mercoledì 12 ottobre 2011

Se Steve Jobs fosse nato in Italia (Grande Città compresa)


Neanche a farlo apposta. Proprio mentre mi trovo a fare questa intervista sul web impazza il geniale post che prova a raccontare come sarebbe stata la vita di Steve Jobs se fosse nato e vissuto a Napoli. Ma Napoli è Italia e a Milano non è che le cose vadano diversamente. Ho incontrato Francesco, 32 anni, giovane e neo imprenditore da poco più di 2 mesi. Ci racconta la sua storia, che immagino possa essere la storia di molte persone in Italia (e non solo) che provano a reagire alla crisi tuffandosi in prima persona in un'impresa (mai come in questo caso il doppio senso è d'obbligo). 

Francesco, permettimi la prima domanda a bruciapelo. Ma chi te lo ha fatto fare?... 

(sorride, amaro, ndr) Necessità innanzitutto, ma anche una grande passione. L'azienda di Comunicazione per cui ho lavorato 5 anni come responsabile commerciale e che ho sempre sentito come una mia “seconda casa” è stata duramente colpita dalla crisi. Da qui la decisione da parte della Proprietà di chiudere i battenti prima della fine del periodo estivo di quest'anno. Lo smarrimento iniziale è stato davvero grande. Il primo aspetto che mi ha preoccupato è stato: “come farò a fare la spesa, pagare le bollette, il Mutuo?...” (Francesco era nel magico mondo delle Partite Iva, quindi niente sussidio di disoccupazione. Solo una grande pacca sulla spalla e un “in bocca al lupo, eh” dallo Stato, ndr).

Allo smarrimento si è unita la tristezza profonda nel non poter più fare il lavoro che mi piaceva con le persone che mi piacevano e guardandomi attorno non c'era molta offerta da parte di altre Aziende. Da qui mi sono detto: “Ora tocca a me!”. Ho un grande pacchetto clienti, ho prodotti sicuramente interessanti ma con costi di produzione e personale alti (ma non impossibili). Razionalizzando questi ultimi posso continuare a lavorare e far lavorare i miei colleghi.
Unico piccolo-immenso problema. Non ho un soldo. 

E quindi, cosa hai pensato di fare? 

Il primo passo è stato far valutare questo ramo d'Azienda (il pacchetto clienti, ndr) per trovare con la vecchia Proprietà un accordo sull'acquisto. Poi ho parlato con i miei ex colleghi per capire se avessero voglia di tuffarsi in questa nuova impresa come dipendenti o collaboratori (nessuno però ha scelto di essere mio socio). Tralascio, perchè annoia anche me stesso, tutte le trafile burocratiche tra notai, commercialisti e affini. In seguito, e qui viene il bello, le Banche. 

Ti hanno aiutato? 

Voglio precisare che sono stati tutti gentilissimi e disponibili... a parlare (e ci mancherebbe). Riassumendo tutte le peripezie bancarie si può dire che una nuova Società di questi tempi è quotata con un rating pari a quello della Grecia. Tradotto: “Vuoi dei soldi? Dammi a garanzia le tue proprietà personali”. Io non ne ho. Ho chiesto piccolissimi importi, giusto per iniziare, ma non potendo dare garanzie e avendo ricevuto solo promesse di “tempi migliori” sono ora in una fase di stallo. Aspetto di movimentare abbastanza denaro per poter dimostrare che DAVVERO fatturo. In effetti avevo già mostrato con il piano industriale che il mio non era un vero “partire da zero”, ma per loro tutti quei fogli si sono rivelati carta straccia senza delle garanzie a sostegno. 

E quindi? 

E quindi...mi faccio venire la gastrite! Chiedo un po' di pazienza ai fornitori (notaio, commercialista, stampatori, distributori, utenze, affitto, tasse, iva, collaboratori e chi più ne ha più ne metta) sperando che non la perdano troppo in fretta. Chiedo acconti ai clienti per tirare a campare e...aspetto. Aspetto che le Banche si ricordino che sono nate per essere anche Agenzie di Credito e non solo di speculazione. Aspetto che lo Stato e a cascata gli Enti “battano un colpo” (su questo ci conto ormai poco, a dire il vero). 

Nel frattempo mi “rompo la schiena” tutti i giorni per chiudere più contratti possibili oltre a verificare se qualche socio finanziatore abbia voglia di aiutare questa nuova Impresa. Non è troppo elevato il costo/mese della mia Azienda. Ma se devo aspettare i pagamenti a 60 (quando va bene), 90, 120, 150, eccetera-giorni come posso arrivare vivo e vegeto a quelle date? (a patto che i pagamenti siano poi puntuali, cosa difficilissima in tempi di “nessuno paga nessuno”). 

Voglio sperare che qualcuno dall'alto o dal basso si svegli. La situazione aziende, che è mia ma credo di tanti altri giovani imprenditori, è in una fase di stagnazione a tutti i livelli. Le saracinesche si abbassano a vista d'occhio, ma se qualcuno prova a riaprirle quale sostegno trova? Il nulla.

Non vorrei buttare questo sogno (e i pochi soldi che ci ho messo) ancora prima di aver fatto girare il mio piccolo ingranaggio del “Sistema Italia”.


Andrea Demarchi



1 commento:

  1. Alla faccia di chi ci definisce "bamboccioni" o peggio ancora "i soliti rivoluzionari"!
    In questo momento storico la nostra Italia tutta ha bisogno di più Francesco e di maggiore fiducia e speranza nel futuro.
    Mi auguro che almeno questo sentimento non ci venga negato.
    In bocca al lupo! Gio

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