mercoledì 5 ottobre 2011

PIEVE EMANUELE - I profughi del “Ripamonti” portano in strada la protesta


Scendono in strada i profughi dalla Libia ospitati presso il residence Ripamonti a Pieve Emanuele. Niente scontri, niente violenze ma una protesta forte con blocco degli autobus e occupazione delle strade e piazze circostanti, avvenuta martedì 5 ottobre. Alcuni hanno anche inalberato cartelli in cui chiedono aiuto alle Nazioni Unite... 

La protesta è legata all’immobilismo in cui l’attuale sistemazione li costringe. Niente telefonate, niente soldi (non possono ricevere contanti, neppure la “mancetta” di 2,50 euro al giorno cui avrebbero diritto e si sta cercando di capire se è possibile rilasciare loro un postepay o similare), niente lavoro. Una condizione che li ha portati evidentemente all’esasperazione. 

I 400 profughi (ora scesi a 250 dopo una parziale distribuzione in altri comuni) sono arrivati dalla Libia nel maggio scorso. "Prima o poi è chiaro che doveva accadere qualcosa" ha affermato Rocco Pinto, sindaco di Pieve Emanuele che da tempo aveva lanciato l’allarme, "Basterebbe metterne un paio in ogni comune del milanese. Qui lasciarne anche cinque o sei, ma non così" ha proseguito. 

Sulla questione è intervenuto anche Ettore Fusco, sindaco della vicina Opera: "Quanto sta accadendo in queste ore era inevitabile" ha spiegato "Il nostro Stato si è dimostrato ancora una volta debole e inconcludente. Vivendo il territorio e conoscendo la realtà del sud Milano avevamo ampiamente previsto questa rivoluzione frutto dell'abbandono e della non curanza che il governo centrale ha nei confronti degli enti locali". 

La rivolta coincide praticamente con la visita del ministro degli Interni Maroni a Milano (e anche a Verona per calmare i bollenti spiriti antigovernativi del sindaco ribelle Tosi) che però è in tutt’altre faccende affaccendato data la crisi interna della Lega Nord.


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