venerdì 28 gennaio 2011

Corsico - Acqua: 70 litri al giorno per un palestinese, 300 per un israeliano

Israele utilizza più dell'80% dell'acqua della falda montana e i palestinesi solo il 20%. Il consumo giornaliero di acqua dei palestinesi è di 70 litri a persona, quello degli israeliani è di 300 litri. Bastano questi semplici dati che emergono dal Rapporto di Amnesty sull'acqua in Israele e territori occupati per comprendere quanto sia fondamentale l'acqua in un territorio martoriato da un conflitto che non sembra avere uno sbocco. E per ribadirlo Corsico ha accolto Fathy Khdirat, rappresentante del “Comitato della Jordan Valley” e del “Coordinamento dei comitati per la lotta non violenta palestinese”...
 

Ospite del “Comitato italiano per il Contratto mondiale dell'acqua”, Khdirat è stato ricevuto nella sala consiliare dalla sindaca Maria Ferrucci, dall'assessora alla Pace Nadia Landoni, dall'assessora all'Ambiente Rosella Blumetti e dal consigliere comunale Luigi Salerno.
  
“L'acqua – ha detto l'esponente palestinese, che è un agricoltore ed è stato per undici anni sindaco – è diventata uno strumento di espulsione e di guerra. Purtroppo oggi i palestinesi non hanno garanzie di accesso alla risorsa idrica e la situazione sta sempre più peggiorando, con danni anche per la coltivazione dei campi della Valle del Giordano. Il fiume, infatti, non porta quasi più acqua nei nostri territori perché Israele ne ha deviato il corso. Nei luoghi sacri arriva solo acqua sporca. Credo quindi – ha detto ancora Khdirat – che sia indispensabile fare rete e far conoscere al mondo la situazione nella quale ci troviamo, affinché qualcosa possa cambiare”.
 
Un appello che Corsico, che ha una lunga tradizione come città della pace, ha accolto molto volentieri. “Credo sia una collaborazione molto importante” ha detto l'assessora Landoni. “Un percorso in linea – ha proseguito l'assessora Blumetti – con le lotte che stiamo portando avanti nel nostro paese affinché la gestione dell'acqua rimanga in mano pubblica”. Perché l'acqua non è un affare. “Infatti – ha voluto precisare la sindaca – la pace e l'acqua sono strettamente legate. E intendo l'acqua pulita, che deve essere garantita perché è un diritto. 

Conoscevo la situazione della Valle del Giordano perché l'ha raccontata Vandana Shiva, quando ci ha onorato della sua presenza a Corsico e ritengo fondamentale ribadire che la privazione di una fonte vitale come l'acqua sta alimentando il conflitto. È inoltre importante – ha detto ancora Maria Ferrucci – che la lotta per ottenere diritti fondamentali sia non violenta. Perché la pace si fa con la pace. L'esperienza di Fathy è esemplare”.

Il Comitato italiano per il Contratto mondiale sull'acqua sta portando avanti il progetto “Carovana dell'acqua in Palestina”, con l'obiettivo “di porre in evidenza– sottolinea Cinzia Thomareizis, della segreteria organizzativa in Italia – la situazione nei suoi termini politici, non ancora sufficientemente evidenziati all'interno del dibattito sulla questione palestinese e medio orientale. La Carovana per il diritto all'acqua vuole essere un'occasione per rilanciare una riflessione di più ampia portata sul diritto all'acqua del bacino del Mediterraneo, con una prospettiva di prevenzione dei conflitti, anche alla luce dei processi di rarefazione della risorsa e dei cambiamenti climatici”.

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