Un innovativo centro di confronto, riflessione e lavoro politico. Un “Laboratorio Politico Cesanese”. Nato per approfondire questioni legate al territorio, elaborare proposte, tenere vivo il confronto, per favorire la crescita della coscienza civica collettiva. Circa un mese fa si presentava con queste parole il movimento promosso da Giuseppe Gallo, ex coordinatore del Partito democratico cesanese, che nei mesi scorsi aveva lasciato il partito parlando di “nodi irrisolti” e di “un’impasse” da cui l’Amministrazione non riesce ad uscire.
E non pare casuale, quindi, che tra gli aderenti al movimento vi siano molti esponenti del centrosinistra, sia del Pd che di Sel ma anche rappresentanti di associazioni culturali, non sempre in linea con la politica del sindaco e della sua Giunta...
Domenica 18 marzo il LPC ha organizzato un dibattito sul Piano di governo del territorio che dovrebbe approdare (presto?) in Consiglio comunale.
“Sono intervenuti alcuni ‘esperti’ dell’urbanistica cesanese, come l’architetto Lo Savio, e alcuni degli attuali leader locali: Massimo Mainardi, Gianni Addonisio, Michele Tango. È la prima volta che avviene un confronto pubblico tra forze politiche diverse sul PGT. (Le iniziative dell’amministrazione avevano una voce sola.) Mi sembra una cosa importante, un esempio di pluralismo”, ha commentato poi Gallo.
Quali sono i punti critici del Piano secondo LPC? “Fra centro storico, Tessera, via Isonzo e via Pasubio, il PGT prevede 392 appartamenti, che vanno a sommarsi a quelli già in costruzione. È troppo. Cesano è un piccolo comune già molto cementificato, non ce la fa ad assorbire interventi così gravosi. Poi, c’è l’area destinata al commerciale e ai servizi, e si parla pure di un nuovo albergo. Anche qui, è troppo. Nel Laboratorio naturalmente le opinioni sono diversificate: c’è chi è per la crescita zero, cioè per non fare nulla, e chi per una correzione delle volumetrie previste dal PGT. Comunque su un punto siamo d’accordo: così non va. E il dibattito lo ha dimostrato”.
“Così non va”. È lecito pensare che il Laboratorio, che vede tra gli aderenti anche consiglieri democratici, si ponga come ulteriore spina nel fianco del sindaco D’Avanzo? “LPC non si preoccupa molto di questa amministrazione”, afferma Gallo: “La nostra ambizione è piuttosto quella di provare ad affrontare alcune questioni che aiutino a delineare un’idea di città per il nuovo corso amministrativo, in modo da evitare gli errori dell’ultimo decennio”. Precisa inoltre Simone Negri, capogruppo Pd in Consiglio comunale e tra gli aderenti al Laboratorio: “Un conto è ostacolare l'attività amministrativa e votare contro/astenersi in Consiglio. Un altro è cercare di contribuire, leggendo le carte e fornendo dei contributi costruttivi e comunque lavorare sodo, a rendere più condiviso i provvedimenti. Credo che per me e per gli altri coinvolti in amministrazione e nel PD valga il secondo caso. Siamo persone che si riconoscono nel Partito Democratico e nel segretario Bersani. Sosteniamo lealmente D'Avanzo e il dialogo con il sindaco è diretto”.
Intanto però il Pd fino ad oggi non ha organizzato neanche un incontro pubblico sul Piano di governo del territorio: “Il Partito fa i suoi percorsi e sicuramente nelle prossime settimane farà sentire la sua voce anche sul PGT, dato che da due mesi stiamo discutendo incessantemente sullo strumento urbanistico e siamo orgogliosi del lavoro svolto perché abbiamo una posizione comune che abbiamo condiviso anche con le altre forze della maggioranza”, spiega Negri.
“I partiti sono essenziali, ma è sbagliato pensare che la politica si limiti a loro da un lato e tocchiamo con mano la loro crisi elaborativa dall'altro. Penso quindi che debbano essere forti ma dovrebbero relazionarsi con la società avvicinando maggiormente le orecchie delle mani”, aggiunge, precisando il gruppo di discussione è aperto a tutti e “non è l’embrione di una lista civica o un’associazione”. “Però chissà cosa succede di qui al 2014”, aggiunge Gallo: “Esisteranno ancora gli attuali partiti? Non ci metterei la mano sul fuoco.
La sfiducia degli elettori è ormai dilagante, a destra come a sinistra, ed è una sfiducia molto ben motivata. Può darsi che il governo Monti sia solo l’inizio di un nuovo tsunami politico, forse più dirompente di quello del 1992-94. L’importante, questa volta, è cogliere l’occasione per un reale rinnovamento. Sinora c’è stata soltanto la replica dei peggiori difetti della prima Repubblica”.
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