Il teatro dell’assurdo va in scena a Buccinasco. Non solo i sigilli alla scuola Nova Terra, ora anche i sinti, nuovamente, rischiano di finire in mezzo alla strada.
È accaduto ieri mattina quando al quartiere Terradeo si è presentato un grosso camion munito di ragno per eseguire l’ordinanza di demolizione della prima delle casette di legno abusive che dovrebbero essere sostituite da case mobili, secondo gli accordi presi nelle scorse settimane tra l’associazione Apertamente e il commissario prefettizio Francesca Iacontini. Gli accordi, appunto...
“Una prova di forza”, così ha definito l’azione di ieri il presidente dell’associazione Ernesto Rossi, amareggiato e preoccupato per gli abitanti del quartiere: “Si trovano in una condizione davvero difficile, hanno paura di perdere il poco che hanno e sono spaventati”, perché al contrario di molti nomadi non sono abituati a sgomberi e azioni di forza. Perché a Buccinasco non ha mai funzionato così, anzi il quartiere Terradeo poteva essere considerato un modello virtuoso sostenuto dalle Amministrazioni comunali di colore diverso, dalle parrocchie, dalle associazioni.
Il tentativo di sanare un abuso – era la stessa associazione Apertamente a voler ripristinare la legalità – ha gettato invece al vento anni di percorsi di integrazione: il quartiere è stato invaso da un folto numero di vigili, accompagnati da una decina di funzionari, altri dipendenti comunali e il camion adibito alla rimozione: “Dopo due ore di discussione”, ha riferito Augusto Luisi di Apertamente, “l’operazione è stata per ora sospesa e rinviata”.
Ma cosa è accaduto dopo l’accordo tra sinti e commissario?
“Dopo la nostra proposta accolta dal commissario”, spiega Rossi, “ci aspettavamo di concordare insieme un percorso, invece nessuno ci ha contattato ma è arrivata un’ordinanza alle sei famiglie che vivono nelle casette”.
Venerdì 21 è stata notificata la convocazione urgente presso la Polizia locale “per sottoscrivere un impegno per rimborso debito maturato nei confronti dell’Amministrazione comunale”: in sostanza l’impegno, ci spiega Rossi, a versare il canone mensile di 250 euro, che dovrebbe poi servire anche per riscattare le case. “Un canone stabilito senza prospettive di lavoro, né la possibilità di vedere le case mobili che un giorno dovrebbero diventare di proprietà”.
Con la notifica c’era anche la comunicazione che martedì 25 sarebbe stata consegnata la prima casa mobile, per cui i sinti avrebbero dovuto per quella data rimuovere il manufatto da sostituire, altrimenti – si legge – “si provvederà al ripristino dello stato dei luoghi”. Detto, quasi fatto.
Eppure già il 22 ottobre Apertamente scriveva una lettera aperta al commissario Iacontini e al sub commissario Pavone, inviata anche al segretario generale del Comune, ai gruppo politici, alle parrocchie, la Caritas, le scuole, il tavolo Rom e Sinti di Milano, il Parco Sud e la polizia provinciale chiedendo un incontro urgente e nel frattempo di sospendere le ordinanze emesse “in quanto di difficile attuabilità”. Dopo solo tre giorni la risposta de facto. Una prova di forza.
Ultima ora: Seppur faticosamente il dialogo con i rappresentanti dell'Amministrazione Comunale è ripreso.
Le prime due famiglie questa mattina hanno firmato il contratto (capestro) sottoposto loro da funzionari dell' Amministrazione.
Con questo per ora è scongiurato il pericolo immediato della demolizione coatta delle Casette con relativa denuncia penale per il capofamiglia.
Robe da matti!!!!
RispondiElimina