lunedì 12 marzo 2012

Un coro di NO contro le aperture domenicali

Forse nemmeno il sindaco di Milano Giuliano Pisapia si aspettava un appoggio così netto e illustre sulla questione delle libere aperture domenicali contenuta nel decreto Salva Italia del governo Monti. Al Congresso delle ACLI Pisapia aveva pronunciato un no netto al provvedimento, parlando di diritto al lavoro ma anche di sacrosanto “diritto al riposo”
A sostegno delle sue parole sono arrivate quelle altrettanto nette se non di più dell’Arcivescovo di Milano Angelo Scola pronunciate nel corso dell’omelia tenuta al Giambellino: "Pensiamo all’importanza della famiglia e pensiamo anche al senso del lavoro, alla fatica di questi tempi, all’importanza del riposo festivo... 

È giusto conservare questo, che è uno è spazio di comunione, così come la festa è un luogo sociale: se in una famiglia il papà fa riposo un giorno, la mamma un altro, il figlio un altro ancora non si attinge il riposo in senso forte", ha sostenuto Scola. 

Così, all'opposizione del laico sindaco di Milano Pisapia, si unisce anche quella della Chiesa per bocca del suo rappresentante più autorevole a Milano. Per quanto concerne Palazzo Marino, "Stiamo studiando una serie di ordinanze che fissino alcuni paletti: il primo sarà la tutela di dieci festività laiche e religiose, durante l’anno, giorni in cui le serrande dovranno restare abbassate. E si partirà già con il 25 Aprile e il Primo Maggio, mentre è ancora in forse il destino di Ferragosto", questo è quanto sostenuto dall’assessore al commercio Franco D’Alfonso

Secondo Gianmario Santini, segretario della FilcamsCgil Lombardia, le aperture domenicali sono «senza alcun vantaggio per i lavoratori che sono anzi penalizzati - ha spiegato -. Non si creano posti nuovi di lavoro, infatti, anzi, la grande distribuzione tende a sfruttare i propri dipendenti costringendoli a turni pesanti». Le domeniche di apertura selvaggia, oltre a costituire un problema per i dipendenti che sono in maggioranza donne con figli, che la domenica non possono contare neanche sui servizi sociali pubblici per «arrabattarsi con la famiglia», costringono alla chiusura anche i piccoli negozi di quartiere «che le aperture extra spesso non se le possono permettere». 

Domenica 4 marzo in tutta Europa le lavoratrici e i lavoratori del Commercio si sono mobilitati per protestare contro le aperture no stop dei negozi.

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