronologico) ciò che Dalì vedeva alla luce della “Luna” e che rappresentava con i tocchi di Raffaello, Velazquez e Vermeer, dando alle sue visione una simbolica gerarchia monarchica: si parte dai volti,  per poi passare ai paesaggi, ai quadri dedicati alla guerra civile spagnola, all’amata moglie Gala, all’inconscio, al cinema (in una sala oscura vi sono 2 proiettori), e alle illusioni ottiche. Alla fine si può vedere un cortometraggio Disney uscito nel 2003 la cui scenografia fu disegnata per Walt Disney da Dalì nel 1940.  

Per gli amanti di questo controverso personaggio, che finì per essere prigioniero del suo stesso mito, è un’occasione unica per ammirare quadri che vengono da musei di tutta Europa, da collezioni private e musei in USA, dalla casa museo di Gala e Dalì a Figueres in Spagna.

a.m.

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